Il QdS dà voce ad alcune società sportive e ha chiesto ad Agnese Gagliano, presidente regionale del CSI una lettura della situazione attuale che vivono gli sportivi fuori dal circuito professionistico.
In vetta
ai desideri di giovani e meno giovani nel tanto agognato ritorno alla
“normalità” c’è la possibilità di riprendere a praticare sport di squadra e
riprendere in mano lo “spogliatoio”. Il CSI, Centro Sportivo Italiano,
coinvolge in tal senso ogni anno migliaia di persone, 50 mila solo nell’Isola.
Il QdS ha provato a dare voce ad alcune società sportive e ha chiesto ad Agnese
Gagliano, presidente regionale del CSI una lettura della situazione attuale
che vivono gli sportivi fuori dal circuito professionistico e le prospettive
per i mesi avvenire.
“Il
Centro Sportivo Italiano – spiega la presidente – è un’associazione di
Promozione Sociale e unico Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dalla CEI
ed è presente in Sicilia da oltre 75 anni, svolgendo in maniera capillare,
attraverso i suoi comitati, attività
sportive, promozionali, culturali, di formazione e del tempo libero, che fanno
dello sport il perno di un’azione educativa, inclusiva e di crescita umana e
personale.
Il CSI è
attivo ad Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa,
Siracusa, e inoltre, avendo una
dimensione “diocesana”, nelle realtà di Noto, Caltagirone e Acireale che
peraltro ha appena festeggiato i 70 anni del Comitato e ha riconfermato come
presidente Salvo Raffa.
Sono oltre
500 le società sportive, circa 35.000 i tesserati, più di 1500
squadre iscritte ai tornei di oltre 25 discipline sportive, ogni
anno coinvolge circa 50 mila persone in attività sportive, formative
svolte con impegno e continuità e rivolte soprattutto alla fascia under –
che rappresentano circa il 70% dei nostri tesserati – e alle categorie più
fragili (sport per i disabili, nelle carceri, per i migranti)”.
Anche lo sport è stato coinvolto e travolto
dall’emergenza sanitaria; qual è stato l’impatto sullo sport non
professionistico?
“Nonostante i
tanti aiuti messi in campo, con i vari decreti e sussidi previsti per
il modo sportivo, il settore più penalizzato da questa drammatica epidemia,
resta certamente quello dello sport di base, già in grande
difficoltà.
In un labirinto
normativo di procedure, regole ed equipaggiamenti per garantire il
distanziamento fisico, rispettare i protocolli e le direttive in aggiornamento
continuo, le società sportive meno strutturate e non professionistiche, sono
rimaste disorientate.
Dopo la scuola,
lo sport è una delle agenzie educative che dà maggiore respiro ai ragazzi e che
ha raccolto costantemente, in questi mesi, il loro bisogno di ritrovare gioia,
normalità, e anche i luoghi della relazione con gli altri. Proprio per questa
ragione, accanto a tante società sportive demoralizzate dalla situazione
attuale e a rischio di non riprendere più le attività, tante altre società
sportive hanno resistito, inventando con creatività organizzativa nuove
modalità di allenamento e mantenendo costante l’interazione con i ragazzi,
certe a volte le grandi soluzioni sono frutto di una grande crisi”.
Cosa sta mettendo in campo il CSI regionale guardando all’orizzonte del ritorno
alla “normalità”? Quali le iniziative intraprese, invece, di recente per
rimanere in contatto con le varie realtà isolane?
“Il CSI guarda
alla ripresa delle attività – quando le condizioni di sicurezza sanitaria la
renderanno possibile – con speranza e con coraggio, senza farsi demoralizzare
dalle difficoltà organizzative, senza mai venir meno al rispetto delle regole e
consapevole del fatto che sarà necessario che la vita associativa ricominci con
modalità e ritmi nuovi, frutto delle esperienze vissute. Esistono modi sicuri
per fare attività sportiva: privilegiare le attività outdoor, puntare sulla
promozione di nuovi sport individuali, immaginare un futuro in cui i parchi, le
piazze, i luoghi della città diventino spazi urbani in cui poter fare sport, in
cui poter coltivare benessere.
