Le sigle sindacali unitarie ritengono insoddisfacenti le risposte dalla Direzione Aziendale sulla cassa integrazione ancora attiva nonostante gli impianti sono ritornati tutti in marcia dopo i fermi
Braccia incrociate, questa mattina, per i lavoratori di Isab che unitamente al Sindacato di Fabbrica hanno ritenuto insoddisfacenti le risposte ricevute nei vari incontri che si sono susseguiti con la Direzione Aziendale.
“Il perpetrarsi di un’iniquità di applicazione della cassa integrazione, che impatta e impatterà ancora di più nei mesi estivi sul salario dei lavoratori tutti e soprattutto giornalieri”. Così in una nota delle sigle sindacali Ficltem Cgil, Uil, Femca Cisl e Uiltec.
“Cassa integrazione che tra l’altro – si legge nella nota – a nostro modo di vedere non può sussistere con le mutate condizioni che vedono gli impianti quasi tutti in marcia, contrariamente alla condizione di impianti fermi in cui si trovava la Raffineria i primi d’Aprile.
Il mancato rispetto delle regole dichiarate dalla Direzione Aziendale, di quelle normate dal CCNL e dalla contrattazione di secondo livello. Regole, stravolte sistematicamente senza un confronto sindacale, ogni qual volta si rendesse necessario per interessi aziendali, anche questo non tenendo minimamente conto dei disagi subiti dai tanti, e che inevitabilmente finiscono col determinare delle perdite di salario dei lavoratori.
Le subdole
riorganizzazioni di posizioni in organigramma, fatte in modo silente e non
concordate con le organizzazioni sindacali, che in nome della crisi, in varie
aree dello stabilimento modificano ruoli, mansioni e orari di lavoro, minano
seriamente gli standard di sicurezza dai quali una azienda a rischio di
incidente rilevante come la nostra non può prescindere.
Tutto questo, insieme a
tanto altro – proseguono nella nota i rappresentanti sindacali -, ha imposto
necessariamente una presa di posizione da parte del sindacato unitario.
Altresì alla luce di
tutto quello che il mondo del lavoro sta vivendo, noi insieme ai lavoratori di Isab,
non possiamo rischiare di essere “spettatori paganti” sulla nostra pelle,
conseguenza la morte silente della nostra Azienda e di tutta un’area
industriale in cui aziende come Isab pensano di poter parare i colpi della
crisi solo abbattendo i costi fissi del personale.
Riteniamo che – concludono
le sigle sindacali nella nota – non sia questa la strada giusta per traguardare
il futuro del lavoro nella nostra area industriale e se sacrifici devono essere
fatti, noi chiediamo che si facciano con un confronto serio e paritetico che
non metta i lavoratori nella condizione
di perdere diritti e dignità lavorativa”.