Gap infrastrutturale e gap di competenze - QdS

Gap infrastrutturale e gap di competenze

Gap infrastrutturale e gap di competenze

sabato 18 Gennaio 2020

Bankitalia: tredici regioni non hanno strade, ferrovie e aeroporti come nella media delle regioni europee

Uno studio condotto dalla Banca d’Italia individua, se ancora fosse stato necessario, la radice dei problemi riguardanti la scarsa e precaria infrastrutturazione delle regioni meridionali e della Sicilia in particolare. Lo scorso 7 novembre la Banca d’Italia ha presentato a Milano lo studio “L’economia delle regioni italiane: dinamiche recenti e aspetti strutturali” dal quale è emersa una realtà a molti di voi lettori ben nota: la più gran parte delle regioni italiane, per la precisione tredici, sono dotate di strade, ferrovie e aeroporti in condizioni tali da non consentire a questi territori di essere accessibili come nella media delle regioni europee. Questo divario con l’Europa raggiunge vette clamorose in quattro regioni meridionali: Sardegna, Sicilia, Basilicata e Calabria. La prima presenta una accessibilità dei trasporti (calcolata in base ai tempi di collegamento) inferiore di circa il 75% rispetto alla media Ue. In Sicilia e Basilicata il ritardo è intorno al 65%, in Calabria del 60.

E’ opportuno ricordare che anche per regioni come Marche, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Alto Adige e Val d’Aosta al Nord i dati non sono confortanti, ma il ritardo maggiore è al Sud e nelle Isole. Lo studio conferma che il problema non riguarda la disponibilità di risorse, come dimostrano le disponibilità sia dei Fondi europei sia del Fondo sviluppo e coesione, destinati in via prioritaria al Sud, ma che l’impatto di questo tipo di spesa è evidente dove esiste una “migliore qualità istituzionale”. Traducendo, questo significa che nonostante la mole delle risorse finanziarie disponibili, i progetti non si realizzano perché la disponibilità dei fondi non si traduce, se non in minima parte, in apertura dei cantieri. In Europa siamo al terzultimo posto per qualità dell’offerta di servizi pubblici locali, imparzialità dell’azione pubblica e assenza di corruzione. Il rating dell’Italia è poco superiore a 30 su un massimo di 100, risultato di una media tra i territori ben al di sopra del rating nazionale come Bolzano e Trento che raggiungono 60, e quelli del Sud che si posizionano come Campania e Calabria a 10 (la Sicilia arriva a 20).

In buona sostanza, i ritardi, le occasioni mancate e il deficit infrastrutturale non dipendono dall’assenza di risorse finanziarie ma di risorse umane preparate che operino all’interno di uffici tecnici dedicati in maniera specifica alla realizzazione di progetti. Inutile, quindi, prendersela con l’Europa facendo finta di ignorare la vera essenza, locale, del problema.

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