Mariella Lo Bello: «Fari puntati su abusivismo e dissesto idrogeologico» - QdS

Mariella Lo Bello: «Fari puntati su abusivismo e dissesto idrogeologico»

Mariella Lo Bello: «Fari puntati su abusivismo e dissesto idrogeologico»

venerdì 28 Febbraio 2014

Forum con Mariella Lo Bello, assessore regionale Territorio e ambiente

Da quanti dipendenti è formata la pianta organica dell’assessorato?
“Ci sono in tutto 365 dipendenti, compresi i 41 precari molto qualificati che si aggiungono al bacino dei 701 non stabilizzati. Queste persone, malgrado fossero lavoratori a progetto, svolgevano la loro attività come fossero dei subordinati a tutti gli effetti. Nel gennaio 2013, ho iniziato una vera battaglia per questi lavoratori e alla fine siamo riusciti ad adire il tavolo di conciliazione presso gli uffici del Lavoro, un impegno pienamente condiviso dal presidente della Regione. Ebbene, da due settimane questi professionisti si occupano di tutte le pratiche arretrate. In assessorato ci sono poi due dirigenti generali e tre dipartimenti: il Corpo forestale, l’Urbanistica e l’Ambiente. Il primo guidato da Vincenzo Di Rosa e gli altri da Gaetano Gullo, che mantiene l’interim. I tre dipartimenti hanno competenze molto diverse fra loro e non è possibile pensare ad una commistione fra di essi. Convinta come sono che si dovesse operare un accorpamento dei vari settori, ho sudato non poco per mettere insieme tutto il personale a tempo determinato, come nel caso dei lavoratori dell’anticendio e della forestale”.
Così dovrebbe essere. Fatto sta che sia alla Regione che nei comuni non esiste un Piano aziendale.
“In Sicilia, anche se con nomi diversi, esistono dei piani aziendali. In assessorato, abbiamo già provveduto a redigerne uno. Poi, è vero pure che la differenza fra pianta organica e fabbisogno di personale è sempre stato una delle grandi incognite della Regione siciliana. Sapere quanto personale c’è alle dipendenze di “mamma” Regione è una cosa, sapere invece di quante unità avrebbe effettivamente bisogno per compiti e obiettivi specifici è un’altra cosa. La vera differenza sta proprio lì”.
Come viene calcolata normalmente una unità che rientra in una pianta organica?
“La si può calcolare attraverso la verifica dei dati e della pratiche elaborate, oppure attraverso gli obiettivi strategici che ci si prefigge. Chiudere un’attività di lavoro per riprenderne un’altra, o addirittura cambiarla è una delle criticità che ho dovuto affrontare all’indomani della mia nomina ad assessore. Non appena insediata, la prima cosa che mi sono chiesta è stata quanto personale c’è, che mansioni svolge e dove è collocato? Quindi, ho provveduto subito a richiedere una relazione che avesse due obiettivi: uno, la fotografia generale e l’altro quale prospettive di sviluppo dare. Poi, mi sono fissata degli obiettivi da raggiungere nel breve termine; fra questi, il report sull’abusivismo, dissesto idrogeologico, sui Prg, quindi la verifica sul cosiddetto Ufficio speciale e bonifiche, il demanio marittimo, le infrazioni comunitarie. In corso d’opera mi sono imbattuta in una serie di problemi”.
Ma torniamo al personale, è stato ridotto?
“Da quando sono assessore ci sono state 165 unità in meno che sono confluite in altri assessorati, ma siamo comunque riusciti ad ottimizzare e valorizzare le nostre risorse”.
Ha firmato una circolare che recepisce il parere del Cga sugli edifici in zone vincolate…
“Il Cga ha dato chiaramente un’indicazione alla Regione rispetto a tutte le pratiche inevase, pena una sequela di contenziosi. Il Cga fa una cosa in più. Si riunisce a sezioni unite invitando la Regione ad affrontare l’annosa questione delle pratiche di sanatoria giacenti negli uffici comunali. Con questa sentenza abbiamo dato indicazione ai Comuni di richiedere i vari pareri (alla Sovrintendenza, ai Geni civili), per definirne lo stato. Se di abuso non sanabile si tratta, come sarà per la maggioranza delle pratiche, queste verranno acquisite al patrimonio comunale, altrimenti dovranno procedere con la liberatoria. Dopo il report sull’abusivismo, abbiamo visto che in Sicilia si è costruito laddove ci sono vincoli, paesaggistici, ma anche legati al dissesto idrogeologico e al rischio sismico. Io ho fatto di più, inviando a giugno 2013 una circolare ai comuni che li obbliga ad acquisire tutti gli immobili abusivi, il cui iter è concluso”.
 
