Il virologo Francesco Menichetti, primario di malattie infettive all'ospedale di Pisa, non è d'accordo sulla vaccinazione dei più piccoli, ecco perché.
“Ho espresso qualche perplessità sui vaccini anti Covid ai bambini molto piccoli e continuo a non essere completamente convinto che sia un target qualificante”. Lo dice il virologo Francesco Menichetti, primario di malattie infettive all’ospedale di Pisa, dopo che negli Usa l’agenzia regolatoria del farmaco Fda ha sollecitato Pfizer ad ampliare la platea per gli studi clinici sull’efficacia del vaccino a mRna nella fascia 5-11 anni per la quale l’azienda aveva annunciato i primi risultati già per settembre seguiti da quelli per la fascia 2-5 anni e 6 mesi-2 anni entro dicembre.
“Adesso vedremo i dati, gli studi registrativi saranno importanti però – chiarisce Menichetti – ancora più importante degli studi registrativi sarà chiarire quale vorrà essere la politica vaccinale. Se noi vorremo raggiungere l’immunità di gregge e di quale livello”. Perché, spiega il virologo, “già potremmo ottenere risultati importanti se mettessimo in sicurezza i 5 milioni di ultra 50enni e i ragazzi dai 12 anni in su, per riaprire le scuole. Insomma – ribadisce – sarei un pochino cauto sui più piccoli”.
Il motivo è sempre basato sul rapporto rischio/beneficio “che a regola si abbassa per i bambini. Ovvero – spiega il medico – anche se il rischio rimane quello, è più rilevante con la diminuzione dell’età. Se l’epidemiologia del Covid ci conferma questa tendenza è giusto che la politica vaccinale ne tenga conto”.
“Non sono convinto che i bambini siano a rischio né che siano i driver dell’infezione. I driver dell’infezione – afferma il primario – sono i giovani adolescenti e giovani adulti non vaccinati, come stiamo vedendo in queste settimane e in questi mesi. E’ vero – conclude – che ieri è morta una bimba di 11 anni, ma era una bimba che aveva una problematica molto seria, quindi un soggetto fragile. Io mi riferisco a bambini sani, i fragili seguono un altro percorso”.