Il segretario Maurizio Attanasio, intervistato dal QdS, traccia il profilo del primo cittadino ideale: “All’orizzonte non vediamo affacciarsi figure politiche in grado di sostituire quelle arcinote”
CATANIA – Il sindaco che verrà. Le priorità, le emergenze, le necessità di una popolazione stremata e senza guida da anni. Quale deve essere il ritratto del nuovo primo cittadino di Catania, città attraversata da profonde divergenze tra una popolazione agiata che vive nei quartieri più “in” e quella delle tante periferie sorte senza criterio e senza controllo? Lo abbiamo chiesto al segretario generale della Cisl etnea, Maurizio Attanasio che ha esordito parlando delle priorità che attendono il nuovo sindaco.
“Noi abbiamo già pronto un documento del sindacato che si muove su tre assi principali che riguardano una visione olistica di tutte le questioni che assillano Catania, partendo da quelle che sono le priorità che un primo cittadino dovrà assolutamente mettere nella sia agenda comunale delle precedenze”.
Quali sono secondo voi le criticità maggiori che un sindaco non potrà non trattare una volta eletto?
“Innanzitutto, secondo noi, il primo cittadino che uscirà dalle urne dovrà assolutamente rimettere in sesto la macchina amministrativa, partendo da una riqualificazione dei vari settori che attualmente per prepensionamenti, pensionamenti e per la mancanza di una cultura, che delega alla politica e non alla corresponsabilità della gestione dirigenziale, ha portato ad avere una macchina inadatta alle esigenze del momento. Ad esempio abbiamo tutti i finanziamenti comunitari, dal Pnrr ai Pon che hanno cambiato i tempi di rendicontazione oltre alle modalità per captare questi finanziamenti e metterli in attivo. Ebbene la macchina comunale non riesce ad avere figure che fanno la progettazione, eccetto uno sparuto nucleo di funzionari. Ma al di là della progettazione delle infrastrutture serve una progettualità di politiche sociali, di politiche del trasporto e una progettualità complessiva delle politiche dell’acqua, dei rifiuti e di altri settori. Quindi la priorità delle priorità è quella di rimettere in moto la macchina comunale”.
Ma quali sono, secondo voi, le altre emergenze della città?
“Occorre una partecipazione democratica di tutti gli attori del territorio che con corresponsabilità individuino problematiche e soluzioni e diano un contributo fattivo alla macchina amministrativa Non è possibile che tutti si lamentino perché le strade sono piene di buche, ma che nessuno poi faccia in modo che quelle buche vengano ricoperte. E la stessa visione di insieme dovrebbe servire al sindaco per intervenire armonicamente su Piano regolatore, Prg del porto, infrastrutture del porto , infrastrutture dell’interporto, le Ferrovie e tutto l’asset dello sviluppo del territorio. E in questo contesto bisogna, una volta per tutte, considerare come grande priorità lo sviluppo della nostra zona industriale. Lo abbiamo sempre detto: la zona industriale è come il cuore del corpo umano. Se non si cura a dovere la patologia infetterà tutto il corpo facendolo morire. Per questo la giusta attenzione che un sindaco deve dare come precedenza è proprio quelle riservata al nostro polmone produttivo che deve essere il motore propulsivo del territorio”.
E poi ci sono le periferie…
“Altra emergenza da non sottovalutare. Non è possibile che un Comune non si occupi delle periferie. Non si può tollerare che questi agglomerati rimangano contenitori vuoti dove la gente vive in condizioni di marginalità che poi si ritorce contro la città con la mancanza diffusa di legalità”.
Cosa pensate, come sindacato, del tema dei soliti nomi che si presentano alle urne? Recentemente l’arcivescovo Luigi Renna ha tuonato contro i soliti della politica e soprattutto contro coloro che hanno pendenze giudiziarie.
“Qui il problema non è soltanto quello dei nomi, ma della crisi totale della società e della classe dirigente di questa città. Catania da tempo non sforna una classe dirigente che si ponga come primo obiettivo il sacrificio per il bene comune del territorio dove abita. Purtroppo non vediamo affacciarsi all’orizzonte nuove figure politiche che potrebbero prendere il posto di quelle già note e arcinote. Questo è un grande problema, ma sarebbe ancora peggio se la città rimanesse senza sindaco per altri anni, come è accaduto con l’ultima consiliatura di Pogliese”.