Nella Giornata della Memoria, si ricordano anche le storie dei cosiddetti Bambini di Auschwitz: tra queste c'è quella di due sopravvissute, Andra e Tatiana Bucci, e del loro cuginetto Simone.
Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria, dedicata alle vittime della Shoah e della follia nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra le tante storie che in questo giorno si ricordano con amarezza e dolore c’è quella di due sopravvissute, Tatiana e Andra Bucci (all’anagrafe Liliana e Alessandra), originarie di Fiume e scambiate per gemelle dai gerarchi nazisti.
Ecco la loro storia, dall’infanzia all’esperienza traumatica nel campo di concentramento di Auschwitz.
Shoah, la storia di Tatiana e Andra Bucci
Liliana e Alessandra, nate a Fiume rispettivamente nel 1937 e nel 1939, sono sorelle. Il padre, Giovanni Bucci, era cattolico e fiumano d’origine; la madre, Mira Perlow, era un’ebrea originaria della Bielorussia e sfuggita dai pogrom zaristi.
Quando Mira Perlow arrivò a Fiume per sfuggire alla persecuzione zarista, la città sembrava piuttosto tollerante nei confronti degli ebrei. L’antisemitismo non pesava sulla società come in altre terre europee. Dopo l’8 settembre 1943, il Governo della Repubblica Sociale Italiana ordinò la deportazione di tutti gli ebrei. Tra le vittime di questa folle legge ci fu proprio la famiglia delle piccole Andra e Tatiana. Avevano solo 4 e 6 anni quando, il 28 marzo 1944, un “tradimento” portò all’arresto dell’intera famiglia delle piccole.
Il 4 aprile 1944 iniziò la parte più terribile di quell’incubo: il loro treno arrivò ad Auschwitz-Birkenau, il campo di sterminio più noto della storia della Shoah.
Scambiate per gemelle, uno “sbaglio” che salvò le sorelle
Tatiana e Andra Bucci, arrivate ad Auschwitz, sembravano destinate alle camere a gas. Erano troppo piccole per lavorare e, purtroppo, in quella strage che si ricorda ogni 27 gennaio con la Giornata della Memoria, l’età e le condizioni fisiche erano spesso una sentenza di morte.
Un “caso”, però, salvò le due sorelle. Furono scambiate per gemelle in quanto, nonostante la differenza d’età, erano praticamente identiche. Le sorelle Bucci, quindi, finirono (assieme al cuginetto Sergio De Simone, rimasto poi vittima dei folli esperimenti nazisti) nel Kinderblock. Lì i bambini ritenuti “interessanti” finivano nelle mani del dottor Josef Mengele, che utilizzava i piccoli per i suoi spietati esperimenti.
L’ultimo inganno
Terrorizzate e sole, le due sorelle Bucci e il cuginetto si rifugiarono nella loro unione per sopravvivere agli orrori del campo simbolo della Shoah. Presto dimenticarono tutto: l’italiano che avevano sempre parlato, la normale spensieratezza dell’infanzia, i giocattoli e perfino il dolore di fronte alle morti ingiustificabili di cui erano testimoni. Ma non il loro nome e il loro legame indissolubile.
Anche in un luogo orribile come Auschwitz, però, esisteva un pizzico di umanità. Andra e Tatiana Bucci, infatti, ricordano di essere sopravvissute anche grazie agli atti di gentilezza degli internati. Un’addetta alla sorveglianza regalò perfino alla piccola Tatiana dei maglioni caldi e rivelò alle due sorelle un segreto fondamentale.
“Quando verranno a chiedervi ‘Chi vuole vedere la mamma, faccia un passo avanti’, voi rimanete ferme al vostro posto”. Il passo avanti avrebbe portato alla morte. Le due sorelle Bucci raccontarono anche a Sergio di questo segreto, purtroppo, però, il piccolo – troppo innocente per comprendere quell’inganno dei nazisti – fece un passo avanti e morì tra torture atroci.
Tatiana e Andra, invece, si salvarono e furono tra i soli 25 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni a uscire da Auschwitz vivi.
La testimonianza di Tatiana e Andra Bucci
“Storia di Sergio“, “Meglio non sapere” e “Noi, bambine ad Auschwitz – La nostra storia di sopravvissute alla Shoah”: questi libri raccontano quello che fatica ancora a essere compreso, gli orrori dell’era nazista.
Grazie alle sorelle Bucci, oggi si conoscono quei segreti orribili del campo di sterminio più famoso di sempre, quelle verità atroci e quasi “insopportabili” nella loro brutalità che tanti si ostinano ancora a negare. Il caso di Tatiana e Andra, ancora in vita e testimoni di quella terribile parte di storia contemporanea, rimane tra le più note della Shoah.
Ecco parte dei ricordi di Tatiana, per non dimenticare:
“Auschwitz è soprattutto il camino. Non so quando, ma a un certo punto sapevo di essere in quel posto chiamato Auschwitz e per me quel nome si legava alla ciminiera. […] Sta di fatto che io sapevo che lì dentro si inceneriva la gente. Uscivano anche fiamme, non solo fumo grigio. Vampate di fiamme, da cui pioveva come una nebbiolina grigia che si posava dappertutto. E si sentiva sempre quell’odore, io non capivo che cosa fosse. Dopo ho saputo che era carne bruciata“.
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