Belice, una ferita ancora aperta a distanza di 50 anni - QdS

Belice, una ferita ancora aperta a distanza di 50 anni

Belice, una ferita ancora aperta a distanza di 50 anni

domenica 17 Gennaio 2021

Nel 1968 una ventina di comuni siciliani furono sconvolti da una serie di forti scosse di terremoto. Tanti gli eventi organizzati per non dimenticare: a Montevago si inaugura un museo all’aperto

TRAPANI – Tra il 14 e il 15 gennaio di cinquantatre anni fa una serie di forti scosse di terremoto sconvolse la vita della Valle del Belice, una vasta area della Sicilia Occidentale compresa tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo. Una ventina i centri coinvolti nel sisma, alcune scosse furono avvertite fino al capoluogo siciliano e a Pantelleria. Una catastrofe che sconvolse la serenità di quei posti per sempre, cancellando definitivamente alcuni Paesi.

I comuni di Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Menfi, Santa Ninfa, Santa Margherita Belice furono scossi irrimediabilmente nella loro vita quotidiana. Furono circa trecento i morti, circa cinquecento i feriti (anche se i numeri nelle cronache dell’epoca non sempre corrispondono), molte decine di migliaia gli sfollati. Era l’inizio di un incubo per i sopravvissuti.

La tragedia più grande fu vissuta a Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago. Una ferita ancora aperta a distanza di più di mezzo secolo. Per decenni gli sfollati furono costretti a vivere e morire nelle tendopoli prima e nelle baraccopoli dopo. Le ultime baracche furono smantellate nel 2006. è questo il metro più crudo di una burocrazia che si rivelò incapace di dare risposte immediate a quel dramma. La vecchia ferrovia che collegava i centri più interni con la costa non fu mai ripristinata, la ricostruzione mai veramente completata. Alcuni centri, come Poggioreale e Gibellina furono abbandonati e ricostruiti altrove. E l’economia di quei posti continua a risentire ancora oggi del disastro di cinquantatre anni fa.

E sono tanti gli eventi organizzati dai Comuni coinvolti, pur tra le restrizioni imposte dalle misure per il contenimento del Covid. Tra gli appuntamenti anche un webinar sul tema “Dai paesaggi sismici, memorie e mutazioni”, che si è tenuto venerdì 15, sulla piattaforma Zoom e in diretta facebook sulla pagina web del Comune di Partanna. Al dibattito hanno partecpato tutti i sindaci del Coordinamento del Belice (coordinatore è il primo cittadino di Partanna, Nicolò Catania), il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il viceministro delle Infrastrutture e Trasporti, Giancarlo Cancelleri.

Nell’ambito dello stesso webinar si è tenuto un focus su “Sistemi, Paesaggi culturali-naturali tra mutazioni e prospettive”, nel corso del quale il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca, ha presentato il neo museo Open Air, e altri relatori della rete museale belicina sono intervenuti su tematiche del territorio.

A Montevago il museo Open Air – che ospita tra i ruderi del vecchio centro abitato i murales del catanese Salvo Ligama, i dipinti live del francese Pascal Catherine e la transavanguardia di Patrick Ray Pugliese – è stato inaugurato venerdì in forma ristretta alla presenza delle autorità locali e dei sindaci della Valle del Belice, collegati in streaming, dal sindaco Margherita La Rocca Ruvolo. E sempre venerdì, a Santa Ninfa, si è tenuta una seduta del Consiglio comunale per commemorare le vittime.

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