Lo ha detto nel corso della conferenza sul futuro dell'Europa in prospettiva mediterranea organizzata dal Gruppo Ppe del Comitato europeo delle Regioni. Fino al 2026 al centri della geopolitica
La Sicilia come frontiera d’Europa, con un “ruolo geostrategico” perché nell’Isola “si dispiega la più importante rete di back-bone per interconnessioni digitali tra gli emisferi del mondo, mentre il canale di Sicilia è percorso da decine di migliaia di navi-cargo provenienti da Suez”.
Lo scenario è stato illustrato dal vicepresidente della Regione siciliana Gaetano Armao, e presidente del gruppo interregionale del CdR sulle regioni insulari, nel corso della conferenza sul futuro dell’Europa in prospettiva mediterranea organizzata dal Gruppo Ppe del Comitato europeo delle Regioni nell’ambito delle iniziative #EPPLocalDialogue,
Per Armao, la Sicilia “diviene scenario di uno scontro tra forze mondiali che ne fa uno degli snodi della geopolitica più rilevante per i prossimi anni”.
“Il futuro che abbiamo di fronte – ha spiegato il vicepresidente della Regione – a partire dall’esigenza di affrontare i drammatici effetti economici della pandemia da Covid-19, delinea sfide epocali e impone una visione che ricostituisca dalle fondamenta le Istituzioni europee alla quale siamo chiamati a contribuire portando l’esperienza e la cultura del popolarismo europeo”.
La Regione siciliana ha riacquisito un ruolo centrale nelle politiche europee grazie al lavoro degli europarlamentari e al fatto che la presidenza della Commissione Intermediterranea della Cprm sia stata affidata al Governatore Nello Musumeci e quella dell’intergruppo per le isole del CdR ad Armao.
“Ruolo – ha aggiunto il vicepresidente della Regione – che sarà ulteriormente rafforzato dal coordinamento della Commissione Affari europei e internazionali recentemente conferita dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome”.
“Sarà quindi la Regione siciliana – ha concluso Armao – a svolgere, sino al 2026, il delicato ruolo di interfaccia tra tutte le Regioni italiane, il governo nazionale e le Istituzioni europee con riguardo alla nuova programmazione europea 21-27, all’implementazione delle misure del Recovery Fund, ma anche alle politiche nazionali di coesione”.