Aeroporto, quell’illusione ormai svanita utile soltanto a sprecare soldi pubblici - QdS

Aeroporto, quell’illusione ormai svanita utile soltanto a sprecare soldi pubblici

Aeroporto, quell’illusione ormai svanita utile soltanto a sprecare soldi pubblici

martedì 25 Giugno 2013

Una storia lunga cinquant’anni fatta di promesse, battaglie impossibili e finanziamenti mancati

AGRIGENTO – Dell’aeroporto mancato non si parla più. È rimasto un sogno, dopo più di 50 anni di speranze e di promesse, ma anche e soprattutto di tanti soldi sprecati. Un’illusione fatta di tante promesse costruite da un certo modo di fare politica che non ha tenuto conto di quella marginalità territoriale il cui perdurare ha costretto la provincia di Agrigento a restare negli ultimi posti di ogni classifica nazionale. Quando poi l’annosa aspirazione degli agrigentini sembrava che si avviasse a diventare realtà, si è rivelata –forse stavolta definitivamente – un’altra occasione mancata, solo un’illusione.
La storia di questo aeroporto mancato iniziò alla fine degli anni Sessanta, quando nel Piano di sviluppo quinquennale dell’aviazione civile fu prevista la costruzione di uno scalo aeroportuale nella zona Sud-occidentale della Sicilia. Per questo, il Consorzio per lo sviluppo industriale di Agrigento elaborò un progetto che il 19 ottobre 1968 venne trasmesso al ministero dei Trasporti: la zona prescelta era quella di Cannatello, a qualche chilometro dalla città dei Templi, ma sia il ministero che la Soprintendenza alle Antichità bocciarono il progetto.
Il progetto sembrò prendere un po’ più di concretezza pochi anni dopo, quando il deputato empedoclino Giuseppe Sinesio (Dc), che ricopriva la carica di sottosegretario ai Trasporti, riuscì a fare approvare la legge 111 con cui venne finanziata la realizzazione di nuovi aeroporti a Firenze, Napoli e Agrigento, stanziando per quest’ultimo la somma di 8 miliardi di vecchie lire. A seguito di tale finanziamento fu commissionato un progetto all’ingegner Mario Marra, che lo consegnò il 29 maggio 1985. La località prescelta cambiò in Piano Romano, a Licata, ma mentre gli aeroporti di Firenze e di Napoli furono regolarmente costruiti, quello agrigentino restò lettera morta e il finanziamento andò perduto.
Si ricominciò a parlare dello scalo soltanto nel 1988, quando l’argomento fu ripreso cambiando nuovamente l’area in cui sarebbe dovuto sorgere, identificata questa volta ad Acqua della Menta, in territorio di Racalmuto (zona molto criticata in quanto collinare e con molti problemi per l’espropriazione dei terreni).
Alla fine il tutto servì soltanto ad alimentare le chiacchiere, poiché nulla di concreto accadde fino al 1994, quando su iniziativa della Camera di Commercio venne costituita l’Aavt (Aeroporto Agrigento della Valle dei Templi) che individuò come possibile area quella di Misilina, dove nel 1943 gli americani avevano realizzato una pista. E se questa società a nulla è servita in relazione alla costruzione del tanto atteso scalo, almeno è riuscita ad arricchire i componenti del Cda che si sono succeduti nel corso dei 16 anni di attività (approfondimento nel box in basso). Nel 1995, infatti, si insediò il Consiglio di amministrazione che come primo atto decise di aumentare il capitale sociale da 600 milioni di lire a 5 miliardi. Paolo Di Betta – ex presidente della Camera di Commercio, nonché fondatore e primo presidente dell’Aavt – si adoperò per la realizzazione dello scalo reagendo vibratamente contro chi sottovalutava la necessità di realizzare un’infrastruttura simile in provincia e sostenendo sempre che altrove queste infrastrutture si realizzavano e solo in Sicilia incontravano tante difficoltà.
Con tempo la Provincia regionale divenne la maggiore azionista della nuova società, scontrandosi però sempre con l’Enac, che attraverso i suoi vertici – non ultimo il presidente Vito Riggio – ha sempre dimostrato non poche perplessità circa la sostenibilità economica dello scalo e l’idoneità dei siti di volta in volta prescelti.
Tra promesse, finanziamenti fantasma e una pletora di politici impegnati in proclami spazzati regolarmente via dal vento, si arrivò a qualche anno fa e all’arrivo in Provincia di Eugenio D’Orsi (presidente che ha lasciato proprio qualche giorno fa in vista della prossima istituzione dei liberi Consorzi di Comuni voluti dalla Lr 7/2013) che della realizzazione dell’aeroporto (puntando nuovamente forte sulla zona di Piano Romano, a Licata) fece la battaglia principale della sua attività.
Ma fra tanti ritardi burocratici, veti incrociati (in particolare con l’ex sindaco di Licata Angelo Graci) e il disinteresse regionale e nazionale il sogno sembra definitivamente svanito. Ancora una delusione per gli agrigentini, percepita come l’ennesima incompiuta di un territorio rimasto isolato dal resto dell’Isola e dal resto dell’Italia.
A nulla sono valse le prese di posizione, le battaglie (finte o reali) dei tanti deputati eletti alle recenti elezioni regionali e nazionali e coloro che hanno ricoperto e ricoprono incarichi ministeriali. In pochi, forse nessuno, ha mai voluto realmente, la realizzazione dell’aeroporto di Agrigento, che adesso sembra essere diventato un fatto definitivamente archiviato.
Almeno fino a quando l’argomento non farà comodo al prossimo politico di turno per racimolare voti decisivi per la propria elezione…


I sedici anni di sprechi per pagare i Cda Aavt

AGRIGENTO – Un approfondimento particolare occorre farlo sull’Aavt, che alla fine (dopo ben 16 anni di “attività”) si è rivelata una grande macchina mangiasoldi pubblici utile soltanto ad alimentare i sogni della gente e a ingrassare i membri dei vari Consigli di amministrazione.
Liquidata dalla Provincia regionale nel 2010, su di essa e sui suoi componenti occorre ricordare come la Corte dei Conti abbia più volte puntato i riflettori. Non si è più parlato, infatti, dei soldi spesi per i progetti, per la gestione della società e per i tanti consulenti chiamati a collaborare con l’azienda presieduta, in ultima battuta, da Marcello Massinelli, che forte della sua vicinanza all’allora presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, sembrò addirittura essere riuscito a ottenere un finanziamento di 35 milioni di euro, indispensabili per avviare la procedura di project financing con il sostegno dei privati, che alla fine non è mai arrivato..
Oggi, dopo anni di sprechi, sarebbe interessante sapere quale seguito hanno avuto le iniziative giudiziarie avviate nei confronti di tutti i componenti dei Consiglio di amministrazione dell’Aavt e della stessa Provincia regionale per avere provocato danni erariali e per i costi sostenuti per le varie operazioni finanziarie, le spese di gestione e le tante indennità che sono state elargite in tutti questi anni.
Ma anche di questo, come detto, non si è più parlato. Di udienza in udienza, le prime fasi del processo instaurato sono andate per le lunghe e tutto sembra finito nel dimenticatoio.
Proprio come il sogno dell’aeroporto.

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