Mafia e rifiuti, basta alibi - QdS

Mafia e rifiuti, basta alibi

Mafia e rifiuti, basta alibi

martedì 10 Agosto 2021

Se a San Filippo del Mele non si è realizzato un termovalorizzatore non è colpa della mafia

di Chicco Testa
Presidente di Fise Assoambiente

Non sono certo un esperto di storia, né di contemporaneità della mafia e il buon senso mi consiglierebbe di tenermi alla larga da tale questione.

Tuttavia non posso fare a meno di domandarmi se, almeno per alcuni versi, il continuo riferirsi ad essa come causa di ogni male siciliano non nasconda l’incapacità di agire e non costituisca piuttosto un grande alibi, un semplificatore di questioni complesse e un vestito ideologico sotto il quale nascondere una discreta mancanza di idee e coraggio di agire.

Riflessione suggeritami da un recente dibattito con alcuni esponenti siciliani relativo all’annosa questione rifiuti. La discussione inizia bene. Si ragiona sui numeri siciliani, sul deficit impiantistico e sulle cose da fare. Ma non si fa in tempo a spostare l’attenzione sui programmi e soprattutto sul perché molte cose non siano state fatte prima che irrompe il tema mafia, come grande giustificazione di decenni di impotenza e di nulla di fatto.

Ora io non escludo affatto che ci siano interessi, anche mafiosi, che preferiscono la situazione attuale, ma questa mi sembra una spiegazione eccessiva e poco pertinente. Un alibi.

Se a San Filippo del Mele non si è realizzato un termovalorizzatore proposto alla fine degli anni ‘90 da Enel e poi più recentemente da A2A, oggi proprietaria di quella centrale, non è colpa della mafia, ma delle diverse amministrazioni regionali che non hanno mai dato corso al progetto e più recentemente del Ministro Costa che lo ha bocciato. Punto.

Eni, per fare un altro esempio, ha in Sicilia due stabilimenti importanti a Milazzo e a Gela dove si potrebbero realizzare impianti per il trattamento sia della frazione umida, che di quella secca dei rifiuti urbani. Nessuno risponde alla disponibilità manifestata da quell’azienda, eccellente per capacità tecnologica. E altri esempi potrebbero essere fatti.

Si preferisce far viaggiare i rifiuti verso Nord o verso l’estero, magari nascondendosi dietro l’ideologia favolistica dello zero rifiuti. Se proprio si vuole parlare di mafia, basterebbe leggere la relazione del Procuratore Nazionale antimafia dedicata al tema rifiuti.
Dove si afferma con parole chiare e indiscutibili che lo spazio lasciato alle varie criminalità organizzate deriva da due fattori. La lunghezza e le complicazioni delle procedure amministrative e la carenza di impianti legali.

Se la domanda di smaltimento supera l’offerta di strutture atte a riceverli, inevitabilmente si crea lo spazio per il mercato nero. La mafia insomma anche in questo campo si batte con la buona amministrazione.
Soprattutto con meno parole e più fatti.

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