Ritenuto inammissibile il ricorso della Procura generale di Catania contro la sentenza di gennaio 2022: le parole dei difensori di Lombardo.
Diventa definitiva l’assoluzione per l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo dalle accuse di concorso esterno e da quella di corruzione elettorale aggravato dall’avere favorito la mafia.
I giudici della Sesta sezione penale della Cassazione hanno dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Catania confermando la sentenza del gennaio 2022 che, nell’Appello bis, aveva assolto Lombardo. Con questa decisione i supremi giudici non hanno accolto le richieste della Procura generale della Cassazione che aveva sollecitato, invece, un annullamento con rinvio della sentenza e un nuovo esame da parte dei giudici di secondo grado.
Assoluzione definitiva per Raffaele Lombardo
“Siamo in presenza di un rapporto privilegiato tra un esponente istituzionale e esponenti di spicco di un’associazione. Serve una valutazione più approfondita della Corte di merito”, ha sostenuto la Procura generale nel corso della requisitoria oggi al Palazzaccio.
In aula la difesa di Lombardo, con gli avvocati Maria Donata Licata e il professor Vincenzo Maiello, ha evidenziato come la “logicità” della sentenza della Corte d’Appello di Catania “sia dimostrata”. Non è dimostrato, invece, “alcun presunto ‘patto’, ad oggi non definito, non collocato né nello spazio né nel tempo”, hanno sottolineato i difensori davanti ai supremi giudici chiedendo di dichiarare inammissibile il ricorso contro l’assoluzione dell’ex presidente della Regione Siciliana. Richiesta accolta dalla Cassazione.
La sentenza che rende definitiva l’assoluzione di Lombardo arriva dopo un lungo iter giudiziario, due sentenze contrastanti, un rinvio dalla Cassazione e un processo d’Appello Bis.
Il commento di Schifani
Il presidente della Regione Renato Schifani ha rilasciato una dichiarazione a commento dell’assoluzione di Lombardo.
“La definitiva assoluzione di Raffaele Lombardo dalle accuse di concorso esterno e di corruzione elettorale aggravata dall’avere favorito la mafia è una doppia buona notizia. Da un lato perché la sentenza della Cassazione cancella ogni possibile ombra sul fatto che un ex presidente della Regione possa essere sceso ad accordi con la mafia; dall’altro perché restituisce, a tredici anni dall’avvio dell’inchiesta e dopo un iter molto complesso e travagliato, serenità a una persona perbene e alla sua famiglia”.