La Sicilia che non legge, i libri piacciono sempre meno - QdS

La Sicilia che non legge, i libri piacciono sempre meno

La Sicilia che non legge, i libri piacciono sempre meno

giovedì 16 Febbraio 2023

La triste fotografia scattata dall’Istat: tre siciliani su cinque non sono interessati. Un trend che peggiora di anno in anno: legge solo il 27% dei siciliani, nel 2020 la percentuale era del 30%

PALERMO – I siciliani leggono sempre meno, di anno in anno; neanche il covid, il lockdown, il maggior tempo libero, sono riusciti ad intaccare questa cattiva abitudine.

È un dato di fatto allarmante: secondo l’Istat, soltanto il 27,4% degli isolani legge libri; di questi, il 52,9 leggono da uno a tre libri in un anno, mentre soltanto il 9,5% legge una media di un libro al mese e oltre.

Numeri inclementi, se rapportati con la media nazionale, che sale al 40,8%, ma ancora più sconfortanti se confrontati con i dati relativi alla Sicilia del 2020, quando la percentuale di lettori era del 29,5% (di per sé già bassa), con la perdita di 2 punti percentuali in un solo anno: di questi, il 55% avevano letto da 1 a 3 libri, mentre l’11,6% ne aveva letti 12 o più.

A livello nazionale, l’abitudine alla lettura continua a essere più diffusa nelle regioni del Centro-nord: ha letto almeno un libro il 48% delle persone residenti nel Nord-ovest, il 46,3% di quelle del Nord-est e il 44,4% di chi vive al Centro. Al Sud la quota di lettori è pari al 29,5% mentre nelle Isole la realtà è molto differenziata tra Sicilia, come detto il 27,4%, e Sardegna (42,6%), fortemente a favore di quest’ultima.

Gli editori comunque sono ottimisti: nel 2021 sono aumentati sia i titoli pubblicati (+11,1% sul 2020) sia le tirature (+11,7%). Resta sostanzialmente stabile il prezzo medio di copertina mentre un editore su tre dichiara un aumento del fatturato rispetto all’anno precedente. Tra i lettori la tipologia residenziale, se in un grande comune o in un piccolo paese, è un ulteriore elemento discriminante, legato in parte alla maggior presenza di librerie e biblioteche nei centri di grandi dimensioni.

L’abitudine alla lettura è molto più diffusa nei comuni delle aree metropolitane, dove si dichiara lettore poco meno della metà degli abitanti (49,9%) mentre la quota scende al 35,6% nei Comuni con meno di 2 mila abitanti. Il livello di istruzione è un ulteriore elemento determinante per le abitudini di lettura: legge libri il 71,5% dei laureati (75% nel 2015), il 46,8% dei diplomati e solo il 26,3% di chi possiede al massimo la licenza elementare.

Per numero di libri letti, la maggior parte dei lettori (il 44%) è un lettore “debole”, che dichiara cioè di aver letto al massimo tre libri nei 12 mesi precedenti l’intervista. Tra questi figurano poco meno della metà dei lettori uomini (47,3%) e delle persone tra 11 e 14 anni (49,9%); il 15,3% dei lettori può invece essere considerato un “lettore forte”, avendo letto almeno 12 libri nell’ultimo anno. Il valore è stabile nell’ultimo biennio, mentre si attenua la differenza di genere: a leggere in media un libro al mese sono il 15,9% delle donne e il 14,4% degli uomini.

Non solo il genere, per cui le donne hanno sempre rappresentato una maggioranza, ma anche l’abitudine familiare alla lettura ha la sua importanza, vissuta come forma educativa e di crescita: anche nel 2021 i dati confermano che la lettura continua a essere fortemente influenzata dall’ambiente, e i bambini e i ragazzi sono certamente favoriti se i genitori hanno l’abitudine di leggere i libri.

Tra i ragazzi sotto i 18 anni la quota di lettori è pari al 73,5% se leggono sia la madre che il padre ma scende al 34,4% se entrambi i genitori non sono lettori. In particolare i bambini più piccoli (6-10 anni) sono maggiormente influenzati dalla presenza della sola madre lettrice (il 59,0% legge) mentre dopo i 15 anni si dedica alla lettura il 39,0% dei ragazzi anche se i genitori non hanno questa abitudine.

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