Accanto ai
sostegni anche economici per i comitati e le società sportive travolte da
questo tsunami, abbiamo utilizzato
questo tempo ‘sospeso’ per prepararci alla ripresa.
Per questo in
questi mesi, accanto ai corsi di formazione sulle norme di sicurezza in
relazione al Covid-19, numerose e diversificate iniziative formative smart hanno riguardato l’organizzazione
di grandi eventi sportivi all’aperto, la promozione degli e-sport, il rilancio di discipline sportive individuali quali la
corsa, il walking, il tennis e il padel.
Il CSI in
Sicilia, con i suoi atleti e i suoi dirigenti è pronto sarà pronto a ripartire,
con nuove modalità e sperimentazioni che affiancheranno gli sport
tradizionali, per uno sport vissuto
nella gioia, nella serenità, nell’allegria ma sempre in sicurezza”.
“Nuove modalità e
sperimentazioni” su cui puntano e che confermano alcune società sportive in
seno al CSI. Fabio Femiano responsabile dell’Accademy Stella Nascente di Acireale
sottolinea: “Nel rispetto dei protocolli e delle misure previste, siamo
riusciti, quando consentito, a continuare ad allenarci. I bambini e i ragazzi
sono stati divisi in piccoli gruppi e abbiamo anche attivato sessioni di
allenamento individuale. Tanti bambini, forse anche per paura, non hanno però
ripreso gli allenamenti e li sappiamo a casa, soli ed annoiati, davanti ad una
consolle o ad un videogioco. Sarà dura la ripresa e il ritorno alla normalità
soprattutto per loro”.
Raffaele Cunsolo della Liotri Volley di Catania
racconta delle sedute di allenamento online: “Abbiamo interrotto gli
allenamenti a partire dal 3 novembre per ragioni di prudenza e consapevoli che
in questa fase occorre dimostrare tutti senso di responsabilità e attenzione
per il bene comune. Durante i periodi di lockdown però non ci siamo mai
fermati: sedute di allenamento on line su Meet, interazioni continue e
quotidiane con tutta la squadra, non solo per non ‘perdere il ritmo’ ma
soprattutto per rimanere in contatto e sentirsi ‘squadra’ anche e soprattutto
in momenti difficili come questo”.
Antonio D’Arrigo della SSd Camaro 1969 di Messina
mette in luce la voglia di tornare in campo dei ragazzi: “In questi mesi
difficili abbiamo continuato le attività nel rispetto di tutte le procedure e
delle linee guida previste. Dal momento che gestiamo anche un impianto sportivo
(calcio a 11/calcio a 5/calcio a 7) abbiamo anche dovuto equipaggiare gli
impianti dei dispositivi necessari. Teniamo duro e resistiamo sperando che
questo brutto momento passi al più presto perché lo sport non è solo quello che
si vede alla TV, ma è soprattutto quello di tanti ragazzi che non vedono l’ora
di poter tornare a stare insieme in allegria e spensieratezza”.
Guido
Pecora dell’ASD
Fair Play Messina riferisce delle difficoltà che le società si ritrovano ad
affrontare: “Il mondo dello sport è in ginocchio, molte società hanno
chiuso i battenti, solo chi ha le spalle larghe potrà riprendere non senza
difficoltà. La nostra società avendo strutture sportive nella propria
disponibilità, pur nella crisi profonda che sta investendo l’intero sistema,
sta proseguendo le attività a livello individuale come consentito dalle norme,
ma siamo pronti a fermarci se le indicazioni saranno queste, bisogna stringere
i denti in attesa di tempi migliori e affrontare con senso di responsabilità
questo difficile periodo.”
Marco
Emanuele Cutore, presidente della Volley Valley di Catania, parla dello sport
come valvola di sfogo e di “evasione” dalle mura domestiche: “La nostra società
ha fatto una scelta precisa, pur nell’assoluta consapevolezza delle difficoltà
del momento, ha optato per la prosecuzione degli allenamenti, di tutti i gruppi
sportivi, ad eccezione dei CAS, pur lasciando libertà di scelta alle famiglie
se aderire o meno alle sessioni di allenamento.
