Margherita Ferro (consigliera di Parità), "visione monoculare" Mimma Argurio (Cgil), "Atto becero". Maria Saeli (Più Europa), "ennesimo passo indietro". Milena Gentile (Emily), "regione cenerentola nella preferenza unica". Sc, "Figuccia di dimetta"
Divampano in Sicilia le polemiche per il rimpasto – “virile rimembranza del ventennio fascista in cui alle donne non era neppure concesso di votare”, come lo ha definito il presidente dell’Antimafia Claudio Fava – nella Giunta regionale, senza più donne dopo l’uscita di Bernadette Grasso.
Margherita Ferro, cancellata l’identità femminile
Molto determinata la posizione di Margherita Ferro, eletta nelle liste autonomiste e consigliera regionale di parità per la Sicilia: “la decisione si pone in violazione dei principi costituzionali sulla parità, nonché in assoluto spregio delle norme sul funzionamento del governo regionale e dell’Ars: l’Assemblea meno di un anno fa ha approvato una norma per garantire dalla prossima legislatura il vincolo della presenza minima di un terzo di donne in giunta”.
“Da oggi – ha aggiunto – la visione politica della Sicilia diventa monoculare, porterà con sé solo la visione al maschile, che non rappresenta la società e porterà inevitabilmente a promuovere politiche che non vanno nella direzione delle pari opportunità e di una crescita equa e paritaria del sistema economico e sociale. Mentre l’Europa si muove nella direzione della parità e della promozione della partecipazione femminile nei ruoli apicali, la Regione siciliana cancella l’identità e la presenza delle donne”.
Una valanga di critiche
Durissima anche Mimma Argurio, segretaria regionale della Cgil: “Dopo non avere fatto niente per promuovere l’occupazione femminile e per un welfare che rispondesse ai bisogni e garantisse i diritti di cittadinanza delle donne il governo Musumeci vara una Giunta regionale tutta al maschile. Un atto becero che segnerebbe la conferma di un esecutivo per il quale la parità di genere e i diritti delle donne vengono all’ultimo posto e sono perlopiù solo vuoti titoli”,
“Trovo assolutamente scandaloso – ha aggiunto Maria Saeli della direzione nazionale di Più Europa – che ancora una volta non ci sia nessuna donna. Eppure proprio poco tempo fa lo stesso Gianfranco Micciché festeggiava l’approvazione della legge, che certo entrerà in vigore dalla legislatura prossima, delle quote di genere in Giunta. La Regione più avanti d’Italia, si diceva. Che fa un ennesimo passo indietro”.
Milena Gentile, consigliere comunale del Pd a Palermo e presidente di Emily, che insieme ad altre associazioni femminili da anni porta avanti la battaglia per l’approvazione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale per l’Ars, ha aggiunto che “si consolida l’immagine di una regione-Cenerentola rimasta l’ultima in Italia a prevedere la preferenza unica”.
“L’esclusione dalla giunta regionale siciliana dell’unica donna finora presente è un fatto grave e conferma una tendenza pericolosa della politica siciliana a cui tutte le donne, specie quelle impegnate nelle istituzioni devono opporsi” ha detto la deputata regionale del Movimento Cinque Stelle Jose Marano, aggiungndo che “la figura della donna era già largamente umiliata nella precedente compagine di governo guidata da Nello Musumeci”.
Pippo Zappulla e Mariella Maggio segretari, rispettivamente regionale e provinciale di Palermo, di ArticoloUno, hanno sottolineato come “sull’altare degli equilibri tra partiti e componenti Musumeci, al solo scopo di provare a stabilizzare la sua barcollante maggioranza, ha eliminato dalla rappresentanza di governo della Sicilia, più di metà dei suoi abitanti, delle sue intelligenze e competenze presenti in ogni ambito e schieramento politico”.
Figuccia, non conta il sesso ma il cervello
Forse pensando di smorzare i toni, il deputato regionale della Lega psp Vincenzo Figuccia ha dichiarato: “Assistiamo in queste ore ad una polemica del tutto sterile e pretestuosa sulla composizione del governo regionale e sulla presenza di donne nel Governo. Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie. E soprattutto come lo usano per il bene dei siciliani”.
Sinistra comune, dichiarazione indegna, si dimetta
Ma “le dichiarazioni del signor Figuccia”, è la risposta contenuta in una nota di Sinistra comune, “sono imbarazzanti, espressione del peggiore maschilismo, indegne di un rappresentante della più prestigiosa istituzione della Sicilia”.
“Figuccia – continua la nota – deve immediatamente dimettersi: la sua concezione delle donne rappresenta un oltraggio alla dignità della persona e delle istituzioni. Ridurre la differenza tra uomo e donna agli organi genitali è espressione di una cultura che umilia non solo le donne ma anche gli uomini”.
“Invitiamo – conclude la nota – il presidente dell’Ars ad assumere una posizione formale contro questi atti di inciviltà”.