In Sicilia un'estate all’insegna del caro-vacanze - QdS

In Sicilia un’estate all’insegna del caro-vacanze

In Sicilia un’estate all’insegna del caro-vacanze

sabato 15 Agosto 2020

L’indagine del Centro studi Ircaf: nell’Isola la spesa più elevata, 2.144 euro a settimana ad agosto. I costi medi più bassi in Veneto (1.600 euro), seguono Emilia Romagna e Puglia (1.630)

PALERMO – La stagione turistica siciliana è all’insegna del caro prezzi. Dopo il lockdown, e una primavera preziosa andata persa, alcuni operatori turistici sembrano aver deciso di recuperare il guadagno dei mesi precedenti aumentando i costi per i propri clienti.

I dati sono stati raccolti nella prima indagine nazionale realizzata dal centro studi Ircaf. La ricerca prende in considerazione il target rappresentato dagli alberghi a tre stelle, tipologia di offerta tipica del turismo familiare, richiedendo a 128 strutture di tutte le 15 regioni che affacciano sulla costa, un preventivo per 2 adulti e 1 bambino di 12 anni per una settimana nei periodi 18/25 luglio (sette notti) e 8/15 agosto nelle modalità “pensione completa” e “mezza pensione”.

Si è inoltre indagato sulle variazione di prezzo rispetto al 2019, sull’accettazione o meno dei “bonus vacanze” introdotti dal Governo, e sulle eventuali tendenze di rimodulazione dei servizi.

Le differenze sono marcate ed evidenti: a fronte di una spesa media di 1.232 euro per una settimana di pensione completa in Puglia in questa settimana di luglio, la più competitiva, seguita dall’Abruzzo 1.267 euro, dalla Emilia Romagna a 1.286 euro, e Calabria 1.335 euro, la Sicilia svetta per la spesa più elevata con 1.848 euro, seguita dalla Toscana con 1.682 euro, dal Molise con 1.673 euro e dal Lazio con 1.656 euro. Se consideriamo la differenza fra i due estremi, ci sono quasi 600 euro di differenza per soli 7 giorni di vacanza, una percentuale del 50% del totale di spesa. Stesso trend per la settimana monitorata relativa al mese di agosto (settimana dall’8 al 15): per la pensione completa la regione più economica, il Veneto, la spesa media si assesta sui 1.606 euro, seguita dalla Emilia Romagna con 1.633 euro e dalla Puglia con 1.635 euro. La Sicilia rimane la regione più cara, con 2.144 euro, seguita dalla Toscana 2.040 euro e Lazio con 2.025 euro.

Non si rilevano, invece, scostamenti significativi di prezzo rispetto all’anno precedente, a conferma dei dati Istat. Solo il 15,9% degli hotel dichiara un aumento dei prezzi rispetto al 2019, con variazioni comprese fra l’1 e il 10%, per lo più giustificate dalle maggiori spese legate alle misure di sicurezza rese necessarie, mentre il 3,2% degli intervistati dichiara una riduzione compresa fra il 10 e il 20%.

Scelte dovute alla consapevolezza di minori arrivi dall’estero e la previsione di una contrazione della domanda interna, dovuta a minore liquidità o minore disponibilità di giorni di ferie da parte delle famiglie, che hanno indotto gli albergatori a estrema prudenza nella politica dei prezzi.

In molti hanno aderito anche all’iniziativa del governo del bonus vacanze, accettato dal 71% degli alberghi, anche se in molti casi è subordinato ad una spesa minima o ad un minimo di giorni di soggiorno. Il fenomeno dell’accettazione, e spesso “condizionata”, del bonus vacanze per molti albergatori rappresenta un “atto di fiducia e investimento sui turisti italiani”, in questa grave emergenza, per riuscire a coprire i costi di gestione e rimanere aperti; nonostante il fatto che, per l’impresa turistica, il “bonus” ricevuto in pagamento è un credito di imposta che potrà essere portato in detrazione soltanto con la dichiarazione dei redditi del 2021 e aggrava, anziché alleviare, la crisi di liquidità che affligge le piccole e medie imprese del settore turistico in particolare. D’altro canto, il ‘Bonus vacanze’ rappresenta un incentivo per le famiglie italiane, in difficoltà dopo l’emergenza sanitaria, a fare anche alcuni giorni di vacanza.

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