Rifiuti in Sicilia, a vincere sono sempre le discariche - QdS

Rifiuti in Sicilia, a vincere sono sempre le discariche

Rifiuti in Sicilia, a vincere sono sempre le discariche

giovedì 03 Febbraio 2022

Come è la situazione della gestione dei rifiuti in Sicilia? Chicco Testa analizza il Rapporto Rifiuti Urbani pubblicato da Ispra

di Chicco Testa
Presidente di Fise Assoambiente

Come è la situazione della gestione dei rifiuti in Sicilia? Ce lo dice il recente Rapporto Rifiuti Urbani pubblicato da Ispra con dati 2020, anno di pandemia. Prima di tutto si riduce, non poco, la produzione complessiva dei rifiuti urbani. In Sicilia nel 2020 siamo arrivati a 2,152 milioni di tonnellate, 81.000 tonnellate in meno del 2019, un calo del 3,6%, in linea con la media nazionale. Va detto che la produzione dei rifiuti urbani scende in Sicilia costantemente dal 2016, anno dopo anno, passando da 466 kg/ab/anno a 444. La riduzione della produzione di rifiuti urbani anche in Sicilia è sicuramente collegata alla riduzione del flusso di rifiuti assimilati provenienti da attività economiche che hanno subito chiusure o rallentamenti nel periodo del lockdown, solo parzialmente compensata da un probabile aumento della produzione di rifiuti domestici nello stesso periodo.

Buone notizie per la raccolta differenziata. E’ aumentata la percentuale di raccolta, arrivata al 42,3% valore in aumento rispetto al 2019 (38,5 %), quasi quattro punti in più, incremento più alto di quello medio nazionale (+1,7%). Il tasso di raccolta differenziata in Sicilia era il 15,4% nel 2016. La Sicilia sta facendo una rapida risalita da valori di differenziata molto bassa, anche se è ancora la regione con il più basso tasso di raccolta differenziata ad abitante (188 kg/ab/anno) in Italia.

Cresce anche il quantitativo totale di materiale raccolto pari a 909.000 tonnellate, nel 2019 erano 860.000 , un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale che vede aumentare la percentuale di raccolta differenziata, ma ridurre la quantità totale raccolta. Basso il livello di raccolta differenziata in tutte le frazioni merceologiche a partire dalla frazione organica e verde. Il rapporto ISPRA non fornisce dati sul tasso di riciclo regionali che è ragionevole stimarlo nel 30/32% del totale dei rifiuti urbani, ancora molto lontano dall’obiettivo europeo del 65% al 2035.

Dove va a finire la raccolta differenziata? La Sicilia dichiara nel 2020 l’esistenza di 22 impianti di compostaggio, che trattano circa 258.000 tonnellate di rifiuti organici, 43.000 tonnellate di rifiuti verdi e 142.000 tonnellate di fanghi. Esiste per adesso un unico impianto di digestione anaerobica per poco più di 2.000 tonnellate. La raccolta differenziata dell’organico è pari a 400.000 tonnellate. Il bilancio regionale è quindi in deficit e la Sicilia esporta fuori regione circa 40.000 tonnellate di rifiuti organici.

Dove vanno a finire i rifiuti indifferenziati? Questo flusso (1,245 milioni di tonnellate) è avviato a 8 impianti di selezione meccanico biologica (TMB), autorizzati per 2 milioni di tonnellate ma utilizzati per 1,4 milioni, sufficienti quindi in una prima fase a coprire il fabbisogno di trattamento dei rifiuti indifferenziati prodotti. Ma cosa succede dopo il trattamento nei TMB? Niente viene avviato ad incenerimento o a recupero energetico nell’isola. Quasi niente viene esportato fuori regione o all’estero. Tutti 1,245 milioni di tonnellate di rifiuti trattati dai TMB vanno in discarica, nei 13 impianti esistenti, cui si aggiungono circa 23.000 tonnellate di rifiuti tal quali, non trattati. La Sicilia è la Regione con il più alto quantitativo di rifiuti conferiti in discarica fra tutte le regioni italiane, con una percentuale sul totale dei rifiuti prodotti pari al 57%, dato destinato arrivare al 65-67% se si considerano anche gli scarti del riciclo non considerati da Ispra. Una enormità, considerato che fra 14 anni (2035) non potrà essere superiore al 10%.

Insomma uno schema semplice: 32% di riciclo, 66% di discarica, zero recupero energetico. A fronte di uno schema cosi semplificato la Sicilia presenta però un costo di gestione molto alto, circa 438 euro a tonnellate per tutto il servizio, contro una media nazionale di 376, in linea con il costo medio del sud (429 euro/tonne), molto distante dalla media delle regioni del nord Italia (327). Elevata di conseguenza la spesa media delle famiglie per la tassa sui rifiuti (Tari), in media 386 euro a livello siciliano (con province che presentano dati oltre i 500 euro come Catania), da confrontare con una media di costo dell’Emilia Romagna 274 e della Lombardia di 246.

Una criticità ambientale, con un conferimento in discarica di circa i due terzi dei rifiuti urbani, che si somma ad una criticità economica, con uno dei costi a tonnellata e ad abitante fra i più alti in Italia. Ma qualcosa sembra muoversi. Centossantadue i Comuni siciliani con oltre il 65% di raccolta differenziata, 268 quelli con oltre il 50% anche se le città più grandi hanno ancora dati molto bassi. Il governatore siciliano ha annunciato la realizzazione a breve di un moderno termovalorizzatore, forse due. Una novità importante che consentirà di ridurre il conferimento in discarica. Serve una pianificazione seria a livello regionale, ma anche scelte di politica industriale, tecnologica ed impiantistica, che valorizzino le imprese e l’innovazione in un Regione in cui non mancano eccellenze hi tech.

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