Diplomificio. Disposta la chiusura di alcune scuole private.
Argomento. Per i docenti delle scuole paritarie si applica il contratto nazionale di lavoro. Spesso però i professori non ricevono nè stipendio nè contributi e lavorano in nero solo per il punteggio.
Argomento. L’ultima ispezione disposta dall’ufficio regionale scolastico sta portando alla chiusura dell’istituto tecnico per programmatori “Beccadelli” nel palermitano.
Palermo – Diplomi falsi, docenti non pagati, alunni fantasma e dirigenti prestanome di politici e magistrati: la radiografia delle scuole paritarie siciliane è impietosa. Guido Di Stefano, direttore dell’ufficio scolastico regionale è consapevole delle “troppe irregolarità presenti in queste scuole” e non lesina ispezioni e denunce alla Procura della Repubblica. Una delle ultime da lui ordinate sta portando alla chiusura dell’istituto tecnico per programmatori Beccadelli.
“Avevo letto un articolo dove il direttore di questa scuola di San Cipirello, nel palermitano, prometteva diplomi agli studenti senza obbligatorietà di frequenza. Ho immediatamente inviato un’ispezione e ho scoperto classi inesistenti, anzi ben 14 venivano dichiarate chiuse e poi nessun alunno era presente in aula”. Dal controllo dei registri venivano dichiarati 8 applicati di segreteria, “un numero esorbitante per la piccola realtà del paese”, commenta Di Stefano. Abbiamo avviato tutte le procedure per la revoca dei permessi”. Caso analogo è l’istituto Michelangelo a Gela. Nelle due quarte tutti gli studenti avevano la media di 8 decimi e per la precedente normativa potevano accedere direttamente agli esami di stato.
Anche stavolta sono stati inviati degli ispettori “per comprendere meglio quali prodigiosi metodi didattici avessero prodotto tali risultati, in modo poi da estenderli anche agli istituti statali”.Di prodigioso comunque c’è stata solamente la chiusura della scuola. Il fenomeno dei cosiddetti saltanti, ragazzi che dalla quarta passano direttamente all’esame di stato è comunque diffuso. Nell’agrigentino ci sono stati ben 170 alunni provenienti da scuole parificate che meritavano di accedere direttamente all’esame, mentre erano appena 3 quelli provenienti da scuole statali, ordinariamente frequentate da 150 mila studenti.
Le ispezioni non sono però la panacea di tutti i mali: purtroppo dall’esame dei registri contabili non è possibile dedurre i mancati pagamenti degli insegnanti, poiché risultano buste paga perfettamente in ordine, nonostante Di Stefano abbia ricevuto parecchie segnalazioni a riguardo. “I registri sono inappuntabili, ci sono le uscite per gli stipendi e per i contributi mentre in realtà i docenti non ricevono nè gli uni, nè gli altri. Ho saputo persino di insegnati che sono stati costretti a versarsi i contributi e persino a me sono venuti a chiedere assunzioni senza garanzia di busta paga. Gli interessati però non denunciano, perché conniventi e ben consapevoli di barattare il loro stipendio con il punteggio necessario per le graduatorie scolastiche”, conclude il direttore regionale. Secondo lui se venisse abolita la parità di punteggio tra enti pubblici e privati o se ci si limitasse a concorsi o a colloqui diretti, il problema si risolverebbe alla radice.
Ma non sono queste le sole anomalie riscontrate durante le ispezioni: assieme al lievitare delle classi dell’ultimo anno c’è anche il caso dei diplomi falsi, spesso scoperti al momento di apporre la controfirma da parte dell’ufficio scolastico per garantirne la validità su tutto il territorio nazionale. “Un ragazzo dell’agrigentino si presentò minacciando denuncia perché ci rifiutavamo di controfirmargli il diploma, l’ho denunciato io perché la sua scuola gli aveva rilasciato un diploma fasullo”, continua Di Stefano che vuole però precisare: “ci sono ottime scuole private che ben giustificano le preferenze delle famiglie rispetto alla scuola pubblica, ma gli istituti banditeschi sono molti e spesso li dirigono prestanome di politici o di magistrati”.
Mogli o parenti stretti magari ottantenni sono amministratori di patrimoni di migliaia di euro. Nei suoi sette anni di lavoro Di Stefano ha fatto licenziare 12 bidelli, 4 segretari e anche alcuni insegnanti. Le motivazioni sono le più varie: peculato, molestie, incapacità di espletare il proprio lavoro. “Ultimamente ho inviato nelle scuole il codice dei pubblici dipendenti per ricordare a tutti che non si possono emettere provvedimenti che riguardano parenti stretti, ben consapevole che alcuni progetti nelle scuole sono stati affidati trascurando queste raccomandazioni, ma mi rendo conto che il clima morale in cui viviamo è difficile”.
Intanto le sue ispezioni continuano e sotto esame sono ben cinque scuole, ma i nomi sono al momento top secret.