Continua lo scontro sull’area che il Comune ha affidato per la realizzazione di un fast food: Natura Sicula, Legambiente e Punta Izzo Possibile dopo il “No” del Tar tornano in campo
SIRACUSA – Le associazioni ambientaliste Natura Sicula, Legambiente Augusta e Punta Izzo Possibile stanno facendo tutto il necessario per impedire che venga cementificata una delle poche aree di Augusta destinate a verde pubblico.
Si tratta dell’area, sita tra Corso Sicilia e Via Aldo Moro, che l’Amministrazione comunale megarese ha ceduto ad una nota multinazionale americana per realizzarvi un ristorante fast food. L’area in oggetto è un palmento, contraddistinto dalla presenza di numerose Palmenane Chamaeropshumilis. In precedenza, Natura Sicula aveva fatto ricorso al Tar di Catania per l’annullamento della delibera di giunta con la quale l’amministrazione comunale aveva ceduto l’area.
Il Tar, con una motivazione che ha lasciato interdetti i più, ha dichiarato inammissibile il ricorso per l’annullamento della delibera di giunta. Difatti, con sentenza pubblicata lo scorso 29 settembre, il Tar ha in particolare “ritenuto Natura Sicula non legittimata ad agire in giudizio per opporsi alla cessione per fini commerciali privati di un’area pubblica vincolata dal P.R.G. comunale a zona F per “attrezzature e impianti di interesse generale”.
I giudici etnei hanno anche condannato Natura Sicula al pagamento della somma di 2990 euro tra spese processuali e accessori di legge. Una condanna gravosa per un’associazione senza scopo di lucro che si regge solo grazie al contributo dei propri soci-volontari.
Per gli ambientalisti “La sentenza ha pertanto omesso di esaminare nel merito la fondatezza delle censure mosse contro il provvedimento impugnato. Tra queste, l’aver esautorato le prerogative del consiglio comunale, la mancata indizione di un bando di gara, la violazione dei vincoli urbanistici di zona F e della normativa che imponeva di scongiurare il consumo di suolo e di sottoporre il progetto della multinazionale alle preliminari valutazioni ambientali (V.A.S. e V.Inc.A.)”.
“La pronuncia del Tar Catania – proseguono le tre associazioni – è, a nostro avviso, profondamente ingiusta ed errata, in quanto capovolge la consolidata giurisprudenza che, da almeno due decenni, riconosce alle associazioni ambientaliste un’ampia legittimazione ad agire in giudizio per la difesa di interessi e beni collettivi”.
“Negare a queste associazioni l’accesso alla giustizia significa, di fatto, menomare la fondamentale funzione di tutela del territorio svolta da enti che sono espressione della società civile e argine democratico contro gli abusi del potere politico e amministrativo – concludono – . Il rischio è quello di vanificare ogni opposizione civile rispetto ad opere illegittime e/o dannose per le comunità. Oggi è il caso di un fast food al posto di un palmeto, ma domani potrebbe trattarsi di progetti e piani ben più impattanti per l’ambiente, i beni comuni e la salute pubblica”.
Nel corso di una conferenza, svoltasi a Palazzo San Biagio, Fabio Morreale di Natura Sicula, Enzo Parisi e Paolo Tuttoilmondo di Legambiente, e Gianmarco Catalano di Punta Izzo Possibile, hanno illustrato le prossime iniziative.
Le tre associazioni hanno proposto appello al Consiglio di Giustizia Amministrativa (Cga) della Regione Siciliana contro la sentenza del TAR Catania. Inoltre, per far fronte alle ingenti spese di giustizia e sostenere il ricorso d’appello dinnanzi al CGA di Palermo, hanno lanciato una raccolta fondi per tutti i cittadini che vorranno contribuire alla difesa del palmeto tra Corso Sicilia e Via Aldo Moro.