Omicidio a Palermo, due fermati sono figli di un boss - QdS

Omicidio a Palermo, due fermati sono figli di un boss

Omicidio a Palermo, due fermati sono figli di un boss

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martedì 01 Giugno 2021

Nuovi dettagli sull’omicidio di Emanuele Burgio, il 26enne ucciso lunedì notte alla Vucciria a Palermo. Due dei tre fermati sono fratelli e figli del boss del Borgo Vecchio Giovan Battista,

Matteo Romano, 39 anni, e il fratello Domenico, 49 anni, due fermati dalla squadra mobile palermitana per l’omicidio di Emanuele Burgio, sono figli del boss del Borgo vecchio Giovan Battista, scomparso quando aveva 50 anni, nei primi mesi del ’95, massacrato di botte, ucciso e sciolto nell’acido.

All’epoca si disse anche che il mafioso avrebbe confidato particolari sulla cosca al giudice Giovanni Falcone e anche per questo Cosa nostra lo punì. Dopo le rivelazioni dei pentiti Cucuzza, Brusca e Zanca, vennero condannati per l’omicidio Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, Vittorio Mangano, ex stalliere nella villa di Berlusconi ad Arcore, Gaspare e Giuseppe Bellino, Nicola Ingarao, Cucuzza e Brusca. Giovan Battista Romano, 29 anni, il giovane che avrebbe avuto un diverbio per questioni stradali con Emanuele Burgio, è figlio di Domenico e porta il nome del nonno.

L’omicidio, quindi, è stato commesso da persone che in qualche modo gravitano nell’orbita di Cosa nostra.

Nell’aprile 2011 venne ucciso con un colpo di pistola alla nuca e fatto trovare in mutande nel bagagliaio di un’auto rubata, in via Titone a Palermo, Davide Romano, 34 anni, fratello di Matteo e Domenico.

Arrestato in diverse operazioni antimafia era stato condannato per mafia, estorsioni e droga ed era uscito dal carcere da un mese. Davide Romano voleva rientrare nei vecchi traffici di droga scavalcando però le regole di Cosa nostra. E per questo – dice il pentito Vito Galatolo – il boss Calogero Lo Presti ne avrebbe decretato l’uccisione. Anche un altro fratello dei Romano, Francesco Paolo, è stato coinvolto in inchieste di mafia e droga.

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