Proseguire
le attività, pur nelle difficoltà e con fatica, ci sembra doveroso soprattutto
per permettere ai nostri tesserati più giovani di avere una quotidiana valvola
di sfogo alla luce della costante permanenza in casa, sia per la Dad sia per le
attutali norme di contenimento in vigore.”
Stefano Leone dell’Alus Volley di Mascalucia denuncia
l’impossibilità di una programmazione: “Il periodo ha colpito fortemente
soprattutto le attività giovanili, non solo nell’immediato ma anche e
soprattutto per ciò che concerne l’attività programmata. Il continuo differire
le attività ad un tempo ancora indeterminato e certamente in una ristrettezza
di risorse, rappresenta la più grande criticità. L’altro problema non
indifferente è superare la legittima e comprensibile diffidenza dei genitori
nel far fare attività sportiva ai propri ragazzi. La mia preoccupazione è che
questi ragazzi subiscano negativamente l’allontanarsi dalla vita sociale e da
una forma di crescita a 360 grandi. Trovare delle alternative di allenamento
alla pallavolo, che è uno sport di squadra, basato sulla collaborazione tra
giocatori, è certamente proibitivo. Abbiamo cercato di mantenere la forma
fisica attraverso allenamenti on line oppure allenamenti individuali all’aperto
nel cortile della scuola. Ma si è snaturato fortemente il principio del nostro
sport”.
Il CSI è motore di sport ed emozioni
all’interno di tantissime parrocchie. Padre Francesco Di Pasquale,
presidente e parroco dell’Oratorio Sant’Antonio di Padova all’Arenella di
Palermo sottolinea il ruolo educativo dello sport: “Abbiamo seguito le
disposizioni del CSI, prevedendo allenamenti singoli, incentrati sulla tecnica
di base e giochi a tema. Non è stato facile convincere i bambini a non fare
partitelle, ma poi come spesso accade hanno mostrato una maturità da grandi e
allenamento dopo allenamento è stato sempre un crescendo di partecipazione e
divertimento. Il nostro obiettivo è stato quello di tenere vicini, soprattutto
in questo delicato momento, i bambini all’interno dello spirito parrocchiale
sapendo che l’alternativa era vederli giocare per strada con tutti i pericoli
che ne conseguono. A Natale abbiamo organizzato, sempre rispettando le norme,
un piccolo torneo di calcio a 5, con tutti i bambini nati dal 2008 al 2011. È
stato un modo per far vivere nuovamente il loro lo spirito di normalità pre
covid. essendo una borgata marinara abbiamo dato ad ogni singola squadra un
nome ” tipico”: gambero, polipo, Sarda e sgombro. Per l’occasione era
presente anche il Presidente Polizzi che ha premiato ogni bambino con una
medaglia ricordo”.
Padre Angelo Tomasello, presidente,
parroco e direttore dell’Ufficio Catechistico Arcidiocesi di Palermo
racconta la realtà vissuta dall’Oratorio San
Gabriele: “Siamo in stato di emergenza e non si può fare finta di nulla,
ma bisogna riconoscere il tempo che viviamo con serietà e responsabilità. Non
ci possiamo permettere risposte affrettate in un senso o in un altro, tanto
meno faciloneria o eccesso di panico. Non offriamo un servizio, c’è chi lo fa
professionalmente forse meglio di noi, ma offriamo una proposta di
accompagnamento alla conoscenza ed esperienza della vita cristiana.
Le parole chiave, che hanno
caratterizzato l’esperienza dell’Oratorio San Gabriele nel tempo del
Coronavirus, sono state prossimità verso il territorio e responsabilità.
Non possiamo, ancora di più che nel
passato, riproporre schemi ripetuti, tentando di incastrare la realtà dentro i
nostri modelli assodati, ma dobbiamo dare spazio allo Spirito che ci dona, anzi
sta già suscitando, creatività, riscoprendo così che il cuore dell’educare è
ospitalità, fraternità, relazione, accompagnamento”.
Adriano Agatino Zuccaro