Formazione. Corsi lontani dal mercato non fanno trovare lavoro.
I costi del 2008. Nell’Isola nel 2008 sono stati attivati 2 mila 514 corsi con 31 mila e 918 iscritti. Nel 2008 sono stati effettuati pagamenti per complessivi 362 milioni 896 mila e 566,99 euro.
Aumenti. Rispetto al 2007, quando i pagamenti erano ammontati a 302 milioni e 945 mila euro, la spesa è lievitata di circa 60 milioni, pari a un +20%, mentre è diminuito del 18% il numero dei corsi.
PALERMO – Evidentemente in Sicilia c’è una formazione professionale “davvero speciale”. Non si spiega altrimenti l’esorbitante costo che si registra nell’Isola per singolo allievo rispetto al resto dell’Italia. Da queste parti tra Stato, Regione e Unione Europea si arriva a spendere all’incirca 12 euro l’ora per ogni corsista quando invece la media nel Centro Nord è di 8 euro e nel Meridione è di 9,8 euro.
Numeri messi a confronto tra quelli rilevati dalla Corte dei Conti in Sicilia e quelli invece appurati dall’Isfol nel resto d’Italia. La sproporzione è davvero macroscopica: si parla di costi superiori del 50 per cento, esageratamente troppo se si considera che la formazione professionale è comunque regolata dal contratto collettivo nazionale di lavoro per i suoi dipendenti.
L’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori ha aggiornato la sua consueta indagine statistica sui costi della formazione professionale in Italia: numeri rilevati in 13 regioni e tra le mancanti c’è proprio la Sicilia dove, nella tabella dei parametri dei costi, c’è scritto “dato non disponibile”. Il raffronto comunque lo si può fare mettendo a confronto i numeri contenuti nell’ultima indagine della Corte dei Conti e quelli dei vari decreti di finanziamento emanati dal governo siciliano.
Da qui per l’appunto comincia un viaggio fatto di numeri che ancora una volta mettono in risalto una realtà che da tempo è denunciata da tutti e cioè che la formazione professionale in Sicilia costa troppo e non è nemmeno di qualità.
Nell’Isola nel 2008 complessivamente risultano essere stati attivati 2 mila 514 corsi con 31 mila e 918 iscritti. Nel 2008 sono stati effettuati pagamenti per complessivi 362 milioni 896 mila e 566,99 euro (per fare un confronto, in Lombardia la spesa per la formazione professionale nel 2008 è stata di 234 milioni di euro). Già la prima anomalia è che la spesa è lievitata rispetto al 2007 quando i pagamenti erano ammontati a 302 milioni e 945 mila 780,48 euro. Si è speso, quindi, circa 60 milioni di euro in più, pari a un +20 per cento, mentre curiosamente è diminuito sia il numero dei corsi (- 18 per cento) che il numero degli iscritti (-30,6 per cento).
Le ore formative risultano essere state un milione 967 mila e 693. Tra l’altro il piano del 2008 è stato in toto confermato dal governo siciliano anche per l’attività formativa del 2009, in attesa nella primavera del 2010 di rivedere il tutto. Quindi, facendo due semplici calcoli matematici viene fuori che ogni corso in Sicilia costa la bellezza di 147 euro l’ora, è composto da appena 12,6 iscritti che costano mediamente 11,6 euro sempre ad ora. Cifre distanti dal resto d’Italia: “Il costo ora/allievo della formazione in generale, a livello nazionale, – dice l’Isfol – è stato mediamente pari ad 8 euro”. “La Sicilia è la Regione italiana che spende più soldi per finanziare i corsi di formazione professionale – dichiara Alessandro D’Alessandro, segretario del PdCI di Palermo – ma questi sono privi di qualsiasi legame con le figure richieste dal mondo del lavoro. La gestione della materia da parte del governo siciliano è costata 250 milioni di euro, distribuiti a 254 enti che interessano settemila operatori. Così gestita è una macchina costosa, clientelare e inutile”.
Tutto confermato anche da Confindustria Sicilia che ha condotto una propria indagine: “Non esiste alcuna Regione – dice Barbara Leontini, che ha seguito lo studio – che spende 250 milioni per finanziare corsi privi di qualsiasi legame con i fabbisogni delle imprese”.
“Diciamo no all’aumento degli stanziamenti per la formazione e no a nuovi enti – dicono Cgil, Cusl, Uil e Flc in un documento unitario – mentre bisogna puntare sull’innalzamento della qualità del sistema e utilizzare eventuali economie per finanziare ammortizzatori sociali per i precari del settore rimasti senza lavoro”. “La formazione professionale – aggiunge il coordinatore regionale degli enti formativi dell’Ugl Sicilia, Giuseppe Messina – va ristrutturata per trasformarla in uno strumento al servizio delle imprese per la qualificazione dei nuovi assunti, la riqualificazione e l’aggiornamento del lavoratori”.