Con i 5 miliardi richiesti al ministero dell’Ambiente a quali ambiti darete la priorità?
“I progetti presentati dall’assessorato regionale al Territorio prevedono che 2,4 miliardi siano destinati alla prevenzione del rischio idrogeomorfologico; 12,6 milioni per il contrasto all’inquinamento acustico, 300 milioni per l’adeguamento delle reti fognanti e degli impianti di depurazione, 50 milioni per biodiversità e salvaguardia e valorizzazione ambientale. Ma nulla osta che riserveremo delle somme per la messa in sicurezza degli edifici contro il rischio sismico. Una volta avuta certezza dei fondi assegnati potremo affrontare in maniera risolutiva le emergenze presenti in Sicilia e predisporre un piano d’azione finalizzato a migliore la qualità ambientale a tutela della salute dei cittadini e a garantire maggiori condizioni di sicurezza del territorio”.

Per questa valanga di soldi, non sono previsti dei cofinanziamenti della Regione?

“Questo non è un problema, perché alla Regione spetterà il 20% di cofinanziamento, pari ad un miliardo nei vari anni. Poi, bisogna tener conto che il cofinanziamento non è solo di tipo pecuniario, potrebbe anche essere costituito dalle risorse umane. Noi abbiamo 25 mila lavoratori che possono contribuire a lavorare sul dissesto idrogeologico. Ma aggiungo che questi progetti, una volta espletate le gare, potrebbero rilanciare l’occupazione, mettendo in moto fra i 30 e 35 mila posti di lavoro”.
Altri assessorati hanno ricevuto comunicazione analoghe?
“Mi risulta di sì, e sono quegli assessorati che in qualche modo sono collegati al nostro, vedi Energia ed Infrastrutture”.
 
Che succede dopo i crolli delle palazzine?
“Dopo i crolli di Favara e via Bagolino c’è stata una riunione di Giunta, in cui ho posto il problema di dover affrontare le criticità che riguardano gli edifici vetusti e a rischio cedimento. Ci deve essere una ragione per cui i templi di Agrigento restano lì e invece queste case cadono a pezzi. Da qui nasce il report sull’abusivismo e sulle costruzioni fatte male, con materiali scadenti, che potrebbero provocare altre vittime”.
C’è un studio sul territorio relativo al dissesto idrogeologico?
“Certo, ci sono tutti i Pai (Piani assetto idrogeologico) che ho aggiornato sia a incremento che a decremento. Conosciamo tutti i punti sensibili, la Sicilia è stata fotografata con perizie e controlli in loco”.
Avete fatto una stima di cosa costerebbe mettere in sicurezza i luoghi?
“è stata già fatta. Intanto per i R4 GP1 occorrono circa 2 miliardi e 400 milioni per la messa in sicurezza. R4 è l’indice di rischio, il più elevato, ed abbiamo stabilito che daremo la priorità a questo fattore. Ho chiesto pure che venissero inserite le vie di comunicazione più importanti, le cosiddette vie di fuga, per le quali ho chiesto lo stanziamento di 12 milioni di euro. Abbiamo fatto una stima e realizzato 400 schede relative all’R4P, che abbiamo inviato al ministero dell’Ambiente il quale, lo scorso gennaio, ci informava della disponibilità di somme pari a 55 miliardi di euro del Fondo di azione e coesione da distribuire alle regioni anche per la messa in sicurezza dei territori. Un buona fetta di queste, l’80%, sarà destinata al Sud. Non amo fare annunci slogan, ma a febbraio abbiamo segnalato interventi per 5 miliardi inviando progetti pronti. Il 1° di marzo il Cipe deciderà la ripartizione del Fondo”.

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