Sommerso in Sicilia, profondo nero - QdS

Sommerso in Sicilia, profondo nero

Sommerso in Sicilia, profondo nero

mercoledì 18 Gennaio 2012

Nell’Isola sono aumentati gli evasori fiscali di oltre il 7 per cento nell’ultimo anno. Dilagante soprattutto nei settori legati alla ristorazione e all’intrattenimento

PALERMO – Gli inviti alla responsabilità civile e il richiamo allo sforzo comune per il superamento della crisi non sono serviti: in Sicilia l’evasione fiscale aumenta, in tutti i settori e in maniera trasversale a tutte le categorie. Il lavoro della Guardia di Finanza nei passati mesi estivi ne è specchio implacabile: il comando provinciale di Palermo ha sottoposto nei mesi appena passati oltre 1.500 attività commerciali, rilevando una percentuale media di irregolarità nell’emissione della ricevuta fiscale di ben il 22 per cento. Dato che diventa addirittura sconcertante se si guarda alla sola città di Palermo  e dintorni, dove gli esercizi che sono stati colpiti da verbale sono oltre il 73 per cento: tre operatori su quattro, quindi, hanno evaso le tasse, rendendo la pratica non più un fatto illegale e discontinuo, ma una pericolosa routine che ha defraudato le casse dello Stato di parecchi milioni di euro. E la situazione non è meno preoccupante se si leggono i dati relativi al lavoro nero.
Nello stesso periodo, infatti, la Guardia di Finanza ha controllato le attività commerciali delle zone costiere a più alta vocazione turistica relativamente alla corretta assunzione dei lavoratori, che di norma aumentano nel corso della stagione estiva per far fronte alla maggiore domanda, soprattutto, nei settori legati alla ristorazione e all’intrattenimento. In particolare sono stati controllati con questa specifica finalità 61 imprese, scoprendo 196 persone impiegate completamente in nero, la maggior parte delle quali presso attività della città e dei lidi di Palermo e nelle zone di Carini e Capaci, in prevalenza presso bar, ristoranti, stabilimenti balneari e rivendite di generi alimentari.
Il fenomeno non si limita naturalmente alla città di Palermo o alla provincia. Un’evasione fiscale di un milione di euro è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Caltanissetta. Al centro dei controlli è finito il titolare di un’impresa edile di San Cataldo, che avrebbe omesso di denunciare i ricavi ottenuti con la vendita di unità immobiliari ad uso abitativo. Gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’effettivo giro d’affari dell’impresa degli ultimi cinque anni d’imposta, accertando così che avrebbe sottratto al fisco redditi per oltre 1,1 milioni di euro, dai quali scaturisce una complessiva evasione Irpef, Irap, ed Iva di circa 330 mila euro. Il fenomeno va letto, però, in un’ottica sociologica più ampia, legata ad una generale disillusione nel sistema statale e nelle modalità in cui viene speso il denaro pubblico.
Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it, Associazione Contribuenti Italiani sostiene: “Bisogna introdurre la tax compliance, seguendo ciò che avviene nei principali Paesi europei che hanno ridotto le aliquote fiscali, migliorato la qualità dei servizi pubblici e sopratutto eliminato gli sprechi di denaro pubblico. Fino a quando non migliorerà l’efficienza dell’amministrazione finanziaria e si taglieranno le spese della casta, il Governo avrà bisogno di emanare nuovi condoni per far cassa ad ogni costo. E si premieranno sempre i grandi evasori fiscali, che preferiscono pagare le tasse a forfait e con il massimo sconto”.
 


Un esercito di quasi 3 mln di lavoratori in nero
 
Il fenomeno dell’evasione fiscale è sempre più preoccupante in Sicilia così come in tutta la penisola. Nel 2011 l’imponibile (dichiarazioni sul 2010) evaso in Italia è cresciuto del 13,1 per cento per un totale di imposte sottratte all’erario di circa 180 miliardi di euro l’anno. Se al Sud l’aumento dell’evasione registrato è di circa il 19,3 per cento, questi valori salgono se ci si sposta verso il Centro (22 per cento), Nord Est (27,1 per cento) e Nord Ovest (31,4 per cento del totale nazionale). Anche in valore assoluto, la Sicilia si pone tra le ultime regioni in questa classifica negativa, avanti soltanto all’Umbria. Accanto all’evasione, diventa sempre più importante il volume dell’economia sommersa. L’esercito di lavoratori in nero è composto da quasi 3 milioni di persone, molti dei quali cinesi o extracomunitari. In tale categoria sono compresi anche 850.000 lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Altro tasto dolente, dalle ripercussioni non solo economiche ma anche sociali, è il sempre più ampio giro d’affari delle grandi organizzazioni mafiose italiane e straniere (Russia e Cina in testa), che nel Nord Italia è cresciuto nel 2011 del 18,7 per cento. Si stima che il fatturato produca un’evasione d’imposta pari a 78,2 miliardi.

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