Dopo la fumata nera del vertice tra Comune ed Enac, il deputato Digiacomo fa spirare venti di protesta: “Politica antimeridionalista”. Il sistema che sostituisce i controllori di volo sarebbe una soluzione, ma anche un freno per lo scalo
COMISO (RG) – La fumata nera emessa a Roma viene diradata dai venti di protesta provenienti da Comiso. Continua l’incertezza sul futuro dell’aeroporto “Vincenzo Magliocco” (o “Pio La Torre”, come si vorrebbe ribattezzarlo) che, dopo la riunione tra l’amministrazione comunale e i vertici nazionali dell’Enac, non sembra poter disporre di quei fondi nazionali che garantirebbero la copertura per gli stipendi dei vigili del fuoco e dei controllori di volo. In città, però, l’ex sindaco Digiacomo minaccia proteste anche clamorose perché si dia una possibilità a un’infrastruttura che darebbe un grande impulso all’economia di tutta la Sicilia Sud-orientale.
A inizio settimana, il sindaco Giuseppe Alfano era giunto nella capitale per poter presentare il piano industriale dello scalo comisano e capire se l’opinione del Governo nazionale potesse essere minimamente cambiata rispetto all’ultima risposta. “La posizione dell’attuale Governo – ha ammesso il primo cittadino – non lascia al momento spazio all’ottimismo. Da quanto riferito, l’orientamento del ministero delle Infrastrutture è di ridurre gli aeroporti italiani inclusi nel contratto di programma di trasporto aereo”.
L’incontro, a cui hanno partecipato anche l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) e l’Enav (Ente nazionale per l’assistenza al volo), si è concluso con un consiglio da parte del primo ente. La soluzione potrebbe essere infatti il ricorso al Sistema di informazione sul traffico aereo, meglio conosciuto con l’acronimo di Afis. Si tratta di uno strumento che dà istruzioni non vincolanti ai piloti, al contrario di ciò che avviene con i controllori di volo, ed è utilizzato soprattutto per quegli scali che contano su meno di dieci voli giornalieri. In pratica, si taglierebbero le gambe in partenza alle ambizioni dell’aeroporto comisano.
“Tale sistema – è il commento di Alfano –, del quale ho già spesso auspicato l’utilizzazione, permetterà a Soaco (la società che si occupa della gestione dell’aeroporto, ndr) di avviare subito l’aeroscalo con costi di gestione molto contenuti rispetto al controllo di torre e, in ogni caso, non sarebbe una causa ostativa per il futuro, qualora si dovesse risolvere il nodo economico”. Si è già iniziata, quindi, la ricerca dei vettori interessati a questo servizio.
Un “no” deciso a questa possibilità, tuttavia, arriva dall’ex sindaco di Comiso e deputato regionale del Pd Pippo Digiacomo. “Offensiva – è il suo commento lapidario – l’idea della gestione in Afis (cioé senza controllori di volo) perché destinerebbe l’aeroporto ad un traffico residuale (come avviene ad esempio a Crotone o Pantelleria), con quattro/sei movimenti al giorno: cioè un impianto chiuso ancora prima di aprire, giacché nessuna società di gestione con costi fissi altissimi, si arrischierebbe ad implementare l’esercizio della struttura su un presupposto commerciale assolutamente fallimentare”.
Digiacomo non si ferma qui e si lancia in una protesta che parte da un presupposto: “Le risposte che si attendevano non ci sono state. Anzi sostanzialmente lo Stato chiude le porte all’aeroscalo ibleo e conferma la politica vessatoria e antimeridionalista contro la più grande occasione di sviluppo che la Sicilia Sud-orientale abbia mai avuto”.
La protesta anticipata, in poche parole, è l’occupazione dell’aeroporto internazionale di Fiumicino, indetta per il 30 giugno: “In quell’occasione – ha spiegato – chiameremo a raccolta tutte le forze politiche, sociali ed economiche coinvolte in questa battaglia per lo sviluppo del Sud e della Sicilia”.
Il problema che sia Alfano che Digiacomo sottolineano è che la Società Aeroporto di Comiso sarebbe condannata al fallimento se non interverranno degli aiuti dallo Stato, come succede per gli scali principali. I 4,5 milioni di euro promessi dalla Regione per lo start up, infatti, non sarebbero necessari per coprire anche queste spese. Il parlamentare Ars del Pd pronostica che il deficit che si produrrebbe entro sette anni sarebbe pari a 40 milioni di euro.
“Il business plan – ha aggiunto Digiacomo – ha inoltre evidenziato come già al secondo anno di attività e con solo due partner (Alitalia e Ryanair), l’aeroporto di Comiso raggiungerebbe la quota di oltre un milione di passeggeri con l’incremento del prodotto interno lordo di un miliardo di euro. Il che vorrebbe dire un introito per lo Stato di 200/300 milioni di euro l’anno”. Una ricca entrata che il politico del Pd non si spiega come possa essere ignorata dal Governo nazionale.
I prossimi passi saranno l’invio del nullaosta per la realizzazione del deposito carburanti; il prossimo appuntamento ufficiale tra l’amministrazione comunale comisana e l’Enac è prevista invece fra un mese. Intanto, si verificherà la consistenza della protesta indetta da Digiacomo.