Il Premier presenta il Piano al Consiglio dei Ministri. Malumori soprattutto per lo stop ai due provvedimenti da M5s, Fi e Lega. Per la supervisione politica, un comitato di Palazzo Chigi
La riunione del Consiglio dei ministri in cui il premier Mario Draghi presenterà al Governo il Piano di Ripresa e Resilienza, quello che viene comunemente definito come Recovery Plan, inizia stamattina alle dieci.
A quanto è trapelato comprenderebbe lo stop a Quota cento, 228mila nuovi posti per gli asili, accesso snello, semplificazione e digitale per la Pubblica amministrazione, la laurea che varrà già come esame di Stato. E poi più gare nei servizi pubblici, 25 miliardi per i treni veloci. Inoltre non è prevista la proroga del Superbonus fino al 2023.
Missioni, riforme, priorità
La bozza del piano che, grazie alle risorse straordinarie dell’Europa, consentirà al Premier di “consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno” e anche più verde, comprende 318 pagine in cui sono illustrate sei missioni, quattro grandi riforme, tre priorità trasversali di sostegno a giovani, donne, Sud.
Previste trenta grandi infrastrutture di ricerca e uno di eccellenza per le epidemie.
La stima del suo impatto sul Pil “sarà nel 2026 di almeno 3,6% più alto”.
La supervisione politica del piano sarà affidata a Palazzo Chigi.
Ultimo miglio complicato
E’ risultato più complicato del previsto l’ultimo miglio che il premier deve percorrere prima dell’invio del piano all’Europa, il trenta aprile. La discussione promette di essere accesa in Consiglio dei ministri, tanto che la riunione è slittata da ieri a oggi, anche se la Presidenza del Consiglio ha puntualizzato che le cause non sono politiche ma riguardano la necessità di completare le rifiniture del piano.
Intanto la bozza del Pnrr ha fatto emergere, nei partiti della maggioranza, alcune criticità. Su tutte c’è la mancata proroga al 2023 del Superbonus caro al M5s, ma chiesto anche da Confindustria.
Gli altri nodi importanti riguardano le pensioni, con la conclusione di quella Quota cento così cara alla Lega nel 2022, fino alla composizione della cabina di regia.
Il 40% dei fondi al Sud
La bozza prevede che il 40% delle risorse vada al Sud, il 38% a progetti “Verdi” e il 25% a progetti digitali.
Il piano, come detto, è composto da sei missioni e quattro riforme della Pubblica amministrazione, della Giustizia, per la concorrenza e le semplificazioni.
Dopo l’invio del piano in Europa il governo si appresta a varare tre decreti e leggi delega come quella prevista a luglio per la concorrenza.
Un decreto servirà a snellire le norme (con la nascita di un apposito ufficio a Palazzo Chigi), con misure come una speciale “Via statale” per rendere più rapide le autorizzazioni del Pnrr.
Il secondo decreto servirà per le assunzioni nella P.a. che rafforzeranno l’attuazione del Recovery. E il terzo per definire la governance del piano: la cabina di regia a Palazzo Chigi (con rafforzamento degli uffici della presidenza del Consiglio) dovrebbe coinvolgere le amministrazioni coinvolte, gli enti locali, le parti sociali.
Un programma da 221,5 miliardi
Il grosso del piano è definito e difficilmente cambierà.
Ci sono – tra le numerose misure – 6,7 miliardi per le rinnovabili, internet veloce a otto milioni di famiglie e novemila scuole, 25 miliardi per la rete ferroviaria veloce, 228mila nuovi posti negli asili.
Ma ci sono anche alcuni temi politicamente sensibili.
Sparisce per esempio dal piano (ma resta finanziato e dunque per ora in vigore) il cashback.
Scontro su Superbonus e Quota cento
A fine 2021 scadrà, come detto, Quota cento, sostituita da misure pensionistiche per chi svolga lavori usuranti.
E, per il Superbonus, l’agevolazione al 110% per le ristrutturazioni edilizie viene confermata com’è oggi solo fino al 2022. E i fondi non crescono.
Su questo provvedimento, oltre alle proteste del M5s – che lo ritiene “indispensabile e imprescindibile per la transizione ecologica” -, sono giunte anche quelle di Forza Italia: “Il super bonus è una misura importante. Per noi indispensabile con adeguati finanziamenti”.
La proroga, di un anno e con adeguati finanziamenti ed estensione ad altre tipologie di edifici, era tra le proposte vincolanti fatte da Fi al governo nel piano presentato nei giorni scorsi.
“Il superbonus al 110% è una misura creata dal Movimento, la sua proroga è indispensabile e imprescindibile per la transizione ecologica. Si ricorda che proprio la transizione ecologica è la matrice che ha fatto nascere questo governo”. Lo sottolineano fonti del M5S.