Covid, da oggi senza maschera i ribelli del coprifuoco - QdS

Covid, da oggi senza maschera i ribelli del coprifuoco

Covid, da oggi senza maschera i ribelli del coprifuoco

lunedì 26 Aprile 2021

"Io Apro", protagonista di proteste spesso sfociate in scontri fomentati dalla destra estrema, ora sfida il governo: "Apriremo a modo nostro". E anche l'industria dei matrimoni scende in piazza

Serrande alzate per tutte le attività, senza alcun limite di sorta e senza coprifuoco. E spostamenti liberi tra le Regioni di qualunque colore.

Il movimento “Io Apro”, già protagonista delle proteste di piazza – sfociate spesso in scontri con le Forze dell’Ordine fomentati dalla destra estrema – , lancia la sfida al Governo Draghi.
E invita i propri aderenti – ma lo sguardo è rivolto a circa centodiecimila attività -, a ribellarsi, a partire da oggi, ma “senza atti di forza con la polizia, ricorrendo alla disobbedienza civile”.

Si tratterebbe, insomma, non di protestare ma di non applicare le nuove regole dettate dall’esecutivo Draghi, ma il decreto riaperture varato dal proprio “governo ombra” – legato ancora una volta alla destra -: un sostanziale “liberi tutti” per le attività economiche, dalla ristorazione alle palestre, agli spettacoli sino ai centri termali e ai parchi giochi, con un preteso richiamo ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.

Intanto sempre oggi in tredici città capoluoghi di regione ci saranno flashmob delle imprese e dei liberi professionisti del settore Matrimoni ed eventi per protestare contro la mancata indicazione della data di ripartenza per le feste.

In dieci paginette su sfondo blu e il logo dello Stivale nazionale che campeggia sul tricolore, sono riassunte le norme di chi non ci sta.

Si parte dai “comportamenti sempre validi”.

Il primo “comandamento” è aprire tutte le attività “come se fosse il 2019 e non chiudere più” e “imparare a conoscere i propri diritti per poterli esercitare”.

Regola numero due “attuare la disobbedienza civile nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e della Costituzione”, e farlo anche con le Forze di polizia, che “eseguono ordini” , in una forma “gentile”, ricordando loro “l ‘articolo 28 della Costituzione”, quello che sancisce che “i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti”.

Alle libertà sancite dalla Costituzione i ribelli si appellano per dire “no” ai divieti che permangono: “Dal 26 aprile puoi spostarti liberamente da una regione all’altra perchè gli articoli 16 e 120 te lo consentono”, assicurano senza tentennamenti. Una zattera di salvataggio, la Carta fondamentale, che rende inutile anche il pass vaccinale: “non vi è la necessità” di portarlo con sè “per muoversi sul territorio nazionale, come sancisce la Costituzione negli articoli 13, 16 e 120”.

Il resto delle regole è, come detto, un “liberi tutti” per ogni attività che avrebbe gravissime conseguenze sulla trasmissione del virus, come hanno dimostrato le amare esperienze della Sardegna, solo per fare un esempio, che dalla zona bianca è precipitata in zona rossa.

Da oggi “i ristoranti saranno aperti a pranzo e cena anche al chiuso”.

Porte aperte al pubblico per “cinema, teatri, sale concerto ,live club senza alcun tipo di limitazione”, così come per “le manifestazioni e gli eventi sportivi di tutte le tipologie”. Consentito anche “lo svolgimento all’aperto e al chiuso di qualsiasi attività sportiva anche di contatto”, assieme alla riapertura di piscine e palestre, “anche al chiuso”.

E ancora: ripartono fiere e congressi, “sono consentite le attività nei centri termali e possono riaprire i parchi tematici e di divertimento”.

Non resta che attendere oggi per capire quanti aderiranno alla protesta-provocazione di un movimento che assicura di non avere nessuna connotazione politica.

Anche se…

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017