“Rivoluzione in corso il dovere di cambiare” - QdS

“Rivoluzione in corso il dovere di cambiare”

“Rivoluzione in corso il dovere di cambiare”

sabato 09 Maggio 2009

Forum con Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione

La questione interessante, emersa dalla lettura del suo ultimo libro, è quella relativa alle “reti amiche”, può spiegarci meglio di che si tratta?
“Nella produzione di servizi pubblici ci sono i costi ma non ci sono i prezzi, mancano quindi elementi essenziali del mercato e della concorrenza con tutti i segnali utili di efficienza ed inefficienza, di soddisfazione e insoddisfazione. Quello che sto cercando di fare, con il sistema delle “faccette”, è di dare la possibilità immediata di esprimere soddisfazione o insoddisfazione per l’utente allo sportello o in tutte le transazioni con la Pa. Il sistema delle reti amiche distribuisce i prodotti della Pa non solo nei pubblici uffici, ma nei luoghi amici. Abbiamo cominciato dalle tabaccherie, le poste, le farmacie, le banche, i Carabinieri, i notai, le ferrovie, tutte reti già dotate di connessione con soggetti in carne ed ossa, e non “freddi” bancomat, che distribuiscono i prodotti della Pa. A quel punto se il cittadino è più contento di andare dal tabaccaio è libero di farlo. I vantaggi di questo sistema sono che il servizio si spalma su un numero enorme di punti di distribuzione,  si pensi che ad oggi sono già 60.000. Ieri è stato firmato l’accordo con Confindustria per inserire le “reti amiche” anche nei posti di lavoro, in Ferrari, all’Enel ed all’Eni saranno disponibili tre display per i dipendenti che avranno la necessità di un certificato, del rinnovo della patente e di altro ancora”.

Però questo presuppone che tutti i servizi siano informatizzati e raggiungibili, lo sono?
“Certo, adesso i problemi sono due: allargare il numero di punti “rete amica” ed arrivare a quota 100.000 entro l’anno; arricchire i contenuti dando la possibilità al cittadino di poter trovare sempre un risposta concreta alle sue richieste. Attualmente sono inseriti soltanto alcuni servizi, sto cercando di creare un sistema nazionale delle anagrafi comunali non ancora disponibile. Occorrerà inserire il settore scuola, anagrafe, tasse, così che il cittadino sia nelle “reti amiche”, sia in tabaccheria piuttosto che allo sportello, potrà ottenere i prodotti della Pa. L’ultimo pezzo che chiude il cerchio si chiama Pec, posta elettronica certificata, che si farà da casa, dal posto di lavoro o nelle “reti amiche”, tutto sarà certificato e sarà disponibile tra due mesi”.

Sostanzialmente la rivoluzione cammina con i contenuti attraverso i punti “rete amica”, quindi i cittadini diventano direttamente interlocutori della Pa, questo è il principale obiettivo?
“Sì, si potrà interagire senza mediazione, gli obiettivi sono molti altri a cominciare dallo strumento di valutazione del servizio tramite le “faccine”. Se tramite la Pec, effettuo una richiesta di certificato tramite raccomandata elettronica senza ottenere risposta, con la nuova legge approvata con decreto delegato, che porterò presto in consiglio dei ministri, sarà disponibile quella che si chiama la class action di tipo amministrativo.
“Questo significherà che la mancata o erronea risposta da parte della Pa darà al cittadino uno strumento per ripristinare il diritto in tempi immediati con la possibile rimozione del dirigente”.

Non sono previste sanzioni risarcitorie in questa class action?
“No non possono esserci. Questa class action di tipo amministrativo porta al ripristino del diritto immediato. Un dirigente responsabile del procedimento potrà essere rimosso se un suo sottoposto non risponde ad una richiesta del cittadino o risponde oltre i termini stabiliti. Ci si rende ben conto del livello di deterrenza di un provvedimento di questo genere”.

Secondo lei chi in questo momento frena questo processo innovativo?
“Secondo me il sindacato della Pa, in particolare, perché queste innovazioni imporrebbero loro un cambiamento di metodo”.

Dopo questo decreto legislativo qual è il prossimo passaggio?
“Ci sono due cose, la prima è lo statuto dei doveri della Pa che presenteremo a maggio come disegno di legge e la seconda una riforma per aggiornare la nostra Costituzione sul tema della Pa”.

Una riforma costituzionale in quale direzione?
“Una riforma che dia sostegno alle innovazioni introdotte nella Pa, rendere più forte la Costituzione sui doveri e sulla trasparenza nei confronti dei cittadini; la Pa non potrà più vessare il cittadino e se lo farà sarà sanzionata”.

Gli impiegati pubblici in Sicilia sono un numero enorme, fra questi ci sono molti precari che dovrebbero essere stabilizzati, è intenzione del governo centrale di contribuire in questo senso?
“Il guaio lo hanno combinato i siciliani, spetterà quindi agli stessi risolverlo, io ho dato la mia disponibilità a lavorare insieme all’assessore Ilarda per trovare un punto d’incontro, senza avere ad oggi nessuna risposta.
“L’autonomia vuol dire anche responsabilità, se chi governa ha scelto di aumentare i lavoratori precari invece di creare altri servizi va benissimo, saranno i cittadini a giudicare”.

C’è una norma che limita il numero dei dipendenti in ragione del numero di abitanti?
“No, ci sono gli standard nella legge delega sul federalismo fiscale dove è previsto un sistema di standard “dipendenti pubblici per abitanti” nei settori della Pa, gli standard saranno presto disponibili on line e si vedrà allora chi li rispetta e chi no. Già oggi si può osservare che la Sicilia come numero di dipendenti e come remunerazione risulta drammaticamente fuori standard”.
Tra l’altro c’è la legge regionale n. 65 che equipara tutti i compensi dell’Assemblea Regionale a quelli del Senato, lei che ne pensa?
“Se le risorse sono tante e si decide di impiegarle nella loro totalità per i dipendenti pubblici, vuol dire che le risorse per asili nido, per la sanità non ci saranno”.

Gli impiegati pubblici in Sicilia sono un numero enorme, fra questi ci sono molti precari che dovrebbero essere stabilizzati, è intenzione del governo centrale di contribuire in questo senso?
“Il guaio lo hanno combinato i siciliani, spetterà quindi agli stessi risolverlo, io ho dato la mia disponibilità a lavorare insieme all’assessore Ilarda per trovare un punto d’incontro, senza avere ad oggi nessuna risposta.
“L’autonomia vuol dire anche responsabilità, se chi governa ha scelto di aumentare i lavoratori precari invece di creare altri servizi va benissimo, saranno i cittadini a giudicare”.

C’è una norma che limita il numero dei dipendenti in ragione del numero di abitanti?
“No, ci sono gli standard nella legge delega sul federalismo fiscale dove è previsto un sistema di standard “dipendenti pubblici per abitanti” nei settori della Pa, gli standard saranno presto disponibili on line e si vedrà allora chi li rispetta e chi no. Già oggi si può osservare che la Sicilia come numero di dipendenti e come remunerazione risulta drammaticamente fuori standard”.

Tra l’altro c’è la legge regionale n. 65 che equipara tutti i compensi dell’Assemblea Regionale a quelli del Senato, lei che ne pensa?
“Se le risorse sono tante e si decide di impiegarle nella loro totalità per i dipendenti pubblici, vuol dire che le risorse per asili nido, per la sanità non ci saranno”.

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