Ultimo capitolo della cosiddetta “trilogia sequel”. La trama prende le mosse un anno dopo gli eventi narrati nel precedente “Gli ultimi Jedi". Questo “L’ascesa di Skywalker" sembra confezionato per non scontentare i fan storici
STAR WARS: L’ASCESA DI SKYWALKER
Regia di J.J. Abrams. Con Carrie Fisher (Principessa Leia), Mark Hamill (Luke Skywalker), Adam Driver (Kylo Ren), Daisy Ridley (Rey)
Usa 2019, 155’.
Distribuzione: Walt Disney
Ultimo capitolo della cosiddetta “trilogia sequel”, “L’ascesa di Skywalker” è confezionato per non scontentare i fan storici, e difatti riprende con estrema deferenza personaggi, stilemi e atmosfere della prima saga.
La trama prende le mosse un anno dopo gli eventi narrati nel precedente “Gli ultimi Jedi”, con una serie di fuochi incrociati tra il lato chiaro e oscuro della Forza: Resistenza contro Primo Ordine, Jedi contro Sith ma soprattutto Rey contro Kylo Ren. Sono loro, i personaggi nuovi della saga, a rappresentare l’elemento di chiaro interesse del film anche da un punto di vista narrativo, sempre però all’interno di una struttura complessa e stratificata in cui c’è davvero poco spazio per agnizioni e imprevedibilità.
J. J. Abrams, dopo le critiche piovute sul secondo film della trilogia, su ordine della Lucasfilm e della Disney, compie un’operazione riparatrice, rendendo omaggio alla saga e ai suoi interpreti storici senza vere innovazioni visive. Prevedibile, nostalgico e sempre un po’ retrò, il film presenta sontuose sequenze di battaglie e gode di ottime performance (su tutti Adam Driver), ma nel rinunciare totalmente al rischio del nuovo finisce per risultare monolitico e datato.
Naturalmente, e questo vale anche per i non adepti, la potenza del film risiede – come e forse più che nella trilogia lucasiana – nel substrato filosofico che accompagna l’agire e il pensare dei personaggi. Abrams, da questo punto di vista, è un maestro del perturbante e conosce perfettamente meccanismi di ambigue rappresentazioni in fragile equilibrio tra bene e male. In epoca di semplificazioni narrative e ritorno di vecchie ataviche paure della società occidentale, un approccio così riflessivo sui temi della colpa non è da poco.
Voto: ☺☺1/2☻☻