Blitz anti-caporalato, a Gela scoperti 20 braccianti sfruttati - QdS

Blitz anti-caporalato, a Gela scoperti 20 braccianti sfruttati

Blitz anti-caporalato, a Gela scoperti 20 braccianti sfruttati

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lunedì 03 Gennaio 2022

Denunciati due imprenditori agricoli niscemesi di 42 e 61 anni. Gli operai percepivano una paga di circa 5 euro l’ora

La Polizia di Gela ha denunciato due imprenditori agricoli niscemesi di 42 e 61 anni, per sfruttamento lavorativo di 20 braccianti.

Controlli in sinergia con l’Ispettorato del Lavoro

Nell’ambito di mirati controlli predisposti dal Questore di Caltanissetta, Emanuele Rificari per il contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato, è stata sottoposta a verifica un’ampia porzione di territorio del piano stella nel comune di Gela, dove operano 5 aziende consorziate tra loro. Al momento dell’accesso presso l’azienda agricola, operato in stretta sinergia con personale specializzato dell’Inps e dell’Ispettorato del Lavoro, i poliziotti hanno potuto constatare che vi fossero decine di operai impegnati nella raccolta di ortaggi. Dalla verifica sulla posizione di ogni singolo bracciante agricolo è stato possibile accertare alcune irregolarità su 20 operai intenti a lavorare per i due indagati.

Paga da 5 euro l’ora

L’attività d’indagine ha permesso di constatare che gli operai percepivano una paga di circa 5 euro l’ora, nessun giorno di ferie o aspettativa per malattia, in pratica erano privi della maggior parte dei diritti dei lavoratori previsti dagli contratti collettivi, salvo il riposo settimanale. Inoltre gli operai erano sprovvisti di abbigliamento idoneo, non vi era alcun bagno, cassetta di primo soccorso ed altre irregolarità, tutte previste dalla normativa vigente come indici di sfruttamento lavorativo.

Prove trasmesse al Tribunale di Gela

Gli operai hanno anche dichiarato che accettavano le condizioni lavorative offerte dai datori di lavoro perché non avevano altri mezzi di sostentamento, a riprova dello sfruttamento dello stato di bisogno da parte degli indagati. Le fonti di prova raccolte dagli investigatori sono state tramesse alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela per un’attenta valutazione dei fatti contestati, le indagini sono tuttora in corso per le successive fasi del procedimento penale.

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