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Cittadinanza povera

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sabato 29 Febbraio 2020

Il reddito di cittadinanza è stato fino ad oggi a beneficio di 2,6 milioni persone

Il reddito di cittadinanza è stato fino ad oggi a beneficio di 2,6 milioni persone (un milione e 59mila famiglie per la precisione), che per il il 60% vivono al Sud e nelle Isole. In base ai dati dell’ANPAL (l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) circa 40mila persone beneficiarie del reddito di cittadinanza hanno ottenuto un lavoro: si tratta di una cifra modesta se paragonata alla platea dei beneficiari che possono lavorare – circa 908mila persone sul totale dei 2.6 milioni. Di questi 908mila, solo 520mila hanno ricevuto una convocazione dai centri per l’impiego, in 400mila hanno risposto e alla fine 263mila hanno sottoscritto il Patto di servizio, lo strumento gestito dai ben noti navigator incaricati di incrociare domanda e offerta di lavoro.

Tirando le somme, 40 mila su 908mila corrisponde al 4,4%, percentuale in sé stessa piuttosto esigua per sostenere che questa misura abbia (o sia destinata a) cancellare la povertà, tenuto tuttavia conto che nel 2019 il coefficiente Gini che misura le diseguaglianze si sarebbe ridotto di un punto (dati Inps). I risultati non certo confortanti di questa misura, al tempo stesso di assistenza e di politica attiva, dovrebbero essere incrociati con quelli, altrettanto sconfortanti, riguardanti il livello di alfabetizzazione degli italiani. Secondo i dati della Banca Mondiale, l’Italia investe in istruzione il 4,1% del PIL: si tratta di una quota inferiore alla media mondiale del 4,9% e superiore rispetto al Giappone che si attesta al 3,6% ma inferiore ad Australia, Brasile, Messico, Usa e a quasi tutti i Paesi europei (in testa a questa classifica, come prevedibile, ci sono i Paesi Scandinavi). Le ragioni che hanno condotto una buona parte di 2,6milioni di cittadini italiani a chiedere ed ottenere il reddito di cittadinanza affondano anche nella mancanza di un’adeguata istruzione e formazione, criticità che prende le mosse fin dai primi anni della scuola dell’obbligo e si protrae nell’età adulta. Se oggi il 34,4% degli studenti del terzo anno delle medie inferiori non riescono a raggiungere un livello sufficiente di competenza alfabetica (dati INVALSI), non dovremo sorprenderci se entro circa un ventennio ci dovremo misurare con una schiera di nuovi poveri, incapaci di comprendere un testo scritto o di risolvere una semplice operazione di calcolo.
Una schiera perfetta per i calcoli elettorali del populismo di domani.

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