Pa siciliana. Gli incarichi esterni degli enti locali.
Sprechi. Le nove Province regionali hanno affidato incarichi e collaborazioni esterne ad “esperti” spendendo cifre esorbitanti per progetti che spesso nascondono interessi clientelari.
Trasparenza. Il ministro Brunetta ha voluto i dati pubblicati su Internet. Sul sito della Regione, invece, nessuna traccia. Occorrerebbe una maggiore chiarezza nei confronti dei cittadini.
Palermo – Se in tema di consulenze ed incarichi esterni i nove Comuni capoluogo della Sicilia avevano speso nel solo 1° semestre 2008 una cifra pari a 3,9 mln di euro, le Province, gli enti che Berlusconi aveva promesso di azzerare ma che continua a foraggiare con generosità, non potevano certo essere da meno. Anzi. Il totale di emolumenti concessi agli “indispensabili” esperti dai nove enti provinciali nello stesso periodo di tempo preso in esame per i Comuni è di 5 milioni 416 mila 902,66 euro.
Spesi per pagare chi? Per esempio, un consulente alla Provincia di Catania a 104 mila euro per 18 mesi di lavoro giornalistico o alla Provincia di Caltanissetta con 45 mila euro per 6 mesi di “Direzione e avvio del laboratorio del centro di ricerca di Gela ricadente nel PIT3”. Una spesa che i cittadini di quel territorio riterranno sicuramente utile.
Sono i dati forniti nell’ambito dell’ “Operazione Trasparenza”, voluta fortemente dal ministro Renato Brunetta (la Regione invece non ha avviato alcuna operazione di questo tipo) per smascherare gli sprechi delle amministrazioni pubbliche, far uscire gli scheletri nascosti, evidenziare le sacche di nullafacenza. Un’operazione, però, che si è rivelata inconsapevolmente strategica anche al fine di tracciare una mappa delle prebende e riflettere sull’importanza politica della “consulenza” in Sicilia. Ma per questo occorre uno sforzo di memoria.
Torniamo per un attimo indietro nel tempo, al 1° semestre 2008. Otto province siciliane su nove, nel giugno di quell’anno, sono state chiamate ad eleggere nuovi presidenti e a rinnovare i Consigli. Come possiamo immaginare, in un clima del genere gli ultimi mesi diventano decisivi per convincere gli indecisi, per mostrare i muscoli, per evidenziare la bontà del proprio operato, in sintesi per elemosinare i voti.
E gli attuali amministratori, che gestiscono un potere economico non indifferente, si trovano sostanzialmente di fronte ad un bivio: azzerare per 6 mesi tutti gli sprechi, gettando fumo negli occhi, investendo denaro magari per rifare il manto stradale, i piccoli lavori di quartiere, per finanziare gli eventi religiosi, insomma per conquistarsi il popolino che in fondo, si è sempre accontentato di poco; oppure spendere e spandere fino all’ultimo centesimo – magari tirando fuori dal bilancio somme inesistenti – per garantire una fetta di denaro a tutti i grandi clientes, creando così zone di potere sul territorio soprattutto attraverso la concessione di consulenze o incarichi esterni.
Come possiamo vedere, si tratta di due scuole di pensiero, due stili diversi – anche se entrambi ingannevoli e per certi versi illegittimi – per raggiungere il medesimo obiettivo. Il prevalere di uno sull’altro, in questa chiave, ci potrebbe consentire di tracciare una linea “evolutiva”, di capire verso quale direzione si muove l’antropologia politica della nostra misera e rassegnata regione.
Sia ben chiaro. Che le Province così come sono servano solo a garantire posti di lavoro e a spargere un po’ di denaro alle “persone di fiducia” lo sapevamo già da tempo. Andando a leggere la graduatoria provinciale degli sprechi, però, possiamo tirar fuori un dato altamente significativo, soprattutto in considerazione di quanto espresso sopra in linea teorica. Qual è stata la Provincia siciliana che ha speso di più in consulenze nel primo semestre 2008, ovvero a poche settimane dalle elezioni? Catania, l’ente allora governato dall’attuale Presidente della Regione Raffaele Lombardo, il fondatore del movimento autonomista, definitosi portatore di una nuova idea di gestione dell’amministrazione pubblica regionale, con un esborso di oltre 1 mln 800 mila euro. Quale quella che ha speso di meno? Palermo, che al tempo aveva al timone il politico di lungo corso Francesco Musotto, socialista della Prima Repubblica e portatore di una lunghissima tradizione politica, in quanto nipote dell’omonimo ex Prefetto di Palermo e deputato parlamentare. Solo un caso?