Nomina. Enrico Bondi (aretino, classe ‘34, con una lunga esperienza tra Montedison, Parmalat e Telecom Italia) è il commissario designato dal presidente del Consiglio. Secondo il Dl, “il commissario opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione” e il profilo che ne è tracciato corrisponde proprio alla figura di Bondi. La carica non potrà avere una durata superiore a un anno e non prevede un’indennità superiore al trattamento complessivo del dirigente generale della presidenza del Consiglio. La spesa complessiva per questa nomina è di 233 mila euro tra 2012 e 2013. La norma prevede la nomina di sue sub commissari che “prestano la loro opera a titolo gratuito” (rimborsi spese sostenute a parte): si tratterà di Giuliano Amato (torinese, classe ‘38, ex presidente del Consiglio in due occasioni; si occuperà dei tagli ai finanziamenti ai partiti) e Franco Giavazzi (bergamasco del ‘49, per l’analisi della spending review). Uffici, personale e mezzi non potranno prevedere oneri maggiori per la finanza pubblica.
Il commissario dovrà rendere conto del suo lavoro davanti a una commissione interministeriale, a cui dovrà relazionare ogni mese i progressi della sua attività. Sarà presieduta dal presidente del Consiglio (attualmente Mario Monti) e formata dal ministro delegato per il programma di Governo (Piero Giarda), dal ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione (Filippo Patroni Griffi), dal ministro dell’Economia e delle finanze (il viceministro Vittorio Grilli) e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Antonio Catricalà). Il presidente si occuperà di comunicare al Parlamento ogni sei mesi l’attività svolta dal commissario.
Incarichi. Si parte dal nocciolo della questione: il commissario è delegato dal comitato interministeriale, che “svolge attività di indirizzo e di coordinamento, in particolare, in materia di revisione dei programmi di spesa e dei trasferimenti a imprese, razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti, ridimensionamento delle strutture, riduzione delle spese per acquisto di beni e servizi, ottimizzazione dell’uso degli immobili” (art. 1). Con questi presupposti, il suo compito è la definizione e la revisione della spesa per l’acquisto di beni e servizi da parte della Pa, collaborando con il ministro delegato per il Programma di Governo, ma dovrà anche supervisionare, monitorare e coordinare l’approvvigionamento degli stessi beni e servizi. Il programma di lavoro dovrà essere presentato entro 15 giorni dalla nomina al Comitato interministeriale.
Poteri. Il Dl prevede che il commissario collabori con tutte le pubbliche amministrazioni e che riceva tutte le informazioni e i documenti che richieda; inoltre, può disporre ispezioni. Può definire il livello di spesa per acquisti di beni e servizi e deve segnalare alla Pa ciò che vuole cambiare nelle norme al riguardo. Le sue proposte sono poi vagliate dal presidente del Consiglio o dal presidente della Regione, che a sua volta può agire direttamente sulle procedure d’acquisto di beni e servizi o introdurre obblighi relativi alla trasparenza (da segnalare poi alla Corte dei Conti). Il comma 7 dell’articolo 5 esprime qualcos’altro: il commissario dà un termine ultimo per raggiungere gli obiettivi di spesa alle Pa segnalate e, superato il limite, “il Consiglio dei Ministri può autorizzare […] l’esercizio di poteri sostitutivi dei vertici delle amministrazioni inadempienti”.
Norme sostanziali. Rimarrà fermo il ruolo della Consip Spa, che si occupa dei bandi di gara per gli acquisti della Pa. L’Osservatorio dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture dovrà rendere pubblici i dati delle stazioni appaltanti. Il ministero dell’Economia mette a disposizione della Pa il proprio sistema informatico per accedere alla centrale di committenza nazionale. Altre norme riguardano l’acquisizione di beni e servizi informatici, la commissione che esamina i plichi delle offerte degli appalti, la semplificazione dei contratti di acquisto di beni e servizi, la riduzione dei consumi dell’energia.