Il Ministro vorrebbe appoggiare Calenda a Roma, il Segretario punta su Michetti. Anche i Governatori del Carroccio sul Green pass non seguono la linea estremista salviniana. E poi c'è la grana Morisi
Tensioni sempre più forti in casa leghista: Matteo Salvini rimarca la propria linea e replica al suo vice, il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, tra scintille e distinguo.
Il segretario del Carroccio ha smontato l’endorsement a Carlo Calenda – il candidato sindaco che, secondo Giorgetti, potrebbe vincere a Roma se intercettasse i voti della destra in uscita – e ricordato che è Enrico Michetti il nome scelto dalla coalizione di centrodestra per il Campidoglio.
Lui “ha la competenza per ripartire dalle periferie, e non dai salotti di Calenda”, ha detto caustico Salvini in tv.
Ma, nonostante le continue smentite, la tensione resta alta anche tra Salvini e i governatori leghisti delle regioni del nord, che sposano la linea prudente del governo sulle nuove aperture e capienze per sport e spettacolo.
Il capo del Carroccio, invece, si dimostra impaziente, estremista: “Apriamo tutto” dice, perché “se il Green pass ti rende sicuro e puoi andare allo stadio e al teatro, puoi farlo a piena capienza”.
Sotto pressione e accerchiato da più fronti, il “capitano” sta insomma provando a tenere insieme un partito sempre più in subbuglio, che oscilla tra incredulità e irritazione.
Nel partito di via Bellerio si consumano ormai le prove tecniche di una resa dei conti che potrebbe arrivare con il test delle amministrative di domenica e lunedì, anche se il match maturerà fra due settimane con i ballottaggi.
In più c’è da gestire la grana di Luca Morisi, l’ex guru della campagna social della Lega, l’inventore de “la bestia” di Salvini, indagato per detenzione e cessione di droga.
Salvini difende ancora l’amico che “ha sbagliato” e distingue tra chi si droga e chi spaccia.