Dati Istituto superiore della Sanità che precisa: “Sono quasi tutti iperfragili”. E i non vaccinati adulti (40-59enni) hanno un rischio 52 volte superiore ai vaccinati di finire intubati.
Con l’arrivo della nuova variante Omicron è tornata più forte che mai la paura di un ritorno prepotente dei contagi.
Tutti gli esperti lo dicono: la miglior arma per limitare al minimo questo rischio è il vaccino. Prima, seconda e ora anche dose booster. E i dati lo confermano.
Casi positivi dopo terza dose: zero
in Sicilia
Abbiamo chiesto all’Istituto superiore di Sanità se ci siano casi di nuovi contagiati con terza dose e, se in Sicilia (come ci riferiscono i commissari Covid ci Catania e Palermo) non vi sono stati casi positivi tra i vaccinati con il terzo richiamo, nel resto d’Italia sono davvero pochi.
Gli italiani con la terza dose
Innanzitutto c’è da capire quanti italiani hanno fatto ad oggi la terza dose: alla data del 29 novembre (ore 6 del mattino) aveva completato il ciclo vaccinale (due dosi) l’84,46% della popolazione over 12 (45.617.363 persone), di questi, 5.928.784 hanno già fatto la dose booster (terza dose).
Contagiati con terza dose
Secondo l’ISS anche la popolazione con dose booster non è risultata totalmente refrattaria al Covid 19 e alle sue diverse varianti e in particolare, tra il 22 ottobre e il 21 novembre, si sono registrati 969 nuovi casi: 401 cittadini over 80 hanno avuto una diagnosi di Sars-Cov-2; 258 casi tra i 60-79enni, 220 casi tra i 40-59enni e anche 90 casi tra i 12-39enni.
Ospedalizzazioni con terza dose
Si sono registrate anche 69
ospedalizzazioni tra il 15 ottobre e il 14 novembre: un caso nella fascia d’età
12-39 anni, 5 casi nella fascia d’età 40-59, 31 casi tra i 60-79enni e 32 casi
tra gli over 80.
Ricoveri in terapia intensiva tra
vaccinati con terza dose
Non sono mancati neanche i ricoveri in terapia intensiva. Ma, dall’Istituto superiore di sanità ci tengono a precisare che in un primo momento (il periodo a cui fanno riferimento i dati) la dose booster è stata somministrata in particolar modo agli “iperfragili” (quindi le percentuali dei contagiati non sono rappresentative della popolazione generale quanto quelle delle altre categorie). Ad ogni modo sono tre le persone che hanno dovuto ricorrere alla terapia intensiva, uno tra i 40-59enni, uno tra i 60-79enni e uno tra gli over 80.
Decessi tra le persone con terza
dose
Purtroppo si sono registrati anche 5 decessi in un mese, tutti tra gli over 80.
Se questi dati, ad una lettura
superficiale potrebbero fare storcere il naso e alimentare il vento dei No Vax,
ad una attenta disamina confermano ancora una volta l’efficacia del vaccino.
La “strage” dei non vaccinati
Tra i No Vax integralisti – quelli che non hanno fatto neanche la prima dose – sempre nello stesso periodo di riferimento (un mese) si sono registrati infatti ben 449 decessi (su una platea di sette milioni e mezzo di persone).
I morti tra la popolazione con ciclo
incompleto (2,2 milioni al 6 di novembre) sono stati “solo” 16; sono stati 359
i decessi tra chi aveva avuto la doppia somministrazione entro sei mesi (38,6
milioni di persone) e 191 i decessi tra coloro i quali avevano fatto il
richiamo da più di sei mesi (4,5 milioni di persone).
Vale a dire che tra i non vaccinati
si registrano 14,2 morti ogni 100.000 abitanti (di età 60-79) rispetto a 0,9 abitanti
su 100.000 tra i vaccinati con ciclo completo.
Per non parlare dei No Vax che finiscono in terapia intensiva: tra la fascia di età mediana (40-59 anni) questi hanno un rischio 52 volte più elevato rispetto ai vaccinati di finire intubati…
Dario Raffaele