Quello andato in scena ieri a Palazzo dei Normanni tra Miccichè e Letta sembra un rito danzante di altri tempi.
Quello andato in scena ieri a Palazzo dei Normanni tra Miccichè e Letta sembra un rito danzante di altri tempi.
Uno lo aspettava in una piazza, l’altro entrava dall’altra, dopo le irritazioni ovvie e le chiamate tra scudieri e addetti di segreteria, l’incontro avviene, nelle migliori tradizioni sicule, al ristorante dell’assemblea. Pare che comunque, nonostante la più che dichiarata simpatia a sinistra e per formule draghiane del Presidente Miccichè, questo matrimonio non s’ha da fare. Non c’è stato l’endorsement per Provenzano, ma tutti gli indizi portano per un asse a sinistra, in alleanza con i 5 stelle, che di fatto lascia poco spazio ad un’intesa con forze moderate. C’è una ragione anche pratica e non solo politica qui in Sicilia.
Il grande affetto che i percettori del reddito di
cittadinanza nutrono nei confronti dei pentastellati. A Palermo in particolare 178
persone su mille sono percettori e l’isola dopo la Campania ha il giallo delle
social card. Questo dato è stato evidenziato dal sondaggio sulle preferenze di
voto dei siciliani uscito su La Sicilia. Il movimento 5 stelle è il primo
partito dell’isola con il 22 per cento.
Di fatto i percettori di cittadinanza sono diventati un
blocco sociale, molto più ampio di quello dei forestali o dei precari degli
enti locali. Un blocco che grava sulla fiscalità generale e che non genera
nemmeno ipotesi di voto di scambio locale. La quadra del cerchio.
Se la coalizione di centrosinistra riassorbe la candidatura
di Fava e si da una veste di narrazione ed evocazione, come quella raffigurata
dall’ex ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, uomo che ha doti innegabili e
visioni, diventa competitiva.
Soprattutto se a destra vi possono essere rotture di schemi
o riproposizione vecchie, stantìe e senza uno storitelling che parli alla Next
Generation. Nessuno a destra, ma nemmeno a sinistra, discute con competenza del
ruolo geopolitico della Sicilia, in Italia ed in un mediterraneo in pieno
fermento. Ci si chiude in giochetti ammuffiti, tra piccole beghe interne e sacche
di spesa vuote.
Il Presidente Musumeci si sta arroccando in un isolamento
estivo dopo aver riscontrato sufficienza o palese freddezza all’ipotesi di una
sua ricandidatura. “È presto”, la frase più pronunciata da tutti.
La verità è che invece è tardi, per l’economia isolana, per
le prospettive di trattenimento del capitale umano, per le capacità di
interazione con le istituzioni preposte al PNRR.
La Sicilia cincischiando con quadre da trovare, carriere da comporre,
sopravvivenze da assicurare, conti da fare con molti, troppi, osti della politica
produce solo una cosa acclarata dal Parlamento siciliano.
Povertà, materiale e culturale.
Ci vuole una nuova narrazione, autentica, che coniughi le generazioni e ci faccia uscire dalla palude che non meritiamo.
Gatto Silvestro