Le donne fanno doppiamente fatica a uscire dal precariato, a ricoprire incarichi di rilievo, destinati per lo più agli uomini, e a evitare situazioni di sfruttamento
“L’editoria deve prima occuparsi del proprio empowerment femminile. Se l’impoverimento del lavoro nell’informazione riguarda entrambi i sessi, possiamo dire che le donne facciano doppiamente fatica a uscire dal precariato, a ricoprire incarichi di rilievo, destinati per lo più agli uomini, e a evitare situazioni di sfruttamento. Questo ci dimostra che l’Italia non ha soltanto un problema nel riconoscere le pari opportunità alle donne, ma a garantire i diritti costituzionali tout court”.
A dirlo è Alessandra Costante, nuova segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) che in un’intervista al Quotidiano di Sicilia racconta come il mondo dei media sembrerebbe essersi gradualmente aperto alla presenza delle donne solo dopo la svalutazione del lavoro giornalistico e il conseguente ribasso dei compensi: “Gli iscritti alla gestione principale Inpgi, al 30 giugno 2022, sono 36.728, di cui 21.600 uomini. Gli iscritti all’Inpgi 2, invece, sono 46.600, di cui solo 19.800 donne. Ma su questi dati vanno fatte delle considerazioni: nella fascia d’età tra i 35 e i 45 anni, le donne e gli uomini sono equamente rappresentati; nella fascia d’età fino ai 30 anni, sia tra i dipendenti che tra i lavoratori autonomi, le donne sono intorno al 40%. Ciò significa che si è allargata nuovamente la forbice tra uomini e donne sulle assunzioni e che il gentil sesso sia in grandi difficoltà”.