L’industria del riciclo, eccellenza italiana che può migliorare ancora - QdS

L’industria del riciclo, eccellenza italiana che può migliorare ancora

redazione

L’industria del riciclo, eccellenza italiana che può migliorare ancora

Chicco Testa  |
martedì 03 Gennaio 2023

L’Italia è il Paese leader in Europa nel riciclo dei rifiuti

Dalla lettura del Rapporto “L’Italia che Ricicla”, promosso da Assoambiente, capiamo bene che l’Italia è il Paese leader in Europa nel riciclo dei rifiuti, grazie ad un vero e proprio distretto industriale di dimensione nazionale. Un pezzo di economia verde che è andato consolidandosi dal dopoguerra ad oggi e che oggi fa i conti con la strategia dei prossimi anni, con la sfida europea dell’economia circolare e della decarbonizzazione. Ci sono due indicatori che testimoniano questo nostro primato: il tasso di riciclo (percentuale di materiale a riciclo su totale rifiuti) e il tasso di circolarità (percentuale di materiale riciclato su totale materiali usati nei processi produttivi).

Eurostat ha recentemente certificato il primato italiano come tasso di riciclaggio pari all’83,2% dell’insieme di rifiuti urbani e speciali. Un valore molto alto se confrontato con la media UE (39,2%) e con i valori degli altri Paesi: Spagna 60,5%, Francia 54,4%, Germania 44%. Un risultato elevatissimo grazie all’avvio al recupero del 90% dei rifiuti speciali e del 50% dei rifiuti urbani.

Il valore alto del riciclaggio traina l’elevato tasso di circolarità del nostro Paese ovvero la quantità di materiale riciclato usato sul totale dei materiali usati nei processi produttivi. Se l’Europa ha un tasso medio del 12,8% l’Italia si attesta sul 21,6%, fra i più alti nel continente insieme alla Francia al 22,2% (Germania 13,4%, Spagna 11,2%). Dati molto positivi, ma che non eliminano alcune criticità su cui lavorare: la mancanza di impianti per i rifiuti non riciclabili, la dimensione troppo piccola degli impianti di recupero, l’export di rifiuti specie combustibili, ancora troppa discarica nei rifiuti urbani, alcune filiere di riciclo ancora critiche.

Gli eccellenti risultati di riciclo e circolarità sono il frutto dell’impegno delle aziende di riciclo finale e dei gestori dei servizi di raccolta e trattamento. Un ecosistema di imprese ed industrie interconnesso che sta diventando il motore dell’economia circolare.

L’Italia dispone di una forte industria del riciclo nel campo dei metalli, del vetro, della carta, delle plastiche, del tessile. Siamo leader nel riciclo dei metalli, con un tasso del 47,2% (superiore a quello di Francia, Germania e Spagna), leader nel riciclo di carta e vetro (oltre il 75%). Sul lato servizi, l’Italia dispone di una fitta rete di imprese di raccolta e trattamento di rifiuti urbani e speciali, fortemente orientata al riciclo. Operano nel nostro Paese 6.500 impianti per il recupero di materia, siamo secondi solo alla Germania, una base industriale solida e forse da ottimizzare. La dimensione media dei nostri impianti è infatti piccola (19.000 tonnellate), contro valori di circa 100.000 di Francia e Olanda. Mancano, ma li stiamo realizzando, impianti di digestione anaerobica della frazione organica e dei fanghi, per la produzione di biometano.

Essere un Paese che ricicla molto significa anche essere un Paese che ha molti scarti del riciclo. In Italia, l’incidenza dei rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti stessi è maggiore di quella di Spagna, Germania e Francia. Facciamo un ampio ricorso a forme di trattamento intermedie nel ciclo di gestione proprio per favorire il recupero di materia prima dell’avvio a smaltimento. Ma poi una quota di materiale non riciclabile deve andare a incenerimento ed in discarica, e ancora mancano impianti di recupero energetico e discariche (specie per rifiuti pericolosi), da qui l’aumento dell’export di queste due tipologie di materiali all’estero.

Il Rapporto ci dice anche molto sul piano economico. I prezzi dei materiali di riciclo (rottame di ferro e vetro, macero di carta, plastiche) sono tutti in crescita negli ultimi due anni, dopo una breve crisi nel 2019. Il mercato sembra reggere bene i flussi di materiale riciclato, anche se le crisi sono sempre dietro l’angolo, per esempio a seguito dell’impennata dei prezzi dell’energia. Le attività di riciclo non hanno beneficiato di grandi incentivi pubblici in questi anni. Il sistema dei Consorzi in applicazione della Responsabilità estesa del produttore (imballaggi, veicoli, oli, RAEE) hanno funzionato e potrebbero essere estesi ad altri materiali (rifiuti voluminosi, plastiche non imballaggi). Per lo sviluppo della strategia circolare serviranno nuovi strumenti economici che il Rapporto descrive, primo fra tutti la istituzione dei Certificati del riciclo, misura capace di migliorare il funzionamento dei mercati nelle fasi di prezzo basso delle materie prime seconde. Ma vanno potenziati anche gli acquisti verdi della pubblica amministrazione e la tassazione verde a favore dei prodotti riciclati.

L’industria del riciclo sta diventando strategica in Italia, e rappresenta un fattore di crescita e di competitività del nostro Paese. Il suo sviluppo futuro potrebbe essere grande e svolgere un ruolo nei processi di decarbonizzazione e di crescita della green economy. Al tempo stesso può avere un effetto di sostituzione di settori ormai in tendenziale crisi, legati allo sfruttamento delle materie prime vergini e ai combustibili fossili. Un settore quindi su cui investire, anche con politiche pubbliche orientate alla semplificazione, alla promozione dei sottoprodotti e di End of Waste.

Chicco Testa
Presidente AssoAmbiente

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