Industria: Mezzogiorno a -8,3%, occupazione giù del 7,7% - QdS

Industria: Mezzogiorno a -8,3%, occupazione giù del 7,7%

Industria: Mezzogiorno a -8,3%, occupazione giù del 7,7%

sabato 14 Giugno 2014

L’Istat pubblica la stima anticipata 2013 di alcuni aggregati economici nelle ripartizioni geografiche. Resistono agricoltura, silvicoltura e pesca. Cisl: “Guardare alle infrastrutture”

ROMA – Continua la discesa del Prodotto interno lordo (Pil) in Italia. Una discesa per tutte le aree territoriali ma ben più brusca per il Mezzogiorno che perde nel 2013 il 4%; -1,8% al Centro; -1,5% al Nord-est; solo -0,6% al Nord-ovest. Dato complessivo italiano: -1,9%. I dati sono rilevati dall’Istat nelle stime per area territoriale.
Risultati particolarmente negativi si registrano nel Mezzogiorno sia per l’industria che per i servizi, con cadute del valore aggiunto rispettivamente dell’8,3% e del 3,1%. L’agricoltura ha segnato un calo moderato, pari allo 0,3%.
Nel Centro la diminuzione del valore aggiunto ha avuto intensità simili nei tre settori: -1,2% nel settore primario, -1,4% nell’industria e -1,5% nel terziario.
Nel Nord-est la contrazione dell’attività economica è decisamente più accentuata nel settore dell’industria (-3,4%), meno marcata in quello terziario (-0,4%). L’agricoltura, in controtendenza, ha registrato un aumento del valore aggiunto del 4,7%.
Nel Nord-ovest le forti diminuzioni del valore aggiunto registrate nel settore primario (-3,1%) e nell’industria (-3,3%) sono state in buona parte controbilanciate dall’aumento dell’1,1% nei servizi.
L’occupazione in Italia ha registrato, nel 2013, una diminuzione dell’1,9%. L’andamento a livello territoriale rispecchia le dinamiche del valore aggiunto. Nel Mezzogiorno si registra la diminuzione più marcata (-4,5%) e nel Nord-ovest quella più contenuta (- 0,3%), mentre Nord-est e Centro mostrano cali, rispettivamente, dell’1,6% e dell’1,2%. Maggiori disparità territoriali si registrano per l’occupazione del settore industriale. Il calo è particolarmente pronunciato nel Mezzogiorno (-7,7%) e più contenuto nelle regioni del Centro (-0,7%). Nelle regioni del Nord la riduzione di occupazione nell’industria è pari a -3,5% nel Nord-est e a -2,9% nel Nord-ovest.
L’agricoltura, dunque, sembra essere l’unica attività economica che nel Mezzogiorno resiste alla crisi con una sostanziale stabilità sia del valore aggiunto (-0,3 per cento) che nel numero di occupati (-0,9 per cento) rispetto al crollo generalizzato. “Nonostante le difficoltà infrastrutturali e di mercato si evidenzia – dichiara la Coldiretti – l’importanza di investire nel primario in su un territorio che è in grado di esprimere primati gastronomici, alimentari ed ambientali. Nel Sud si concentrano circa i due terzi delle coltivazioni biologiche nazionali con quasi la metà delle imprese agricole nazionali, il 10% del territorio è coperto da parchi e aree protette. Un patrimonio che – conclude la Coldiretti – rappresenta una chance formidabile per generare nuovo sviluppo e opportunità occupazionale se viene dato valore al rapporto con il territorio, in un sistema integrato che coinvolge tutti i protagonisti, dall’agricoltura all’industria, dalla finanza al commercio fino al turismo, in stretta connessione con le risorse storiche, archeologiche, culturali ed ambientali di cui il Sud è ricchissimo”. 
“È necessario guardare in via prioritaria alle questioni delle infrastrutture (materiali e immateriali) ad impresa, lavoro, povertà e legalità. Sia chiaro, il Mezzogiorno non ha oggi una crisi di finanziamenti ma il protrarsi delle difficoltà di spesa delle amministrazioni regionali. Per questo serve una strategia nazionale straordinaria e propulsiva, in grado di superare gli ostacoli amministrativi e del patto di stabilità che attanagliano le Regioni meridionali e che hanno contribuito a generare un ulteriore calo degli occupati – 4,5 %” afferma il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra.
Il vicecapogruppo del Ncd alla Camera, Dorina Bianchi auspica “una adeguata fiscalità di vantaggio, lotta senza quartiere alla burocrazia, e dare, inoltre, una linea strategica a quei settori che devono essere da traino per l’economia del Sud, quali il turismo e l’agricoltura. Interventi non più rinviabili”.
Turismo e agricoltura, tirati in ballo da più parti, potrebbero essere, in effetti, i cavalli di battaglia del Sud ma sembra che nessuno riesca a spronarli nella giusta direzione e continuano così a restare fermi ai box. In tempi in cui gli altri settori arretrano, restar fermi (o scendere dello 0,3%) non è questione da poco ma la tanto auspicata fuga dalla recessione è ancora lungi dall’essere una realtà.

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