I dati contenuti nell’ultimo rapporto del Censis. In pandemia milioni di “estranei” sono entrati a far parte del mondo delle call
ROMA – Il lockdown ha trainato l’incremento di utilizzo delle tante piattaforme oggi disponibili da parte di chi era già in grado di farlo e ha favorito l’ingresso in questo mondo di qualche milione di persone che ne erano del tutto estranee, ma che, facendo di necessità virtù, hanno appreso le tecnicalità di base ed effettuato le prime esperienze.
In pratica, le varie piattaforme (Skype, Teams, Hangouts, Zoom, ecc.) hanno registrato il passaggio da un’utenza prevalentemente professionale a un pubblico domestico tanto vasto quanto variegato. Un potentissimo e repentino effetto di domanda che in condizioni di normalità si sarebbe forse verificato in anni di sperimentazioni e di azioni di sensibilizzazione.
Nel complesso, si può stimare che quasi 43 milioni di persone maggiorenni (tra queste, almeno 3 milioni di novizi) siano rimaste in contatto con i loro amici e parenti grazie ai sistemi di videochiamata che utilizzano la rete internet. Lo sottolinea il Censis nel 54° rapporto sulla situazione sociale del Paese.
Al di là di farvi ricorso quando non esiste altra possibilità, quanto sono davvero soddisfacenti le relazioni sociali coltivate da remoto? Stando ai dati raccolti, almeno un quarto della popolazione a un certo punto è andata in sofferenza. Infatti, le incomprensioni, l’impossibilità di usare il linguaggio del corpo, la difficoltà nel creare la necessaria empatia sono via via diventate evidenti. Lo si coglie bene nelle opinioni di chi appartiene alle classi di età più giovani, un terzo dei quali ammette che, dopo un iniziale entusiasmo nell’uso dei sistemi di comunicazione digitale, si è stancato di fare e ricevere videochiamate. Un tipo di problema che segnalano in misura decisamente minore gli ultrasessantacinquenni, per i quali le videocall hanno coinciso con la possibilità di rimane in contatto con i propri cari (amici e parenti) domiciliati altrove.
A ben vedere, rileva il Censis, si tratta di quel segmento che non era costretto a utilizzare le piattaforme per studio o lavoro, dunque meno soggetto a quel processo di logoramento che ha portato non poche persone a sfiorare il burnout.