Giordana Distefano aveva denunciato Luca Priolo due anni prima di essere uccisa. Oggi il reato sta per essere prescritto, ci sarà giustizia? La videointervista alla madre Vera Squatrito.
Giordana Distefano è stata uccisa a Nicolosi (CT) a soli vent’anni nella notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2015. A toglierle la vita, con 48 coltellate, l’ex fidanzato nonché padre della sua bambina, Asia, che all’epoca aveva soltanto 4 anni. Giordana aveva denunciato per stalking Luca Priolo due anni prima, nel 2013, ma il procedimento oggi rischia la prescrizione.
Vera Squatrito, madre di Giordana e nonna di Asia, della quale si occupa da sempre, ma ancor di più da quando la figlia è stata assassinata, racconta a QdS.it il calvario che vive da allora. Ma anche le sue giornate con la bambina che ha dovuto affrontare una realtà orrenda a cui è stata costretta. E “La Casa di Giordy” il nuovo rifugio per le donne vittime di violenza che desiderano uscire dalla loro condizione.
La denuncia per stalking e l’omicidio
“Donne, denunciate”, lo slogan delle istituzioni che invitano il gentilsesso a denunciare eventuali aggressori per assicurarli alla giustizia e poter vivere serene. In questo aveva creduto Giordana Distefano, quando il pressing dell’ex si era fatto così grave nel 2013 da rintrovarselo persino dentro casa, mentre lei aveva ricominciato a vivere, a essere orgogliosa di sé, a continuare il suo lavoro di ballerina professionista di flamenco, a sentire battere il suo cuore per un uomo.
A distanza di due anni, Giordana non ha trovato la giustizia, ma la morte. Perché Luca Priolo ha atteso sotto la sua abitazione che rincasasse dal lavoro, armato di pistola e coltello.
Dopo averla finita con furia dentro la sua auto, ha tentato la fuga. È stato catturato poche ore dopo alla stazione di Milano, dove pensava di poter sognare la Svizzera, in compagnia di una valigia colma di vestiti.
Squatrito fa sapere che il procedimento per stalking, ancora oggi, non ha avuto seguito. Non è arrivato nemmeno al primo grado di giudizio e, inverosimilmente, rischia la prescrizione. Questo nonostante tutti i familiari di Giordana, a rigor di logica, pensassero di poter ricevere almeno adesso un’altra “magra consolazione”, essendo Priolo andato ben oltre i “semplici” atti persecutori per i quali era stato denunciato.
Luca Priolo, un assassino che non si è mai pentito
Luca Priolo è stato condannato, con sentenza confermata in Cassazione, alla pena di 30 anni di reclusione in carcere per il gravissimo omicidio commesso. E gli sono state riconosciute le aggravanti della crudeltà e della premeditazione.
Il tempo trascorso in cella non sembra essere stato foriero di buoni consigli, né tantomeno di nuove consapevolezze. Vera Squatrito non ha ricevuto da lui nessuna richiesta di perdono, ma piuttosto ascoltato ulteriori infamie nei confronti della figlia nelle aule del tribunale di Catania.
A chiederle scusa – in maniera strumentale, secondo la donna – soltanto la madre, tradita poi dalle intercettazioni in carcere durante i colloqui col figlio.
Asia, orfana di madre. Per lei nessun sussidio da parte della Regione Siciliana
Se esiste un “vero” ergastolo è quello a cui sono state condannate le donne che sono rimaste: nonna Vera e la piccola Asia. Una bimba che ha dovuto fare i conti con l’improvvisa perdita della sua amatissima mamma dalla quale si è sentita inzialmente abbandonata, nutrendo per se stessa sentimenti di colpa, come fosse stata lasciata perché “troppo monella”. E con la presa di coscienza di essere figlia di un assassino il cui odio verso l’ex compagna ha superato l’amore che avrebbe dovuto nutrire per lei.
A farla rinascere, per quanto possibile, l’amore della nonna e l’ausilio del personale specializzato. Ma anche per questi interventi, le istituzioni non ci sono state. Vera Squatrito, un anno e mezzo fa, aveva denunciato al Quotidiano di Sicilia la necessità di un fondo per gli orfani a seguito di femminicidio da parte della Regione Siciliana. Sussidio che esiste in altre regioni e che in Sicilia continua ancora a mancare: “Rivolgo ancora il mio appello all’assessore Scavone, possiamo vederci quando vuole. Per il fondo destinato ai piccoli, basterebbe un semplice copia e incolla”, spiega Squatrito.
Giordana Distefano, le battaglie in suo nome
“Se non sono riuscita a salvare mia figlia, provo almeno a salvare le altre donne vittime di violenza”. Così la madre di Giordana Distefano lascia trapelare quel paradossale senso di colpa che soltanto un dolore così grande come la morte violenta della propria figlia può lasciare.
Ma di Giordana non resta soltanto la rabbia e il dolore. Resta Asia, che oggi ha 10 anni e che cresce con le passione “materna” per la danza e con quella per gli animali, e resta la battaglia contro la violenza sulle donne e per l’emancipazione femminile che nonna Vera si è intestata. Incontrando gli studenti nelle scuole, partecipando alle manifestazioni di piazza, proponendo panchine rosse in giro per la città e costruendo “La Casa di Giordy”, un rifugio per tutte coloro che desiderano soltanto un luogo sicuro dove fiorire, lontane dalla cattiveria e dalla negazione della libertà.
Tutte coloro che volessero raccontare la propria esperienza, anche in forma del tutto anonima, potranno farlo sempre scrivendo a redazione@quotidianodisicilia.it.