Ambiente. Mesotelioma, dal 1998 sono 70 i casi l’anno.
L’andamento. Negli ultimi 11 anni, in Sicilia sono stati registrati, in media, 70 casi di mesotelioma (il tumore della pleura causato dall’esposizione all’amianto) l’anno. Non è finita: il picco è previsto tra sei-otto anni.
La causa. Nell’Isola esistono molti siti a rischio, ma si conoscono soltanto quelli più evidenti e la bonifica non parte. Manca la mappa, prevista da una legge nazionale del 2001, per cui la Regione ha ricevuto dei fondi.
PALERMO – L’emergenza amianto imperversa sulla Sicilia con i suoi 70 nuovi casi di mesotelioma all’anno. Periodicamente le forze dell’ordine scovano sul territorio siti non ancora bonificati, che condannano l’uomo e l’ambiente al mortale influsso del pericoloso minerale. Milioni di euro sono arrivati dal ministero del’Ambiente per la mappatura e la bonifica delle aree. Si tratta di oltre due milioni e mezzo di euro, ma ancora troppe crepe continuano ad esserci nel sistema isolano, come l’assenza della mappatura e il completamento della bonifica dei siti.
Intanto gli effetti amianto correlati sono già ampiamente documentati. Secondo gli ultimi dati del Registro regionale siciliano dei mesoteliomi, assegnato, secondo Decreto dell’assessore per la Sanità n.25861, all’Osservatorio Epidemiologico Regionale e al Registro Tumori di Ragusa, dal 1998 al 2006 si sono registrati nell’isola 644 segnalazioni di mesotelioma, di cui 450 sono stati identificati come certi.
Nell’Isola latita ancora la “Mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale e degli interventi di bonifica urgente” previsti dalla legge Legge 23/3/2001 n.93, di cui all’articolo 20 se ne prevedono i fondi per la realizzazione, condizione ribadita nel decreto attuativo n.101 del 18/3/2003 del Ministero dell’Ambiente e tutela del territorio e del mare (Mattm) che ha stanziato “8.934.967 € da destinarsi – ha spiegato Antonio Moccaldi, Commissario Straordinario dell’Ispesl (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) – per il 50% al finanziamento degli interventi di particolare urgenza e per il restante 50% alle attività di mappatura da realizzarsi a cura delle Regioni”.
In Sicilia sono piovuti infatti diversi finanziamenti che comprendono sia la mappatura del territorio regionale che la bonifica dei siti a rischio. Riguardo il censimento dei siti da bonificare sono arrivati in Sicilia 304.637,80 €, altri 967.483,80 € riferiti alle aree di bonifica per particolare urgenza, cioè la provincia di Messina, per gli interventi di bonifica della zona industriale con diffusione di cemento-amianto, e un altro milione di euro per i Comuni di Vita, Gibellina, Partanna, Montevago, S. Margherita di Belice e Menfi, per la rimozione delle baraccopoli post-terremoto ed alluvione.
Nonostante quest’insieme abbastanza variegato di necessità, la Sicilia spicca anche per ospitare due dei nove siti principalmente contaminati da amianto, secondo la Legge 9/12/98, n.426 e successive integrazioni, che hanno stabilito i 57 siti da bonificare di interesse nazionale, i cosiddetti Sin. Complessivamente il ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare (Mattm) ha stanziato 50 milioni di euro per la bonifica di questi siti, secondo i dati riportati da Antonio Moccaldi, tra cui, appunto, spiccano l’Eternit Siciliana di Priolo e le tristemente celebri Cave Monte Calvario di Biancavilla. I comuni più a rischio per l’esposizione all’amianto restano sempre, oltre i due già citati, Milazzo, San Filippo del Mela, Pace del Mela (presenza della Sacelit), Gela, Augusta, San Cataldo.
A fronte di questa pioggia di euro – complessivamente una cifra di oltre 2 milioni di euro più la partizione derivante dai 50 milioni di euro per i nove siti da bonificare – in che stato di funzionamento si trova la prevenzione e la bonifica dei siti a rischio isolani? Allo stato dei fatti non c’è nessuna mappa dei siti a rischio realizzata in Sicilia, assenza che si ripete solamente in Calabria, Valle d’Aosta, Province Autonome di Trento e Bolzano.
A Biancavilla si attende ancora una bonifica completa del sito e nonostante siano “passati dieci anni – ha dichiarato Enzo Parisi, Legambiente Sicilia – da un’ordinanza del sindaco di Biancavilla, ancora non esiste una bonifica completa”. Il comune etneo è solo lo specchio di una realtà isolana che ancora attende una bonifica completa dei suoi siti. Intanto Legambiente lancia l’allarme per l’assenza di discariche adeguate allo smaltimento dell’amianto sul suolo isolano. La più vicina si trova in Calabria, e questo non fa altro che favorire le discariche abusive perché i costi lievitano notevolmente dato il necessario trasporto extraregionale.