Il nucleo più antico è costituito dal quartiere del Capo o Testa dell’Acqua
In Sicilia diversi borghi sono nati nel Seicento. Uno dei più affascinanti è Baucina, nel palermitano. Il toponimo è di origini incerte, mentre è ben noto il fondatore, don Mariano Migliaccio Conti, marchese di Montemaggiore, che l’8 luglio 1624 ottenne la “licentia populandi”, ossia il permesso di fabbricazione.
Baucina sorge in un territorio abitato fin dall’epoca preistorica. In contrada Montalbano sono state infatti rinvenuti manufatti in selce e in ossidiana di Pantelleria e frammenti di ceramica risalenti al Neolitico. La necropoli con tombe a grotticella artificiale e alla cappuccina, portata alla luce sul versante meridionale di monte Falcone, attesta invece la presenza in loco di una cittadella fortificata.
Nel VI sec. a.C. infatti, sui due monti Falcone e Carrozza che sovrastano il paese di Baucina, dai quali un tempo si riusciva a controllare il territorio circostante e le vie di comunicazione che dalla costa si spingevano nell’entroterra dell’isola, si stanziarono popolazioni sicane che ebbero contatti con le colonie di Himera e di Solunto. Della necropoli fa parte una grande tomba a grotticella che, per la sua monumentalità, costituisce un esemplare unico nel suo genere.
Vi si accede da un ingresso costituito da pilastri e architrave in gesso, dopo aver percorso un corridoio scavato nella roccia. Il primo insediamento rurale di Baucina prese forma nel feudo di San Marco, appartenente ai conti Filangeri di San Marco d’Alunzio, dove cominciarono a sorgere alcune abitazioni attorno ad una chiesetta di campagna.
Nel 1524 il territorio era amministrato dal nobile Antonio Ventimiglia di Ciminna, la cui figlia andò in sposa a Mariano Migliaccio, padre ed omonimo del fondatore di Baucina. Il feudo di Baucina appena due anni dopo dalla sua fondazione fu eretto principato dal re Filippo IV di Spagna, che concesse al Migliaccio il titolo di principe. Il nobile fece così realizzare la chiesa Madre, che negli anni a seguire fu ricostruita dal barone Francesco Calderone e dedicata a Santa Rosalia. L’edificio all’interno è arricchito da stucchi e marmi e da numerosi altari, alcuni dei quali realizzati dal Bagnasco, e conserva un pregevole crocifisso dello scultore gangitano Filippo Quattrocchi, risalente alla seconda metà del Settecento.
Un’altra opera di rilievo attribuita allo scultore Bagnasco si trova esposta nella chiesa di Maria Santissima del Lume. Si tratta della statua lignea dell’Addolorata che fa bella mostra di sé nella chiesa, all’interno di una nicchia nella parete sinistra della navata. Nella chiesa si trovano custodite anche una pala d’altare raffigurante Maria SS. del Lume, risalente alla prima metà del Settecento, e le sacre spoglie di Santa Fortunata, patrona del paese.Il nucleo più antico di Baucina è costituito dal quartiere del Capo o Testa dell’Acqua, che si trova nella parte alta dell’abitato e il cui nome richiama alla presenza di sorgenti d’acqua. Da qui è possibile raggiungere la chiesetta di Santa Croce, alle falde del monte Falcone, sorta là dove vi era una piccola “tribunedda” fatta costruire da un tale del posto spinto, secondo la tradizione, da una visione notturna.