Non ci sono prove circa la sua maggiore pericolosità o elevata capacità di espansione rispetto a Omicron 5
Un’analisi genetica e strutturale sulla sottovariante di Omicron 5 BQ.1, ribattezzata Cerberus, suggerisce che, “sebbene presenti diverse mutazioni Spike di interesse e un’elevata immuno-evasività degli anticorpi neutralizzanti, attualmente non ci sono prove circa la sua maggiore pericolosità o elevata capacità di espansione” rispetto alla ‘mamma’ Omicron 5.
Lo ha stabilito uno studio italiano che ha coinvolto tra gli altri l’Università di Sassari, l’Università Campus Bio-Medico di Roma, l’Istituto superiore di sanità e l’Università Sapienza di Roma, ora sulla piattaforma di condivisione BioRxiv e sottoposto all”International Journal of Molecular Science”.
“Lo studio dimostra che BQ.1 non è più contagiosa di Omicron 5 e il potenziale di membrana è inferiore, ovvero ha più difficoltà a riconoscere il recettore Ace2. Questa sottovariante non andrà a sostituire Omicron 5. I sintomi della malattia, poi, sono identici a Omicron 5. Siamo sulla buona strada”, commenta all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, tra gli autori dello studio.