Sfratti a Catania, nel 2021 aumento del 45,16% - QdS

Sfratti a Catania, nel 2021 aumento del 45,16%

Sfratti a Catania, nel 2021 aumento del 45,16%

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sabato 16 Luglio 2022

Sunia, principale organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica, chiede interventi contro gli sfratti

Catania secondo i dati del Ministero degli Interni sull’andamento degli sfratti in Italia per l’anno 2021 registra un aumento del 45,16% rispetto al periodo precedente. A segnalarlo il Sunia, principale organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica. Gli sfratti incolpevoli sono provocati dalla ricaduta socio-economica dell’emergenza Covid-19 ma anche dall’assenza di risposte di natura strutturale da parte del Governo centrale, dall’incremento dei costi delle utenze e dalla situazione economica internazionale. Serve il censimento dei beni immobili dismessi e non utilizzati, di proprietà pubblica, per verificare la possibilità di utilizzarli ai fini abitativi. Il Sunia ha chiesto alla Prefettura e all’Amministrazione Comunale d’istituire una Commissione prefettizia provinciale per la graduazione degli sfratti per garantire il passaggio da casa a casa. L’organizzazione, inoltre, chiede il riavvio dell’Agenzia casa con formule più efficaci e un numero ragionevole di alloggi disponibili. Ma pure la creazione di una mappatura dei beni immobili confiscati alla mafia e il loro uso ai fini abitativi, la programmazione di un piano pluriennale che consenta di realizzare nuovi alloggi di edilizia pubblica.

Le parole di Agata Palazzolo

Agata Palazzolo, segretaria provinciale di Sunia di Catania, parla della situazione in terra etnea. “I dati a nostra disposizione, seppure parziali, confermano per il 2021 una grave e preoccupante ripresa delle richieste e delle effettive esecuzioni degli sfratti, non solo di quelli per morosità, spesso incolpevole, ma anche di quelli per finita locazione e per la recente tendenza di numerosi proprietari che stanno dirottando immobili verso il mercato delle locazioni turistiche, sottraendoli così ai residenti e quindi contribuendo all’espulsione dei ceti meno abbienti dai centri urbani che offrono maggiori servizi e opportunità, verso le parti più marginali della città, concentrando disagi e incrementando disuguaglianze“.

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