Dal Fondo perequativo trecento milioni per compensare le minori entrate 2020, ma potrebbero non bastare. La sospensione o il rinvio del pagamento dei tributi locali ha dato il colpo di grazia a molti Comuni, che si sono ritrovati con molti meno soldi in cassa
Le conseguenze del lockdown pesano ancora – e non poco – anche sui Comuni. Un po’ di respiro arriverà per le casse comunali con l’intesa raggiunta tra la Regione siciliana e l’Anci sul Fondo perequativo di 300 milioni di euro, che la Legge di Stabilità regionale ha accantonato per consentire ai Comuni di compensare le minori entrate determinate dalla riduzione dei tributi locali e dei canoni che gravano sugli operatori economici come ristoranti, bar e attività turistiche.
Per tali risorse si prospettano due riparti. Relativamente al primo, una prima quota, pari all’80% dell’importo complessivo (vale a dire 210,8 milioni di euro), verrà erogata a tutti i 390 Comuni per consentire loro di definire le esenzioni o le riduzioni dei tributi locali per gli operatori economici presenti nel territorio.
Il secondo riparto, invece, costituito dal restante 20%, pari a 52,7 milioni di euro e dalle risorse non impiegate a seguito del primo riparto, sarà prioritariamente destinato ai Comuni che hanno disposto esenzioni, riduzioni o concessioni in misura superiore all’importo loro attribuito nel riparto relativo all’80% del Fondo.
Per quanto riguarda il primo riparto, saranno tre i parametri utilizzati per la spartizione: il 75% dei 210 milioni di euro, vale a dire 158,1 milioni di euro, sarà erogato in misura proporzionale al numero di abitanti, secondo il cosiddetto criterio demografico. Sulla base dei dati Istat di dicembre 2019, l’indice per il riparto è uguale a 31,6 euro per abitante. Il 20% delle risorse (pari a 42,16 milioni di euro), invece, sarà erogato in base al numero di operatori presenti in ogni Ente locale; fonte di riferimento saranno i dati di Unioncamere di aprile 2020, che contano quasi 370 mila imprese attive sul territorio regionale. Per ciascuna di esse, l’indice di riparto sarà pari a 114,4 euro. Il restante 5% farà fede alla cosiddetta “assegnazione storica”, vale a dire al riparto delle risorse di parte corrente nell’anno 2019, con un indice per ogni singolo Comune di 0,04 euro.
In soldoni, dunque, la Regione compenserà le perdite registrate dai Comuni attraverso il Fondo perequativo. Per l’esatta quantificazione e assegnazione delle risorse ai beneficiari, come si legge nel documento di sintesi delle decisioni assunte dalla Conferenza Regione-Autonomie locali nella seduta del 16 luglio 2020, è stato convenuto di acquisire precisi impegni da parte degli Enti locali interessati, che a tal fine dovranno adottare apposita delibera di Giunta con cui quantificare il presunto mancato incassato per effetto delle disposizioni di contenimento del contagio da Covid. È stato altresì concordato che le somme potranno essere erogate solo dopo che gli Enti trasmetteranno la delibera che quantifichi gli importi degli incassi venuti a mancare.
La palla passa ora ai Comuni che, per non affondare, dovranno chiudere quanto prima la fase istruttoria delle istanze, indicando le effettive riduzioni o esenzioni introdotte per far sì che si possa determinare la mancata entrata e il conseguente ristoro.
Il punto della situazione tracciato in un’intervista a Mario Emanuele Alvano, segretario generale di AnciSicilia
Segretario Alvano, le risorse accantonate nel Fondo perequativo per permettere ai Comuni dell’Isola di compensare le minori entrate determinate dalla riduzione dei tributi locali e dei canoni che gravano sugli operatori economici ammontano a 300 milioni: saranno sufficienti?
“In realtà il problema è questo: dobbiamo ancora bene individuare quali sono le categorie beneficiarie. Alcune categorie sono note, sono tutti quegli operatori commerciali ed economici che hanno subito danni a seguito delle misure introdotte in funzione della prevenzione dal Covid. Altre si trovano in un limbo perché la norma regionale si riferisce non solo alle chiusure ma anche a tutte le limitazioni determinate dall’emergenza Covid, ovvero anche a chi non ha dovuto chiudere ma ha comunque registrato una perdita rispetto alle entrate. In alcuni casi le risorse saranno più che sufficienti perché serviranno in maniera significativa a evitare che le attività e gli operatori economici debbano pagare i tributi locali per l’anno in corso. Il tema è che questo probabilmente non basterà perché se ho subito una perdita non la compenso solo con lo sgravio del tributo locale. Quindi è una misura importante ma è una delle tante che bisognerà mettere in campo per la ripresa”.
