I rifiuti vengono scaricati all’interno di una vecchia cava, dismessa nel 1954. Controlli inesistenti. Il Comune ha promesso di intervenire, anche se i tempi rimangono incerti
PALERMO – Nel settembre 2011, sulle pagine del QdS, abbiamo denunciato con un’
inchiesta la presenza di una discarica abusiva alle pendici della
riserva naturale di Monte Pellegrino, nel versante Sud-Est, dove è incastonata una delle borgate marinare più suggestive, ma anche più degradate di Palermo: l’Arenella.
Da allora sono passati quasi tre anni, ma nulla è cambiato. La discarica, ricavata all’interno di una vecchia cava dismessa nel 1954 di proprietà dell’ex Sailem dei fratelli D’Agostino, continua ad alimentarsi di enormi quantitativi di rifiuti pericolosi: copertoni e batterie d’auto, eternit, elettrodomestici di ogni forgia e poi ancora materiali inerti, dell’edilizia e organico. Un’enorme voragine, scavata nel terreno e nella roccia, lunga circa 150 metri per 40 di larghezza, a cui ogni anno, quasi fosse un rito, professionisti piromani appiccano incendi per eliminare i rifiuti scaricati e aggiungerne di nuovi.
Uno spettacolo tanto sgradevole quanto vergognoso, evidenziato dal fumo nero carico di diossina che si sprigiona dal fuoco e finisce per lambire da un lato la montagna e dall’altro gli edifici e le abitazioni del popoloso quartiere. Qualche anno fa il capannone di una falegnameria, che sorge proprio nelle vicinanze, per poco non è andato in fiamme, salvato soltanto dal tempestivo intervento dei vigili del fuoco e dello stesso personale intervenuto per spegnere l’incendio.
“In fondo all’ex cava – raccontano alcuni residenti della zona – la cui pietra è servita per costruire mezza Arenella, ci sono due casolari abbandonati in cui, alla fine degli anni Novanta, si perpetrava il macabro rito delle lotte clandestine fra cani. Abbiamo più volte segnalato il problema dei rifiuti al Comune e ai deputati dell’Ars Davide Faraone e Fabrizio Ferrandelli (Pd), ma dopo che i camion della nettezza urbana hanno ripulito l’area, i soliti soggetti privi del minimo rispetto per la legge hanno ricominciato a gettare rifiuti, trasportati nel cuore della notte con delle moto ape”.
Già in occasione del primo articolo il Quotidiano di Sicilia ha chiesto all’amministrazione comunale, allora guidata dall’ex sindaco Diego Cammarata, quali provvedimenti intendesse prendere per porre termine a questa indecenza e in quali tempi. Purtroppo, non ci ha risposto nessuno. Oggi siamo tornati alla carica e l’amministrazione retta da Leoluca Orlando – anche a seguito dell’intervento del presidente della Commissione Ambiente dell’Ars, Giampiero Trizzino (M5S) che, sensibilizzato dalla nostra inchiesta, è intervenuto con un’interpellanza parlamentare inviata a tutti gli assessori di competenza – ci ha fornito una risposta tramite l’assessore comunale all’Ambiente, Giuseppe Barbera. “Effettueremo un sopralluogo congiunto, Ambiente e Rap, per verificare i possibili provvedimenti”, sono state le sue poche parole inviateci attraverso una nota. Ma sul quando si faranno i sopralluoghi e in quali tempi – domande che peraltro avevamo rivolto con una richiesta scritta – la sbrigativa risposta non è riuscita a far luce.
Intanto, nel quartiere quasi del tutto abbandonato a se stesso i cittadini pare si siano oramai rassegnati allo status quo: degrado e silenzio. Un silenzio ancor più grave se si pensa che fino a poco tempo fa la zona era roccaforte di una delle più potenti famiglie mafiose della città, i Fidanzati. Per rendersi conto di quanto siano distanti le istituzioni e l’amministrazione comunale è sufficiente percorrere via Papa Sergio, l’arteria principale, o le stradine adiacenti: impossibile scorgere un motociclista che indossi un casco, per non parlare dei tanti venditori abusivi che commerciano pesce e fiori, invadendo i marciapiedi e la strada e creando evidenti problemi alla viabilità. Tanto non controlla nessuno e dei vigili urbani non c’è nemmeno l’ombra.