Messina, appello ai donatori di plasma iperimmune - QdS

Messina, appello ai donatori di plasma iperimmune

Messina, appello ai donatori di plasma iperimmune

venerdì 20 Novembre 2020

Intervista a Roberta Fedele, direttrice del Centro di Medicina trasfusionale del Papardo. Sul territorio messinese una delle risorse fondamentali nella battaglia contro il Coronavirus

MESSINA – Sono sempre più numerosi gli appelli con cui si chiede ai soggetti guariti dal Coronavirus di donare il plasma iperimmune, poiché l’utilizzo del sangue prelevato da donatori convalescenti dal Covid-19 sta fornendo un significativo contributo alla cura di quei soggetti con sintomatologia particolarmente grave.

La Regione Siciliana ha aderito al progetto Tsunami, promosso dall’Istituto superiore di sanità e dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), individuando otto centri di raccolta del plasma iperimmune, tra cui figura anche l’Azienda ospedaliera Papardo di Messina.

Perché è importante donare il plasma e quali sono i requisiti per donarlo? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Roberta Fedele, direttore del Centro di Medicina trasfusionale del Papardo. “Abbiamo lanciato una campagna di sensibilizzazione – dice – per invitare i cittadini a donare. Le persone stanno rispondendo positivamente ai nostri appelli e già nelle prime 24h abbiamo ricevuto una cinquantina di contatti. La donazione di plasma con procedura aferetica, è sicura. L’esame ha una durata di circa cinquanta minuti e consiste nel prelevare 600 ml di plasma, che forniscono tre dosi terapeutiche per trattare pazienti affetti da Covid-19. Un donatore può quindi salvare fino a tre vite”.

A Messina è possibile rivolgersi al Centro di Medicina trasfusionale del Papardo scrivendo una mail a donatorisanguepapardo@aopapardo.it, oppure contattando i numeri di telefono dedicati 090/3993507, 090/3993803 o il numero whatsapp 334/1061707.

“Non tutti i guariti dal Covid – precisa la dottoressa – possono però donare il plasma iperimmune. Affinché esso abbia efficacia terapeutica è necessario che i donatori dispongano dei requisiti indicati dai protocolli nazionali e un titolo di anticorpi neutralizzanti superiore a 1/160. Di quelli che vengono a valutazione e che quindi posseggono tutti gli altri requisiti, non più del 20% ha un titolo così alto. Sono pochi quelli che riescono, quindi, a completare il percorso e arrivare alla donazione”.

Per donare plasma iperimmune è dunque necessario rientrare in determinati criteri: avere tra i 18 e i 65 anni; essere risultati positivi al Covid-19; essere guariti da almeno 14 giorni (dato da accertare con doppio tampone negativo); non presentare patologie autoimmuni, neoplastiche, infettive trasmissibili con la trasfusione; titolo di anticorpi neutralizzanti maggiore di 1/160; per le donne, non aver avuto gravidanze precedenti o aborti.

“Nonostante le donne – spiega Roberta Fedele – siano in generale ottime donatrici di plasma in aferesi, quindi per la produzione di plasma derivati come l’albumina e le immunoglobuline, qualora abbiano avuto gravidanze o aborti non possono donare il plasma iperimmune per uso clinico, poiché viene trasfuso ai pazienti così com’è. Da un punto di vista immunologico, potrebbero, infatti, avere sviluppato durante la gravidanza degli anticorpi che rischiano di generare problemi durante la trasfusione ai pazienti Covid”.

In conclusione, la dottoressa ha voluto rivolgere un invito a tutti i cittadini: “Chi è un donatore di sangue, di plasma, di piastrine continui a donare. Abbiamo in generale grande necessità di donatori, sia di plasma iperimmune che di donatori di sangue abituali. Non si corre alcun rischio di contagio nei Centri trasfusionali, che da sempre rispettano requisiti di sicurezza, obbligatori per legge ed hanno ingressi indipendenti rispetto alle strutture ospedaliere. Nella emergenza attuale stiamo, inoltre, lavorando per appuntamento e abbiamo predisposto percorsi ben definiti, come da indicazioni ricevute dal Centro nazionale sangue e dalla Civis (Coordinamento interassociativo dei volontari italiani del sangue)”.

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