Convegni e pubblicazioni, nuovi requisiti per i contributi - QdS

Convegni e pubblicazioni, nuovi requisiti per i contributi

Convegni e pubblicazioni, nuovi requisiti per i contributi

domenica 07 Febbraio 2021

Alle risorse messe a disposizione dal Mibact hanno accesso soltanto gli enti dotati di personalità giuridica

PALERMO – “I luoghi dei Florio”, “La Sicilia minore – Viaggio tra i musei e le collezioni”, “Grand Tour – Lungo il paesaggio sotterraneo italiano”. Sono solo pochi tra i tantissimi titoli delle pubblicazioni di alto valore culturale finanziate l’anno scorso dalla Direzione Generale Educazione Ricerca e Istituti Culturali del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Un’opportunità che si è rinnovata anche quest’anno, ma con un’importante novità.

Sostituendo il testo del 2012, infatti, la circolare n. 16 del 21 dicembre 2020 ha aggiornato i parametri per l’accesso ai contributi ministeriali finalizzati all’organizzazione di convegni e alla pubblicazione di volumi di rilevante interesse culturale promossi o organizzati da associazioni, fondazioni ed altri organismi senza scopo di lucro. La principale novità ha riguardato la platea dei soggetti legittimati a presentare domanda. Mentre fino all’anno scorso l’accesso ai contributi era consentito a tutti i soggetti no profit purché costituiti con atto pubblico, da quest’anno hanno potuto presentare domanda soltanto gli enti dotati di personalità giuridica.

Una modifica non di poco conto, perché il mondo dell’associazionismo culturale è costituito principalmente da enti a gestione semplificata, che godono di regimi agevolati dal punto di vista fiscale e di un particolare profilo giuridico che responsabilizza direttamente gli organi direttivi. Oltre all’iscrizione nei registri prefettizi, invece, alle associazioni con personalità giuridica vengono imposti degli obblighi che afferiscono alla sfera delle società a responsabilità limitata, come per esempio il deposito di un patrimonio sociale che renderebbe l’ente “attaccabile” in caso di debiti o controversie legali manlevando qualsiasi diretta responsabilità del presidente e degli organi direttivi.

Che la riforma del terzo settore avrebbe comportato novità anche per l’accesso ai contributi pubblici era piuttosto scontato. Ci si chiede, però, se sia stato opportuno – a maggior ragione in un periodo storico dominato dall’incertezza come l’attuale – praticare tale principio ad excludendum rischiando di penalizzare fortemente un settore già mortificato dalle chiusure imposte per l’emergenza sanitaria e che ancora non vede la possibilità di intraprendere un percorso di convalescenza.

Il Ministero su questo sembra che non farà eccezioni. Lo dimostra il fatto che la medesima chiusura alle associazioni non dotate di personalità giuridica era presente anche nella circolare n. 15, quella per intenderci che ha destinato direttamente fondi alle istituzioni culturali. Chi vorrà mantenere alterati i propri standard di operatività nei territori di appartenenza dovrà pertanto adeguarsi, se possibile, prevedendo una trasformazione il cui rischio generale sarà la morte dell’associazionismo per come lo conosciamo e l’affermarsi di una mentalità paracommerciale dietro il cui paravento si potranno celare ancor più facilmente di quanto avviene adesso dimensioni favorevoli ad attuare propositi elusivi dal punto di vista fiscale.

Che il legislatore ignori questa deriva è da escludere, che la voglia veicolare è al momento solo una supposizione. Ma stiamo parlando di un punto nodale per il mondo della cultura e sarà senz’altro il caso di approfondirlo, anche eventualmente ascoltando i diretti interessati.

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