Il gioco d'azzardo patologico dilaga tra gli adolescenti - QdS

Il gioco d’azzardo patologico dilaga tra gli adolescenti

Patrizia Penna

Il gioco d’azzardo patologico dilaga tra gli adolescenti

venerdì 06 Gennaio 2012

L’allarme della Polizia Postale: boom di scommesse on-line ad opera di minorenni. Vendere illusioni è una moda che da sempre attecchisce con spaventosa facilità tra la gente

I segnali arrivano quasi quotidianamente: notizie e numeri allarmanti di un fenomeno che sta crescendo giorno dopo giorno eppure sembra che l’opinione pubblica li percepisca “appena”. Manca una presa di coscienza sociale perché manca una reale cognizione dei contorni e delle proporzioni di questo fenomeno. Stiamo parlando del gioco d’azzardo: da un po’ la tv è un proliferare di spot che pubblicizzano siti on-line dove si gioca e si vince facile. Un tempo c’erano le televendite che entravano nelle case della gente per vendere sogni, dimagrimenti facili ed indolori, antidoti alla vecchiaia e alle rughe, e così via dicendo. Adesso gli imbonitori del Terzo Millennio hanno mutato aspetto ma non sostanza: vendere illusioni continua ad essere una moda che attecchisce con spaventosa facilità tra la gente. Secondo il ministero dell’Economia, da gennaio a settembre 2011, la raccolta dal gioco d’azzardo è aumentata del 25,4% (55,2 miliardi di euro contro i 44 del medesimo periodo del 2010) e, la Sicilia, guarda caso, è ai primissimi posti nella classifica nazionale con 446 milioni di euro, dietro solo a Lombardia (1,2 mld), Campania (887 mld), Lazio (772 mln), Emilia Romagna (535 mln), Veneto (458 mln) e Piemonte (455 mln). Ci sono tutti gli estremi per parlare di una vera e propria patologia sociale. La Polizia Postale ha lanciato di recente l’allarme relativo al dilagare delle scommesse on-line tra i giovanissimi: internet, dunque, ha di fatto reso i minorenni più vulnerabili, più soggetti alla dipendenza da gioco ed è chiaro a tutti che il timido invito verbale a “giocare il giusto” che ascoltiamo negli spot è tutto tranne che un reale deterrente, anzi pungola ancor di più il giocatore. è proprio dalla consapevolezza della mancanza di un’adeguata sensibilizzazione ai rischi e ai pericoli del gioco d’azzardo, che nasce l’iniziativa “Gioco on-line: rischi e pericoli” che partirà nelle scuole dall’anno prossimo. Il progetto, organizzato dall’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato e dalla Polizia postale, con il patrocinio del Dipartimento della Gioventù, coinvolgerà non solo i ragazzi fra i 14 e i 19 anni ma anche i genitori e gli insegnanti. Rispetto alle iniziative intraprese che sono un importante investimento nelle generazioni future ma che comunque daranno i loro frutti nel tempo, cosa si può fare nell’immediato per arginare il fenomeno? Lo abbiamo chiesto a Paolo Bagnara psicologo e consulente tecnico del Tribunale di Milano e Stefania Albesano neuropsichiatra infantile presso l’Asl TO 3 di Torino. Secondo Bagnara “ci troviamo di fronte ad una delle tante espressioni del disagio giovanile attuale. Il meccanismo psicologico che sta alla base del fascino che esercita questo tipo di attività è un pensiero infantile per cui si possono risolvere i problemi sempre più gravosi del lavoro e dell’inserimento giovanile con la formula magica della vincita miracolosa, che in verità da un punto di vista probabilistico è un evento rarissimo. In soggetti molto giovani può anche rivelare lo spunto regressivo a rimanere nel cerchio magico di una realtà infantile in cui si viene nutriti e protetti senza sforzo. Si tratta di una condizione molto diffusa e difficile da individuare in quanto l’unica traccia che lascia questo tipo di attività è data dal denaro. In alcuni la mania del gioco diventa una vera e propria malattia con connotati nuovi e che spesso sfuggono anche agli operatori sanitari. Questo segna una differenza importante rispetto alle forme di dipendenza tradizionale, che sono diagnosticabili con protocolli clinici ben definiti”.
A proposito della dimensione psicopatologica del fenomeno, Stefania Albesano rileva che “il gioco d’azzardo compulsivo è da considerarsi una malattia cronica ad andamento progressivo e invalidante, che presenta numerose analogie con la clinica delle dipendenze a cui frequentemente si associa. Si può paragonare ad una “droga invisibile”, per cui risulta molto complicato comprenderne l’origine, valutare precocemente i fattori di rischio e formulare una diagnosi ed un protocollo terapeutico adeguati. Questa malattia esordisce durante l’adolescenza, periodo evolutivo critico caratterizzato da disagio psichico. Di conseguenza, è importante sapere identificare il livello di sofferenza psicologica, conoscere il contesto ambientale culturale e sociale del ragazzo per riuscire a stimare il rischio evolutivo. Il gioco compulsivo appare in questo ambito uno strumento per agire i propri conflitti e lenire il dolore in una struttura di personalità fragile ed in formazione. Spesso si osserva la mancanza di figure adulte di riferimento, che si propongono come “mediatori stabili” in modo tale da stimolare e sostenere il normale processo di crescita ed offrire soprattutto uno spazio di ascolto empatico. Il problema analizzato quindi non sembra essere imputabile esclusivamente all’uso/abuso di internet, che se da una parte rende tutto più accessibile dall’altra rimane l’unico strumento di comunicazione dell’adolescente sofferente, che desidera in primis essere ascoltato e condividere con altri, anche se solo virtualmente in rete, le proprie problematiche. è necessario poter organizzare servizi mirati a individuare ed alleviare il disagio giovanile, quali: -creare una rete territoriale di sostegno efficace a partire dalla scuola all’interno del gruppo classe e dalla famiglia, con l’obiettivo di informare e educare per riuscire a valorizzare le competenze sociali, in modo da accompagnare i ragazzi a sperimentare abilità ed autonomie nuove e favorire la loro capacità di critica e di conseguenza la possibilità di scelta. -potenziare le risorse cliniche di zona (sportelli di ascolto nelle scuole, ambulatori specialistici, creazione di protocolli di cura e diagnosi condivisibili ed offerta di una formazione continua degli operatori) -investire in attività di ricerca e studio di tale fenomeno -stimolare la formazione di una sensibilità sociale, politica ed istituzionale, mirata a comprendere le esigenze evolutive dei ragazzi, con obiettivi che siano di sostegno all’adolescente nell’affrontare i suoi problemi e che possano incrementare la sua capacità di chiedere aiuto, invece di proporre interventi a sfondo per lo più repressivo”.

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017