Dopo circa tre mesi di gestazione con pronostici che non lasciavano spazio ad interpretazioni equivoche, si sono tenute le “primarie” del più grande (come amano dire) partito di opposizione attestato dai sondaggi mai superiore al 20%, pari quasi alla metà della maggioranza di governo.
Nella prima fase (sono primarie italiane, no?) hanno votato nei “circoli” (che sarebbero le vecchie sezioni del Pci ridenominate, ad usum populi) gli inscritti dando una maggioranza chiara al presidente dell’Emilia Romagna, Bonaccini. Sembrava che il gioco fosse fatto con l’indicato che tuttavia non si era troppo lasciato andare. Poi come nella loro normativa, si è votato nei gazebo dove poteva votare chiunque, ma “senza vincolo di mandato”.
Quasi un milione di persone (hanno gridato ad un successo fantastico dimenticando che, illo tempore, Veltroni di votanti ne aveva avuto quasi 3 milioni e mezzo) ha dato la vittoria ad una signora nata a Lugano con passaporto Usa, che ufficialmente ha una compagna con la quale convive more uxorio, inscrittasi al partito un giorno dopo avere deciso di voler concorrere per la segreteria Pd e già, comunque, europarlamentare -penso indipendente -, e vice Presidente di Bonaccini nella sopraddetta Regione Italiana ed nelle ultime elezioni politiche eletta alla Camera dei Deputati italiana: en plain.
Donna con piacevole “scilinguagnolo” in buon italiano e gesticolazione di tipo siculo, decisa, incurante di critiche (non mancano mai) che, detto fatto, dopo che Bonaccini le riconosce la vittoria affermando “le darò un mano”, senza attendere il Congresso (12 Marzo prossimo) per ratificare la avvenuta elezione, va in via del Nazareno (Pd) e successivamente alla Camera accolta dalla ovazione dei suoi, non prima d’aver ricevuto dal segretario uscente Letta (ma dimessosi da tempo) una melagrano rossa a mo’ di buon’ augurio: Elena Ethel Schlein, nata nel 1985, naturalizzata svizzera, residente in Italia di professione “segretaria di produzione cinematografica”, intesa: “Elly”.
Scombussolamento generale: contentezza per una donna e giovane (finalmente, dicono) a gestire il partito, ma chiaro segno che qualcosa non è andato secondo i piani se il candidato dello establishment e degli inscritti viene battuto dal “popolo” verso il quale il partito, certo di rappresentarlo, si era rivolto nei gazebo. Alcuni si dimettono, altri, pare, rientrano, tutti aspettano le dichiarazioni programmatiche del nuovo segretario che dichiara ferro e fuoco a che si crei un nuovo partito che quasi abiuri il passato, cambi nome ….ed il resto verrà!
Tutto bene allora?
Beh, il dubbio che nei gazebo anziché vecchi Pc e Dc (quale era l’Ulivo e poi Pds e quindi Pd, con 8 segretari in un batter baleno) siano andati “altri” per dimostrare la inesistenza reale del PD è seducente: della serie dagli amici mi guardo io, dai nemici mi guardi Dio.
Ed in questo caso, sì: contenti ma gabbati.