Pandemia e fecondazione assistita, uno studio indaga sull’impatto emotivo dell’interruzione dei trattamenti - QdS

Pandemia e fecondazione assistita, uno studio indaga sull’impatto emotivo dell’interruzione dei trattamenti

redazione

Pandemia e fecondazione assistita, uno studio indaga sull’impatto emotivo dell’interruzione dei trattamenti

mercoledì 15 Luglio 2020

Gli esperti: razionalmente i pazienti hanno trovato un senso alla sospensione ma sono molto diffuse paura e tristezza

in collaborazione con ITALPRESS

Come hanno vissuto i pazienti l’interruzione dei trattamenti di fecondazione assistita omologa ed eterologa dovuta alla pandemia? Uno studio, sviluppato da un team multidisciplinare di esperti, mostra come l’impatto emotivo dell’interruzione abbia avuto una diversa intensità in base alla regione di residenza dei pazienti e al fatto che stessero affrontando un percorso di tipo omologo o eterologo

Durante il picco di contagi in Italia, i trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma) considerati non urgenti sono stati sospesi, non perché vi fosse un rischio specifico legato alle procedure, bensì per evitare gli spostamenti intercomunali e intraregionali, nel rispetto del distanziamento sociale, e per non sovraccaricare le strutture sanitarie.

Consapevoli della drammaticità della situazione per coppie che spesso hanno alle spalle un percorso di genitorialità tortuoso, un gruppo multidisciplinare di specialisti di Pma – guidato da Mario Mignini Renzini, specialista del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato, Antonio La Marca, di Clinica Eugin Modena, e Francesca Zucchetta, psicologa-psicoterapeuta esperta in tematiche di infertilità di coppia e Procreazione Medicalmente Assistita – si è posto l’obiettivo di indagare l’impatto emotivo sulle coppie che si sono viste costrette ad interrompere bruscamente il loro percorso. Relativamente all’impatto emotivo strettamente legato alla fase di lockdown, l’80% dei partecipanti ha mostrato un approccio generalmente prudente, preoccupato, ma allo stesso tempo fiducioso, che potremmo definire razionale. Molto bassa la percentuale di persone seriamente turbate e impaurire. Da sottolineare che la percentuale di coppie intervistate che è rimasta coinvolte direttamente dalla pandemia – con pareti e amici malati o addirittura deceduti a causa del Covid-19 – è pari a circa il 6%.

Il secondo obiettivo dello studio era quello di indagare l’impatto emotivo dovuto alla sospensione delle procedure di Pma. Da un punto di vista razionale è emerso un generale accordo e accettazione in merito alla decisione, pari a circa il 70%; il 18% dei pazienti del centro di Pma di Monza, che offre trattamenti di tipo omologo, esprime dei dubbi in merito alla sospensione, il 10% è in deciso disaccordo; i pazienti afferenti alle Cliniche Eugin, le cui problematiche di sterilità richiedevano un trattamento di tipo eterologo – con donazione di gameti, si sono dimostrati maggiormente dubbiosi, con una percentuale che sale al 28% e al 7,7% per chi è in netto disaccordo. Questi dati dimostrano che la sospensione dei trattamenti di Pma ha avuto un impatto emotivo superiore rispetto al lockdown non solo in intensità, ma anche per la tipologia diversificata di emozioni: un livello medio-alto di preoccupazione (28,5%), di rabbia (12,5%), di paura (9%) e un livello medio-altissimo di tristezza (25%).

“Lo studio ha rilevato un maggiore stress per i pazienti lombardi, intimoriti da una situazione sanitaria più complessa, e una minore propensione dei pazienti che stavano effettuando o erano in attesa di effettuare trattamenti di tipo omologo a proseguire i trattamenti durante l’emergenza. I nostri pazienti ci scelgono in quanto centro di eccellenza e la loro minore urgenza si spiega con la loro consapevolezza di potere accedere molto velocemente ai trattamenti. Si sono quindi dimostrati fiduciosi e disposti ad attendere il superamento della fase 1 dell’emergenza”, afferma Mario Mignini Renzini, direttore medico del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi e responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato.

“Lo studio ha, di contro, evidenziato una maggiore propensione dei pazienti di Pma eterologa a proseguire nei trattamenti, nonostante la pandemia in corso. Molti pazienti si rivolgono alle Cliniche Eugin per sottoporsi a trattamenti di tipo eterologo – con donazione di gameti – sapendo che non possono procreare utilizzando i propri, neppure ricorrendo alla Pma di tipo omologo, in quanto in età più avanzata o a causa di patologie di varia natura non altrimenti curabili. Questa consapevolezza spiega l’urgenza emersa dallo studio per i pazienti di Pma eterologa e dovrebbe trasformarsi in adeguate risposte in termini di servizi sanitari. Eugin, grazie al suo modello operativo, consente un accesso ai trattamenti di fecondazione assistita eterologa secondo i migliori standard internazionali, senza entrare in lunghe liste di attesa e senza recarsi all’estero”, afferma Antonio La Marca, di Clinica Eugin Modena.

Nonostante razionalmente si trovi un senso alla decisione della sospensione, emotivamente emerge molta sofferenza e il desiderio di andare ugualmente avanti con la procedura. Il sogno di un figlio che tarda ad avverarsi, i ripetuti fallimenti, la perdita di controllo e la scelta complessa di intraprendere la strada medicalizzata, evidenziano il grado di coinvolgimento umano e spiegano come, anche questa pandemia e la brusca interruzione del percorso intrapreso, abbiano contribuito a potenziare alcuni sentimenti già in essere, superando addirittura il disagio causato dalla quarantena e dalla pandemia. Tutto ciò deve essere dunque uno spunto di riflessione e di impegno per prenderci cura di questa tipologia di pazienti”, spiega Francesca Zucchetta, psicologa-psicoterapeuta esperta in tematiche di infertilità di coppia e Procreazione Medicalmente Assistita.

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