Con queste risorse i Comuni finanziariamente già in bilico risolleveranno la propria situazione o rischieranno comunque il tracollo finanziario?
“Le difficoltà finanziarie dei Comuni sono il risultato di una serie di fattori: uno di questi, significativo, è per esempio la riscossione sulla Tari che in buona parte non deriva da attività commerciali ma dai privati, dalle famiglie. Rispetto al tenore della norma queste categorie restano al di fuori e quindi questo elemento di criticità c’era e permane. Rispetto alle attività commerciali è un elemento importante per tenere in equilibrio i conti dei Comuni perché è possibile alleviare la situazione delle imprese commerciali non facendo loro pagare una parte significativa dei tributi per il 2020 e, allo stesso tempo, non gravare sui Comuni. Rispetto alle risorse previste in alcuni casi esse saranno sovrabbondanti in rapporto a quelle ipotizzate perché non abbiamo in certe aree interne della Sicilia chissà quale numero di aziende e di operatori economici. Ci auguriamo che si possa, eventualmente, contemplare una riformulazione della norma e prevedere risorse anche per il 2021”.
I Comuni si sono già attivati per presentare le istanze?
“Sì. Noi come Anci abbiamo spinto molto sia, in sede di approvazione della norma, per proporre il meccanismo dell’intesa, sia sul fatto che questa intesa venisse attuata in tempi brevi. Non basta ma l’approvazione dell’intesa ha dato uno slancio a chi non avesse, ad oggi, avviato un percorso di riduzione dei tributi: conoscendo l’intesa e conoscendo le risorse a disposizione, anche gli Enti che non si erano attivati prima si sono attivati. Restano alcuni dubbi di carattere interpretativo sulle tipologie di attività commerciali che possono rientrare nell’intesa. Un esempio: si pone il problema rispetto all’imprenditore agricolo o al libero professionista perché oggettivamente la norma si esprime in termini abbastanza generali. Sarebbe utile che oltre all’intesa che ci fosse un atto regionale – che noi abbiamo chiesto peraltro – che definisse in maniera più puntuale chi ha diritto a questo sgravio e chi no. I Comuni sono in buona parte già al lavoro, in alcuni casi hanno già parzialmente approvato alcuni atti, in molti casi sono in una fase istruttoria e aspettano di avere le ultime certezze per capire fino a che punto questo beneficio si possa estendere”.
Tracciamo una fotografia post-Covid della situazione dei Comuni: quando si tornerà ad una situazione “normale”?
“Intanto è bene precisare che non siamo ancora usciti dall’emergenza. In questo momento, ad esempio, siamo alle prese con le problematiche relative all’avvio del nuovo anno scolastico, che dureranno probabilmente per mesi. Tracciare un bilancio in questa fase è complicato perché tanti obblighi normativi sono stati rivisti, proprio perché di fronte a questa emergenza si è riusciti ad evitare di gravare sui Comuni con termini rigidi: il termine per il bilancio è stato rinviato, alcuni adempimenti sono stati posticipati. Siamo quindi in una fase in cui stiamo cercando di recuperare il tempo perduto rispetto agli adempimenti. La ripartenza ancora è un processo in divenire”.
Non si può dunque ancora parlare di ripartenza per i Comuni.
“Direi proprio di no. La strada è ancora lunga e non sarà un processo che riguarderà solo il 2020 ma coinvolgerà sicuramente il 2021 e in parte anche gli anni successivi. Pensiamo al settore turistico: il crollo delle entrate per gli operatori turistici, il crollo delle presenze registrate ha un effetto diretto sulle casse comunali per tutti quei Comuni che applicano l’imposta di soggiorno e la tassa di sbarco. Sono state previste misure compensative ma è un dato rilevante il fatto che quando il settore ripartirà, ripartirà anche l’imposta di soggiorno, che è un’imposta di scopo che ha consentito a molti Comuni di reggersi perché, con questa voce di entrata, sono stati realizzati una serie di interventi. Non parlo solo della Sicilia ma anche dei Comuni più importanti d’Italia. La tenuta dei Comuni in parte è legata alla complessiva ripartenza. Lo stesso dicasi per i tributi locali: è chiaro che la crisi economica che è venuta a seguito del Covid ha determinato in alcuni casi delle difficoltà finanziarie nelle famiglie, che hanno avuto una ricaduta sulla loro possibilità di pagare i tributi”.
A proposito della riscossione dei tributi, la Sicilia paga lo scotto di un problema che è pre-Covid: l’evasione dura da decenni.
“Questo possiamo dirlo senz’altro: è un problema enorme che certamente non è nato in conseguenza del Covid ma che l’epidemia ha acuito”.