Il Covid taglia in due l’Italia, tra ricchi e poveri c’è un abisso - QdS

Il Covid taglia in due l’Italia, tra ricchi e poveri c’è un abisso

Il Covid taglia in due l’Italia, tra ricchi e poveri c’è un abisso

venerdì 04 Dicembre 2020

La fotografia del 54° rapporto Censis: “Cresce il divario sociale, giovani e donne pagano il conto più salato”. Otto italiani su 10 temono per il proprio futuro lavorativo, nove su dieci sono convinti che il Coronavirus abbia acuito le disuguaglianze

Un anno nero per l’Italia, che ha portato alla luce tutte le fragilità e le contraddizioni del tessuto economico-sociale del Paese. Una “ruota quadrata che non gira”, quella dell’economia, con sforzi immani per ogni quarto di giro compiuto. È la fotografia scattata dal Censis nel suo 54esimo rapporto sulla situazione sociale del Belpaese. E se di “bonus” c’è stata la distribuzione al 25% della popolazione di circa 2 mila euro a testa di sussidi, di “malus” c’è l’incremento di paure e incertezze di fronte alle quali la coperta dell’assistenzialismo si è rivelata troppo corta.

Lavoro: tra “garantiti” e “non garantiti”, cresce il divario sociale
Per l’85,4% degli italiani, secondo i dati raccolti dal Censis, si affievolisce sempre più la certezza di un’occupazione stabile e si fa avanti la convinzione di un divario profondo tra chi ha posto fisso e reddito sicuro e chi, invece, è nel ramo privato o in proprio. Salvi solo i 3,2 milioni di dipendenti pubblici, nell’elitaria categoria dei “garantiti”, insieme a 16 milioni di pensionati. Insicuri per il proprio futuro, invece, i dipendenti di aziende private, che nel 53,7% dei casi si sentono vicini a una discesa “verso gli inferi della disoccupazione”, per non parlare di autonomi o titolari di Partite Iva, che solo nel 23% dei casi hanno dichiarato di essere riusciti a mantenere lo stesso reddito familiare dei mesi pre-Covid. Infine, i “vulnerati inattesi”: imprenditori dei settori schiantati, commercianti, artigiani, i professionisti senza incassi e fatturati.

A tentare di mettere una pezza, quei ristori che, però sembrano non bastare. Sono infatti, appena 4 milioni i lavoratori indipendenti che hanno avuto accesso all’indennità prevista di 600 euro: 1,4 milioni di commercianti, 1,2 milioni di artigiani e circa 300 mila coltivatori diretti e altre figure impegnate nelle attività agricole, che rappresentano tre quarti del totale dei beneficiari.

Fare impresa adesso fa paura: solo il 13% è disposto a “rischiare”
Di pari passo, il Rapporto Censis evidenzia l’incalzare della paura degli italiani ad avviare una nuova attività, un rischio che nella nazione dell’autoimprenditorialità è disposto ad assumersi solo il 13% della popolazione, perché percepito come un azzardo e non più come un’occasione.

I fantasmi del lavoro nero: cinque milioni di persone “sparite”
C’è poi l’universo dei “lavoretti” e delle occupazioni irregolari “a giornata”, dei quali si è parlato in prima battuta solo durante la prima ondata e che invece ad oggi, secondo il Censis, sono spariti, finendo per “inabissarsi senza far rumore”.

L’ecatombe dei disoccupati: per donne e giovani il conto più salato
Persi 457 mila posti di lavoro per donne e giovani, il 76% dell’occupazione totale. Altri 654 mila sono i lavoratori indipendenti o a tempo determinato che sono diventati disoccupati. Gli under 34 sono stati fortemente colpiti dall’epidemia, soprattutto nel settore alberghi e ristoranti: dei 246 mila occupati registrati nel 2019, ne sono rimasti attivi appena la metà. Per di più, nella fascia d’età presa in considerazione, solo 32 donne su 100 sono occupate o in cerca di di occupazione. Per la categoria tra i 24 e i 49 anni, sono 7 su 10 le donne senza figli che lavorano, contro le 5 su 10 che hanno un figlio in età pre-scolare.

Quel 3% degli italiani che possiede 1/3 della ricchezza nazionale
Stando al rapporto Censis, 9 cittadini su 10 sono convinti che il Covid abbia acuito in maniera consistente le disuguaglianze sociali. Solo 40.949 italiani, lo 0,1% del totale dei dichiaranti, ha dimostrato un reddito superiore ai 300 mila euro l’anno. Stando al rapporto Censis, 9 cittadini su 10 sono convinti che il Covid abbia acuito in maniera consistente le disuguaglianze sociali. Solo 40.949 italiani, lo 0,1% del totale dei dichiaranti, ha dimostrato un reddito superiore ai 300 mila euro l’anno. E mentre cresce il numero dei nuovi poveri (che in pandemia, secondo l’ultimo rapporto Caritas, sono passati dal 31 al 45% del totale), il 3%, degli italiani ha dichiarato un patrimonio superiore al milione di dollari: questa piccola percentuale tiene in mano un terzo della ricchezza nazionale.

I compromessi: “meglio sudditi che morti”
L’avanzare dell’epidemia e la paura del contagio, poi, sembrano aver reso gli italiani più disponibili ad accettare compromessi. Il 38,5%, infatti, ha dichiarato di essere disposto a rinunciare ai propri diritti civili pur di vivere un maggiore benessere economico, accettando divieti a scioperi e, persino, limitazioni alla libertà di opinione. Una linea dura che viene richiesta al Governo da 7 cittadini su 10 che vogliono pene severe per chi non indossa le mascherine. Il 56,6% richiede addirittura il carcere per chi non rispetta la quarantena. E se nella prima ondata il motto era “andrà tutto bene”, nella seconda la rabbia corre veloce come il contagio e, come sottolinea il Censis, urge “un ripensamento strutturale della società per la ricostruzione, per le nuove generazioni e per se stessa”.

Elettra Vitale

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